La crescita del Pil statunitense del secondo trimestre dell’anno è stata rivista al rialzo rispetto alla prima lettura e portata dal 2,8 al 3%. Una decisa accelerazione rispetto al + 1,4% che aveva caratterizzato i primi tre mesi dell’anno. La spinta è arrivata soprattutto dai consumi privati e dagli investimenti delle aziende. La spesa dei consumatori, che rappresenta circa il 70% dell’attività economica statunitense, è aumentata del 2,9%, in rialzo rispetto a 2,3% nella stima iniziale. In aumento anche le importazioni.

E mentre la scorsa settimana le richieste di sussidi alla disoccupazione sono scese di 2.000 unità a quota 231.000, sotto le attese degli analisti, l’indice core del Pce, il personal consumption expenditure che la Federal Reserve usa come uno dei principali indicatori delle pressioni sui prezzi, è salito nel secondo trimestre del 2,8%. Il dato è al di sotto delle attese degli analisti che scommettevano su un aumento del 2,9% ed è un altra indicazione che gioca a favore di una riduzione del costo del denaro. Il governatore Jerome Powell ha già annunciato un taglio dei tassi a settembre ma non è ancora chiaro quale sarà l’entità della sforbiciata.

Le ultime indicazioni spingono le borse che vedono allontanarsi lo spettro di una recessione americana che aveva fatto una fugace comparsa ad inizio agosto. A New York, l’S&P500 sale dello 0,5%. Londra è in rialzo dello 0,5%, Parigi dello 0,7%, Milano dello 0,8%. Ieri sera è stata diffusa l’attesissima trimestrale del colosso informatico californiano Nvidia. Ricavi e utili sono risultati superiori a stime già rosee ma le previsioni sui prossimi trimestre non hanno entusiasmato. Il titolo, secondo diversi analisti con quotazioni già “tirate”, è in calo nel pre mercato.

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