Da tutto, a niente. Un’illusione, nulla di più. Questo è stato Federico Chiesa per la Juventus, i suoi tifosi. E se si vuole anche per la nazionale italiana, ma su quello torneremo poi. Mentre Cristiano Giuntoli e la dirigenza completano la rosa con grandi nomi in queste ultime ore di calciomercato, l’esterno italiano prende il volo direzione Inghilterra, passando in sottofondo. Lasciando amarezza e rimorsi in quella stessa realtà che lo acclamava – al suo arrivo – come il “futuro del calcio italiano”.
In quattro anni (o poco meno) a Torino, Federico Chiesa è stato tutto e niente. Come lo è la natura per Johann Goethe ne “I dolori del giovane Werther”: sarebbe potuto nascere qualcosa, è stato solo un miraggio. Per tutti. Tradito da sé stesso e da un ambiente che lo ha accolto, accudito fino ad accompagnarlo gentilmente alla porta d’uscita. Perché non ne vale più la pena. Il peso dei 40 milioni (spesi dai bianconeri nel 2020), di quella estate del 2021 al “centro del villaggio” e di quell’infortunio che non si è più lasciato alle spalle. Dopo mesi turbolenti e settimane da separati in casa perché fuori dai progetti tecnici di Thiago Motta, Chiesa si convince ad andare e salutare l’Italia, per soli 13 milioni di euro. Liverpool sarà la sua vera occasione di dimostrare di poter essere un top, cercando di battere una concorrenza spietata e con il “posto fisso” della fascia esterna che non è più scontato da diverso tempo.
Il peso di quell’Europeo da protagonista e l’infortunio
Tradito da qualcosa che è stato, forse, più grande di lui. Un (dolce) lontano ricordo il Chiesa visto a Wembley. Uno degli eroi dell’Europeo vinto dall’Italia di Mancini. Poi, tutte le certezze si sgretolano in pochi secondi, in un freddo e inquieto 9 gennaio 2022: Chiesa si rompe il crociato. E da lì, comincia un’altra storia. L’estro e la fantasia del talento più grezzo si trasformano in attese, ripetitività e pensieri negativi. E anche al suo rientro in campo si vede, Federico Chiesa non è (e non sarà mai più) lo stesso.
Allegri non lo capisce e Thiago Motta lo congeda
In campo, ma poco funzionale perché non adatto alle caratteristiche che Massimiliano Allegri chiede. Voglioso di dare il suo contributo ma pasticcione, a testa bassa e con il paraocchi. Nonostante tutto i gol arrivano (raggiunge la doppia cifra nell’ultima stagione), ma sono più le prestazioni negative che quelle da protagonista. No, Chiesa non ha ritrovato sé stesso nemmeno all’Europeo che tre anni prima lo aveva esaltato e gli aveva dato un’identità. L’arrivo di Thiago Motta è la sentenza definitiva: “Grazie per tutto, Federico. Ma è meglio che tu possa trovare un’altra squadra”. Richieste folli (sue e dell’agente Ramadani) per il rinnovo del contratto, che si contrappongo a parole di amore per la società bianconera. Il punto d’incontro non c’è più e l’epilogo è un qualcosa che quattro anni fa era inimmaginabile. “Volevo salutare i tifosi bianconeri. Grazie per l’affetto e per questi anni, vi porterò nel cuore e grazie alla Juventus. Dispiace lasciare così”, dice l’esterno azzurro poco prima di partire per l’Inghilterra. Un addio inquieto e preannunciato, ma per certi versi giusto così.
Che ne sarà al Liverpool?
E ora c’è la Premier League. Una vera incognita: tornare titolare o rimanere in panchina? La concorrenza nei Reds, lì davanti, parla da sé: Luis Díaz, Cody Gakpo, Diogo Jota, Mohamed Salah e Ben Doak giusto per citarne alcuni. Ogni certezza è andata in frantumi, per colpa sua e degli altri, Liverpool è probabilmente l’ultima spiaggia. Rimanere un’illusione o diventare talento che rinasce, solo il tempo lo dirà. Se fino a due mesi la carriera di Federico Chiesa era un Cliffhanger, ora è una roulette. L’ultimo lancio, per l’ultima grande scommessa puntando sul colore Reds. E su sé stesso, per l’ennesima volta.