Media & Regime

Prescriverei a tutti un Tg1 della sera, soprattutto la seconda parte: top news da far impallidire

di Riccardo Bellardini

E’ sempre utile un Tg1 della sera, per ricordarsi di cos’è l’informazione. Soprattutto quella del servizio pubblico.

Se fossi un medico che cura quella fastidiosa malattia che è la carenza d’informazione, lo prescriverei: Tg1 delle 20 a vita, specialmente il secondo quarto d’ora, in cui va in scena una carrellata di top news da far impallidire, tra mistico e cazzaro, serio e faceto, un intruglio sublime che ti concilia la cena. Soprattutto martedì sera, 27 agosto, l’iniezione di consapevolezza sulla realtà attuale del mondo e sull’evolversi degli eventi della storia, ha toccato punte invidiabili.

Non m’ha impressionato l’approfondimento sugli Oasis riuniti. Di quello ne han parlato tutti, e continueranno a parlarne per giorni. Mi ha colpito di più un servizio a dir poco “avveniristico”, andato in scena stavolta, inaspettatamente, alle prime battute del giornale. Toni da documentario commerciale, da promozione d’arredamenti di nuova generazione… eppure si parlava di guerra! E mica guerra semplice, guerra atomica! Non aspettava altro in fondo chi tornava dal lavoro, chi – già rientrato dalle ferie – si rifocillava davanti al cibo e magari ad un bicchiere di vino, con ancora il sudore evidente sulla fronte. Chi, tartassato dalla vita e dai pensieri relativi alle varie incombenze esistenziali, cercava rifugio dentro casa sua una volta spirato il sole, non vedeva l’ora di gustare un tale reportage: approfondimento sui rifugi anti-atomici dei super ricchi, che sciccheria… ciao poveri proprio! Eh sì!

I paperoni hanno un sacco di desideri, visto che le tasche quasi gli scoppiano per il denaro grondante, e il desiderio più ardente del momento è questo: il rifugio anti-atomico super fornito, con tutti i comfort possibili ed immaginabili, agghindato all’inverosimile, tutto colorato, una casa all’ultimo grido più che un ristoro temporaneo in tempi oscuri di distruzione e morte. Le immagini si alternavano a quelle della metro di Kiev affollata di gente impaurita dagli ultimi attacchi russi, in quell’edizione nella quale si era partiti con l’allarme per il pericolo di incidente nucleare nella regione di Kursk, anche se gli aggredenti in questa regione non venivano menzionati in maniera chiara, forse i russi hanno aggredito pure loro stessi.

Comunque, al di la di ciò, bisogna prendere atto del sublime ritratto dei nostri tempi che ci viene offerto dal telegiornale della televisione di Stato nei suoi appuntamenti serali. Una divagazione, se vogliamo, una specie di distrazione, un modo di trattare la guerra come una cruda normalità, parlare con toni per nulla sommessi ma anzi attraenti, di quella che diviene moda del momento. Il rifugio a cinque stelle, ultimo desiderio dei ricconi, e pure chi non è cosi ricco, chi non ha chissà quali possibilità, magari, comincerà a pensare a qualche nido da addobbare, in cui accamparsi, che se non sarà confortevole come quelli superbi riservati ai miliardari, potrà regalar la sensazione di essere al riparo, in un ambiente accogliente.

E così ci si dimentica dei combattimenti e delle bombe, soprattutto di quelle atomiche, simbolo principale di follia autodistruttiva umana. E si va naufragando, così, dolcemente, in questo mare. Si nuota tra le onde della civiltà dei consumi, e, quasi anestetizzati, ci si dimentica dell’orrore guerrafondaio nel quale si è immersi.

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