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Quindicesimo calo mensile di fila per il fatturato dell’industria italiana. A giugno -3,7%. “Tendenza allarmante”

Purtroppo i pessimi dati sull’industria italiana ormai non fanno più notizia. La sequenza di segni meno mensili si “srotola” ormai ben oltre l’anno. L’ultimo, diffuso dall’Istat, riguarda il fatturato, diminuito lo scorso giugno del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2023 (- 3,3% i volumi), quindicesimo calo mensile consecutivo. In termini congiunturali, ovvero rispetto al maggio 2024, si registra un micro aumento dello 0,1%. Il confronto è fatto però con un mese che aveva segnato una flessione del 4,8%. La flessione del fatturato dell’industria è la sintesi di diminuzioni del 6% sul mercato interno (-5,6% in volume) ed incrementi dello 0,6% su quello estero (+0,8% in volume).

Per quanto riguarda i raggruppamenti principali di industrie, si registrano incrementi tendenziali solo per l’energia (+0,4%), mentre risultano in calo i beni di consumo (-1,3%), e in misura più marcata, i beni intermedi (-3,4%) e i beni strumentali (-7,3%).

Non solo nelle industrie, il fatturato di giugno cala anche nei servizi, sia rispetto a maggio (-0,7% in valore e -1% in volume), sia rispetto allo stesso mese del 2023 (-1,5% in valore e -2,6% in volume). Ne risentono soprattutto i settori del commercio all’ingrosso e del commercio e riparazione di autoveicoli.

“I dati mostrano un’allarmante tendenza. Le ragioni sono da ricercare nella mancanza di strategie in grado di mettere il sistema industriale italiano in condizione di crescere e di competere. Occorre utilizzare correttamente le diverse risorse a disposizione, a partire dai fondi del Pnrr per fare investimenti strutturali e lungimiranti che siano in grado di far crescere l’economia del Paese”, ha detto il segretario confederale Cgil, Pino Gesmundo. “Dati preoccupanti”, secondo il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona che sottolinea “Se confrontiamo il fatturato di oggi con quello di dicembre 2023, attualmente, secondo la nostra elaborazione, è inferiore, nei dati destagionalizzati, del 4,4%, -5,4% quello interno”.