Dal suo arrivo in televisione, il mondo food ha acquisito sempre più rilevanza dal punto di vista mediatico. E non è un caso, dunque, che i social pullulino di aspiranti chef pronti a farsi notare nel marasma digitale. Non solo, anche l’aspetto economico del cibo è sempre al centro di polemiche e dibattiti tra gli utenti. Come dimenticare il celebre caso della pizza margherita a 17 euro al Crazy Pizza, il ristorante di Flavio Briatore? Ma anche il caffè, cui costo è aumentato notevolmente negli ultimi anni.
Di questo e altro ne parla lo chef Guido Mori, intercettato dai microfoni di Mowmag. “Il caffè a 2 euro? È un genere alimentare costoso e merita di essere trattato come tale – spiega lo chef -. Siamo abituati a pensare che il caffè costi poco perché sfruttiamo le piantagioni. Ma il caffè deve essere pagato la cifra giusta, per cui 2 euro è solo l’inizio, preparatevi perché più avanti costerà di più. Via via che il sud del mondo verrà sfruttato sempre meno, il costo della manodopera crescerà e si alzerà anche la qualità”.
E sul caso sempre dibattuto dei prezzi ritenuti eccessivi dal grande pubblico, Mori parla anche della famosa polemica sui costi proposti dal Crazy Pizza di Briatore: “Ma perché la pizza margherita a quel prezzo non se la mette nel cu*o? È un qualcosa che non ha senso. L’idea che il cibo debba essere caro perché lui è figo è vecchia – ribatte inviperito lo chef -. Io quando lo guardo lo sento parlare gli direi molto volentieri di andare in pensione, non è possibile che si continuino a fare queste str*nzate che erano vecchie già negli anni ’90, figuriamoci nel 2024. Ecco, mi ricorda Silvio Berlusconi quand’era alla fine della sua carriera, con cui non ci si poteva più nemmeno incazzare ma ci si chiedeva solo dove fosse la sua badante. Se posso dire, caro Briatore, faccia un salto nel presente che è meglio”.
Ma non solo Briatore. Perché Mori ne ha anche per quegli “chef come Bruno Barbieri che oramai non rappresenta più la cultura culinaria, penso che non entri più in una cucina da decine di anni. Lui oramai è il simbolo del vetusto e a volte del ridicolo, facendo affermazioni che sono fuori dal mondo. Poi ci sono tutti quegli chef che si ritengono importanti solo perché fanno Masterchef, quando in realtà dovrebbero occuparsi dei giovani e non perdere tempo in televisione – racconta lo chef – . Uno che mi piace è sicuramente Cracco. Lui va collocato ad alto livello all’interno del panorama culinario, è uno dei punti di riferimento italiani per quanto riguarda la reinterpretazione della tradizione italiana in chiave moderna”.