Oggi la cerimonia d'apertura dei Giochi Paralimpici più partecipati di sempre. La nostra delegazione è tra le protagoniste di questa crescita. Il terapista Papagni: "Lo sport agonistico è l’apice, il numero di praticanti rispetto alle persone disabili è ancora molto limitato"
Numeri da record come partecipazione di atleti e un’attenzione mediatica in costante crescita. Le Paralimpiadi di Parigi (che cominciano oggi, 28 agosto, e si chiuderanno domenica 8 settembre) presentano diversi primati assoluti. Sono i primi Giochi Estivi Paralimpici con una copertura in diretta per tutte le 22 discipline, un totale di 350mila ore di trasmissioni in 12 giorni di sfide sportive, un’audience che potenzialmente supera i 4 miliardi di persone. L’evento è trasmesso in più di 160 Paesi, 6mila giornalisti accreditati, più di 3 milioni i biglietti in vendita. In Italia la Rai ha assicurato la copertura totale dell’evento sportivo con un canale interamente dedicato (Rai 2). Sono attesi 4.400 atleti da 185 Paesi, compreso il Team dei Rifugiati. Numeri in continua crescita per un movimento paralimpico mondiale che nel 2021 lanciò la campagna #wethe15 a sottolineare che il 15% della popolazione globale ha una disabilità. A Tokyo 2020 gli atleti furono 4.393 in rappresentanza di 164 nazioni, a Rio 2016 erano 4.328 per 160 Paesi. C’è stato inoltre un costante incremento della presenza femminile, con percentuali che sono cresciute di edizione in edizione. A Parigi in gara ci sono 1.859 atlete (42% del totale) con 77 slot dedicati alle atlete in più rispetto ai Giochi Paralimpici svolti in Giappone. Dei 549 eventi medaglia previsti,235 vedranno coinvolte delle atlete. Un numero che segna un incremento del 28% rispetto ad Atene 2004. Il dato record delle atlete che si sfideranno nella capitale francese rappresenta quasi il doppio delle 990 presenti a Sidney 2000. Anche l’Italia, rappresentata dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP), è protagonista di questa crescita. Quest’anno gli azzurri in gara sono 141 (70 donne e 71 uomini), ben 26 in più in confronto a Tokyo, primato italiano per la delegazione più numerosa di sempre.
I numeri e le aspettative della delegazione azzurra – L’Italia è presente in 17 discipline su 22, anche questo un record. Ad esempio, per la prima volta gli azzurri sono protagonisti anche nel badminton con Rosa Efomo De Marco. Gli azzurri vengono da una strepitosa Paralimpiade nipponica: 69 medaglie vinte, seconda solo a Roma 1960. Orgoglio per i risultati conseguiti e speranza di nuovi trionfi. A guidare il Team Italia la giovane livornese Ambra Sabatini, campionessa dei 100 metri T63 a Tokyo e un veterano come Luca Mazzone alla sua sesta partecipazione e plurimedagliato del ciclismo. “L’Italia sarà presente con il gruppo più numeroso e competitivo di sempre. Abbiamo fatto tutto il possibile per mettere le Federazioni nelle condizioni di preparare al meglio queste atlete e questi atleti. Siamo fiduciosi e ci auguriamo di regalare al nostro Paese tante gioie ed emozioni”, dice a ilfattoquotidiano.it Luca Pancalli, presidente del CIP. “Il mio auspicio è che possa esserci un enorme entusiasmo e che il pubblico possa contribuire a rendere l’atmosfera coinvolgente in primis per gli atleti ma anche per tutti coloro che seguiranno le gare da casa. Rio fu eccezionale da questo punto di vista. Mi auguro che Parigi possa esserlo ancora di più”, dichiara il capo missione e segretario generale del CIP Juri Stara. “Sul piano sportivo mi auguro che i nostri atleti possano esprimersi al meglio dando il loro massimo raggiungendo possibilmente risultati importanti ma consapevoli che il successo non verrà misurato solo con il colore delle medaglie“, sostiene Stara.
