di Susanna Stacchini

L’uomo, l’animale più intelligente presente sulla terra, è riuscito a dimostrare una stupidità che non ha eguali in nessun’altra specie. Una stupidità, ben incarnata da governanti e padroni del mondo, che usano quell’intelletto di cui tanto andiamo fieri, per rendere la terra sempre più invivibile. Una stupidità, ormai sfociata in abiettezza e meschinità, responsabili come sono di guerre, vendita di armi e sopraffazioni di ogni genere.

Non è accettabile che commercio di armi e guerre siano business motore dell’economia. E’ intollerabile e disdicevole, accettare che per meri motivi economici e equilibri di potere, bambini, uomini e donne, subiscano violenze inaudite, fino alla morte. Certo, nulla di nuovo, le guerre sono sempre esistite. Nell’antichità però, venivano imbastite “per vincere”, ed ottenere a tutti i costi l’obbiettivo prefissato. Le guerre venivano combattute senza freni, e tutto sommato, forse con molta meno ipocrisia.

Insomma, non finivano finché non c’era un vinto e un vincitore. Oggi invece, ad un certo punto, si stacca la spina e a tavolino, se ne decreta la fine, indipendentemente dal risultato ottenuto. Così, anche dubitare delle motivazioni ufficiali, tanto propagandate, diventa esercizio facile. Un mondo frammentato e tormentato da guerre, non in grado in alcun modo di promuovere la pace, non è un mondo libero e nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di definirlo tale. I fautori delle guerre, come i venditori di armi, dovrebbero sentire il peso di una responsabilità tanto infamante. Dovrebbero non dormirci la notte, non riuscire a guardarsi allo specchio e se li hanno, non riuscire a guardare negli occhi, i loro figli e nipoti. Dovrebbero vergognarsi di fronte all’umanità intera, per l’ignominia di cui si sono e continuano a macchiarsi. Invece accade esattamente il contrario.

Rivendicano le loro scelte, spacciandole come le uniche possibili. Ciò accade, anche grazie alla nostra complicità, nessuno escluso. Ci siamo assuefatti e rassegnati al peggio. E’ venuto meno, quello che è il valore di un’idea, di un principio, per il quale valga la pena manifestare il proprio dissenso e la propria indignazione. E con un’informazione, troppo spesso zerbino del potere, ci siamo lasciati scippare, quella sana dose di consapevolezza, elemento fondamentale per difendere diritti universalmente riconosciuti, ma sistematicamente calpestati. Un’informazione tossica che non rappresenta più lo strumento attraverso il quale farsi un’opinione propria e quindi libera.

Insomma, è gravemente compromessa l’informazione come servizio al cittadino e strumento di libertà, in grado di promuovere capacità critica. Oggi infatti, abbiamo a che fare con un’informazione “pappagallo” che non prevede alcun contradditorio, bensì, solo una sequela di monologhi. Un’informazione così malridotta, funge esclusivamente da altoparlante di politici e potenti. Non informa, confonde, rendendo la gente sempre più insicura. Vengono disseminate troppe verità non vere, e alla lunga, in molti, troppi, rinunciano a sapere come stanno davvero le cose.

Ed ecco che il gioco è fatto. Da lì in poi, tutto è ammesso. La gente, non riuscendo più a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è, non è più in grado di esercitare alcuna funzione di controllo, tantomeno di denuncia.

Un contesto questo, perfetto terreno di coltura, per il proliferare di comportamenti scorretti, ingiusti e deprecabili. Governanti cinici che non esitano a spiegarci il perché di guerre e produzione e vendita di armi, ricorrendo ovviamente, a imbarazzanti giri di parole, imprescindibili, quando devi giustificare condotte abiette, cercando addirittura di essere convincente. Ormai anche le guerre rientrano nell’ordine delle cose, e noi, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, ci siamo abituati. Ci conviviamo tranquillamente, sicuri come siamo, di poterle mantenere per sempre a debita distanza.

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