Economia & Lobby

Libia, si fermano tre terminal per l’esportazione di petrolio. Infuria lo scontro sulle nomine alla banca centrale

Si aggrava la crisi del petrolio libico innescata dal duro scontro che sta investendo la banca centrale (che amministra i proventi del greggio) e che vede schiarati su fronti contrapposti il governo che controlla l’est del paese e quello di unità nazionale riconosciuto dall’Onu che regna su Tripoli e sul nord e l’ovest dello stato […]

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Si aggrava la crisi del petrolio libico innescata dal duro scontro che sta investendo la banca centrale (che amministra i proventi del greggio) e che vede schiarati su fronti contrapposti il governo che controlla l’est del paese e quello di unità nazionale riconosciuto dall’Onu che regna su Tripoli e sul nord e l’ovest dello stato africano. Il governo dell’Est ha ordinato lo stop alle operazioni di carico di petrolio dai porti di Brega, Es Sider, Ras Lanuf, Zuetina e Hariga, secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg, che cita alcune fonti a conoscenza della situazione. Secondo i calcoli dell’agenzia americana i terminali coinvolti hanno una capacità complessiva di circa 800mila barili al giorno, oltre la metà della produzione libica che si attesta intorno agli 1,2 milioni di barili.

La produzione di petrolio si è però più che dimezzata da quando, lo scorso 26 agosto, le autorità dell’Est, che fanno riferimento al generale Khalifa Haftar, hanno annunciato il blocco della produzione e dell’export di petrolio, in risposta alla decisione del legittimo governo libico di rimuovere il governatore Sadir Al-Kabir e il board della banca centrale, che riveste un ruolo chiave nella gestione dei proventi del petrolio. Dopo la notizia le quotazioni del greggio salgono a New York del 2%.