Le risorse e i costi della spedizione Paralimpica italiana – “Nell’ultimo bilancio consolidato il CIP ha ricevuto 37 milioni di euro dallo Stato”, riferisce il Comitato Italiano Paralimpico. “Rispetto alle entrate complessive riferite al 2024 abbiamo impegnato circa il 71% delle risorse per l’attività sportiva, di avviamento e promozione. Di queste, il 45% circa è impiegato per contributi alle Entità riconosciute”, mentre “il 6% circa per il Giochi Paralimpici e il 5,5% per la preparazione paralimpica di alto livello”. Nel 2021 il CIP ha deciso di procedere alla revisione dei criteri per l’assegnazione dei premi medaglia, fermi da ben 15 anni. L’ultimo adeguamento risaliva al 2005 con effetto sulle Paralimpiadi Invernali di Torino 2006. Oggi il premio medaglia è pari a 100mila euro per l’oro, 55mila euro per l’argento e 35mila euro per il bronzo. Per la partecipazione della delegazione azzurra ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024 il CIP ha stanziato circa 3 milioni di euro comprensivi del costo per la realizzazione del progetto Casa Italia Paralimpica. “La crescita nel medagliere evidenzia il risultato che si è accompagnato al consolidamento del nuovo modello organizzativo con il trasferimento di competenze anche alle federazioni olimpiche. Ciò dà valore alla scelta di politica sportiva intrapresa ed alla visione progettuale di una radicale trasformazione del movimento”, spiega lo stesso CIP. Il coinvolgimento di molte Federazioni olimpiche (che oggi fanno insieme parte Olimpica-Paralimpica) “nel tempo ha cominciato a dare risultati anche a livello agonistico, come dimostra il medagliere da Londra 2012 in poi. Oggi molti tecnici all’interno di queste Federazioni paralimpiche sono gli stessi del mondo Olimpico”.
“Non dimenticare il valore della sport-terapia” – Mauro Papagni è uno dei pionieri dello sport paralimpico italiano che iniziò a svilupparsi soprattutto negli anni ’70-’80. Allenatore di basket in carrozzina, fino a diventare Istruttore Tecnico della Nazionale, dal 1981 al 1992 entra nello staff azzurro partecipando a diverse competizioni internazionali tra cui 3 Campionati Europei e vincendo con la nazionale nel 1983 il Mondiale a Stoke Mendeville. Dal 2024 è Terapista della Nazionale paralimpica Hockey. Conosciuto nell’ambiente come “la voce critica”, ha una decennale profonda passione e un amore smisurato per lo sport inclusivo delle persone con disabilità sia motoria che intellettiva-relazionale. “Anche se l’interesse va al numero delle medaglie che si vincono, questo non deve distogliere l’attenzione dalla particolarità prevalente dello sport praticato da persone con disabilità, ovvero che lo sport agonistico è solo l’apice di un percorso che nasce da molto lontano e che nelle sue origini nasceva dall’attività di sport-terapia promossa dal Dott. Maglio”, spiega Papagni. “Riguarda ora moltissime associazioni sportive anche dilettantistiche. Attività che spesso giovani atleti subito entrati nel mondo agonistico non conoscono direttamente. Bisognerebbe valorizzare e sostenere molto di più queste realtà di base presenti un po’ ovunque in Italia”, aggiunge Papagni. Secondo il tecnico-terapista, “una più ampia base porterebbe ancora più in alto gli obiettivi di medaglia dei nostri colori azzurri e migliorerebbe anche i nostri conti sanitari restituendo ai potenziali praticanti una migliore salute e forma fisica che diversamente andrebbe cercata attraverso costose cure fisioterapiche e non solo”.
Lo sport paralimpico in Italia: dalle origini ai problemi attuali – Lo sport paralimpico italiano infatti non ha avuto un inizio agevole. Tutto parte dalle realtà ospedaliere dove gli stessi pazienti, che avevano svolto attività riabilitativa di sport-terapia in autonomia, hanno creato con grande impegno e dedizione alcune società sportive. Queste si sono sviluppate e ritrovate nell’ANSPI che ha organizzato negli anni ’70 le prime manifestazioni a livello nazionale. Sono poi nate altre organizzazione nazionali che ne hanno incrementato l’attività, vedi FISHa, FISD e infine CIP divenuto poi nel 2017 un ente autonomo di diritto pubblico riconosciuto dallo stato italiano, da questo sovvenzionato per sovrintendere tutto il movimento sportivo agonistico paralimpico, creando anche specifiche Federazioni paralimpiche. “Il movimento paralimpico però vive oggi il problema dell’avvicinamento non sempre garantito a tutti alla pratica sportiva di nuovi praticanti”, aggiunge Papagni. Secondo il decano del basket in carrozzina, “è chiaramente percepibile che il numero di praticanti attività di sport-terapia rispetto al numero di persone disabili riconosciute dall’Inps in Italia è molto limitato, queste persone potrebbero avvicinarsi allo sport con tutti i benefici che ne conseguono sia personali sia per una società finalmente più inclusiva”. In Italia sono ancora troppe le persone con disabilità escluse da attività sportive per mancanza ad esempio di fondi ad hoc, strutture accessibili, dispositivi, ausili, strumenti di gioco, mezzi di trasporto. Papagni evidenzia infine l’assenza a Parigi dell’Italbasket: “Tra i vari sport presenti non vedremo la nazionale italiana partecipare al forse più contagioso agonisticamente di tutti, quel Basket in carrozzina azzurro che ha calcato il parquet paralimpico per l’ultima volta a Londra 2012. Anche qui”, conclude l’esperto, “l’avvicinarsi di numerosi nuovi praticanti potrebbe dare la svolta che serve per riportare ai suoi fasti la pallacanestro in carrozzina in cui l’Italia aveva una rilevanza notevole”.