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“L’amiloidosi sta bloccando il mio corpo. In un anno ho perso 40 kg, nemmeno più il vino riesco a bere. Morire? Non ho paura”: il dramma di Oliviero Toscani

Il celebre fotografo ha confessato di avere una malattia incurabile, l’amiloidosi per la quale non c'è cura, ma di non avere paura di morire

di F. Q.
“L’amiloidosi sta bloccando il mio corpo. In un anno ho perso 40 kg, nemmeno più il vino riesco a bere. Morire? Non ho paura”: il dramma di Oliviero Toscani

Uno dei fotografi più importanti al mondo e orgoglio del mondo dell’arte nel nostro Paese, Oliviero Toscani, ha rivelato a Il Corriere della Sera di avere una malattia incurabile, l’amiloidosi per la quale non c’è cura, ma di non avere paura di morire. “In pratica le proteine si depositano su certi punti vitali e bloccano il corpo. E si muore. Non c’è cura”, ha detto spiegando che si sta sottoponendo a un trattamento sperimentale.

“Faccio da cavia – ha dichiarato – a ottobre ho anche preso una polmonite virale e il Covid, mi hanno tirato per i capelli. Penso di essere stato anche morto, per qualche minuto: ricordo una cosa astratta di colori un pò psichedelici. In un anno ho perso 40 chili. Neppure il vino riesco più a bere: il sapore è alterato dai medicinali”. Ma nessuna paura della morte: “Basta che non faccia male. E poi ho vissuto troppo e troppo bene, sono viziatissimo. Non ho mai avuto un padrone, uno stipendio, sono sempre stato libero”.

Il fotografo si è accorto che qualcosa non andava “alla fine di giugno scorso mi sono svegliato con le gambe gonfie, ero in Val d’Orcia. Ho cominciato a fare fatica a camminare. All’ospedale mi hanno diagnosticato un problema al cuore. A fine agosto sono andato a Pisa al Santa Chiara e da lì al Cisanello, dove avevamo deciso la data dell’operazione al cuore, intorno al 20 settembre. È venuto a trovarmi il mio amico Francesco Merlo con suo cugino, cardiologo al Giovanni XXIII di Bergamo: un medico incredibile. Mi ha fatto andare su da loro per altri esami e hanno subito chiamato il dottor Michele Emdin a Pisa, specializzato nella malattia che pensavano avessi: l’amiloidosi”.

I medici non hanno detto quali siano le prospettive di vita: “Non si sa. Certo che vivere così non mi interessa. Bisogna che chiami il mio amico Cappato, lo conosco da quando era un ragazzo. Ogni tanto mi vien voglia. Gliel’ho detto già una volta e lui mi ha chiesto se sono scemo”. Le idee sono già chiare: “Non voglio un funerale. Mi portino a bruciare e via. Sono sempre stato laico, neppure i miei figli ho battezzato. Vivere vuol dire anche morire, eppure nessuno parla della morte. Si vive come imbrogliandosi, perdendo tempo“.

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