Esattamente due anni fa, 25 agosto 2022. Comizio elettorale di Matteo Salvini a Capitello, provincia di Salerno, a un mese dalle elezioni politiche che avrebbero sancito la vittoria del centrodestra. Il leader della Lega promette, anzi “prende l’impegno” con gli elettori, di azzerare la legge Fornero (“immorale e ingiusta”) e avviare quota 41, cioè l’opzione di lasciare il lavoro appena raggiunti i 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. “Tra un anno ci rivediamo e ci avrete dato il voto, avremo vinto le elezioni e non l’avremo fatto siete titolati a spernacchiarmi“, garantisce colui che due mesi dopo sarebbe stato nuovamente nominato vicepremier. Com’è andata a finire?

Un anno dopo di Quota 41 non c’era traccia e anche nel 2024 l’impegno non è stato mantenuto: il governo Meloni si è limitato a introdurre Quota 103, che prevede sì i 41 anni di contributi ma richiede in aggiunta di aver raggiunto i 62 anni di età e comporta il calcolo dell’assegno con il metodo contributivo che penalizza notevolmente i beneficiari. Oltre al fatto che fino al compimento dei 67 anni la cifra erogata è soggetta a un tetto di 2.394,44 euro. Non a caso al momento finora solo 7mila persone hanno chiesto all’Inps di uscire dal lavoro grazie a quella misura.

Ora tutto fa pensare che Salvini non potrà sfuggire agli spernacchiamenti nemmeno nel 2025: stando alle anticipazioni sulla prossima manovra, che dovrà essere faticosamente finanziata senza ricorrere all’extra deficit, sulle pensioni si intende ancora una volta far cassa. Il governo intende infatti proseguire con il taglio delle indicizzazioni ed è tentato di allungare per tutti il periodo (“finestra mobile“) che passa tra la maturazione dei requisiti per la pensione anticipata e la riscossione del primo assegno. Quota 41? Pur di non rimangiarsi ancora una volta le promesse, il Carroccio si accontenterebbe secondo il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon di una versione light, con il ricalcolo contributivo dell’assegno. Risultato: trattamenti talmente decurtati – del 20% in media – da scoraggiare gran parte degli aspiranti pensionati. Non proprio una soluzione allettante per chi aveva creduto all’impegno di Salvini.

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