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Ucraina, si schianta F-16 fornito dagli Usa. Ue spaccata sulle armi: lite Borrell-Ungheria sulle limitazioni, anche l’Italia contro. Olanda dà l’ok

Josep Borrell lo aveva annunciato in mattinata: sarà un Consiglio Affari Esteri Ue informale “molto intenso“. E l’epilogo ha rispettato le attese: nessun accordo comune tra i 27 Stati membri sull’eliminazione delle restrizioni per l’Ucraina all’uso delle armi in territorio russo. Il capo della diplomazia Ue, prima del summit, aveva auspicato compattezza, ma era chiara la difficoltà di trovare l’unanimità, soprattutto dopo l’ennesimo veto dell’Ungheria. Anche perché, nonostante si cercasse una compattezza europea, si tratta di una decisione di competenza esclusivamente nazionale. “Nel corso del Consiglio abbiamo affrontato la questione della rimozione delle limitazioni alle armi fornite all’Ucraina ma questa alla fine è una decisione nazionale ed è stata la volontà degli Stati membri che rimanga così, quindi non una decisione al livello europeo”, ha affermato Borrell.

Tra chi ha aperto all’uso di armi in territorio russo, dopo l’ok della Commissione europea, ci sono i Paesi Bassi che al termine del Consiglio ha fatto sapere, tramite il generale Onno Eichelsheim dell’aeronautica militare, che le forze armate ucraine possono utilizzare gli F-16 forniti per colpire obiettivi in territorio russo. “L’Ucraina può utilizzare le risorse che le forniamo come desidera, a condizione che rispetti le leggi di guerra”, ha sottolineato Eichelsheim.

Netta opposizione, fin da subito, da parte di Budapest, con il ministro degli Esteri, Péter Szijjártó, che in un post su Facebook ha definito quelle di Borrell “proposte sconsiderate da Bruxelles sia sull’Ucraina che sul Medio Oriente. La pericolosa furia dell’Alto Rappresentante deve essere fermata. Non vogliamo altre armi in Ucraina, non vogliamo altri morti, non vogliamo un’escalation della guerra, non vogliamo un’escalation della crisi in Medio Oriente. Oggi continuiamo ad adottare una posizione pacifica e di buon senso”. E quello di Budapest non è l’unico Paese ad aver manifestato la propria contrarietà: come dichiarato pubblicamente in passato, anche l’Italia ha respinto l’appello lanciato da Borrell.

Un vertice ad alta tensione – Che la giornata a Bruxelles sarebbe stata incandescente lo si era capito subito. Borrell ha tolto a Budapest il tradizionale Gimnych, la due giorni informale esteri-difesa di fine agosto che si tiene di solito nel Paese che detiene la presidenza di turno. “Perché si tiene questo consiglio a Bruxelles e non a Budapest? – aveva detto Borrell rispondendo alla domanda di un cronista – Perché l’ho deciso io. Alcune delle posizioni espresse dal governo ungherese vanno direttamente contro la politica estera comune dell’Ue, dunque ho ritenuto che fosse molto meglio tenere il consiglio qui che nella capitale ungherese”. Il riferimento è alla “missione di pace” lanciata a luglio dal premier Viktor Orban in concomitanza con l’avvio della presidenza ungherese del Consiglio dell’Ue. L’iniziativa non era stata coordinata con gli altri Stati membri dell’Ue e non rifletteva la posizione comune sull’invasione russa dell’Ucraina.

Tajani: “Armi italiane solo in Ucraina” – “Io ero contrario ad organizzare il Consiglio Esteri informale qui a Bruxelles invece che a Budapest, lo ha deciso Josep Borrell”, ha tenuto a specificare Antonio Tajani rispondendo ad una domanda di una tv ungherese. Il vicepremier e ministro degli Esteri ha anche ribadito che sul tema delle armi la posizione dell’Italia non cambia. “Ogni Paese decide per sé – ha detto Tajani -, per quanto ci riguarda l’uso delle armi italiane può avvenire solo all’interno dell’Ucraina“. “Noi abbiamo inviato soprattutto armi difensive: adesso stiamo per inviare la nuova batteria Samp-T che è difensiva e non può essere utilizzata in territorio russo. Ribadiamo che noi non siamo in guerra con la Russia, la Nato non è in guerra con la Russia quindi per l’Italia rimane la posizione di utilizzare le nostre armi all’interno del territorio ucraino”.

Kiev chiede ancora aiuto agli alleati – In mattinata Kiev era tornata ad avanzare la richiesta e a sollecitare gli alleati occidentali sulla consegna degli armamenti. “Possiamo sconfiggere la Russia, lo abbiamo dimostrato – ha detto Kuleba -. Ma dobbiamo poter colpire gli obiettivi militari legittimi dentro la Russia, gli aeroporti da dove partono gli attacchi per l’Ucraina, se abbiamo missili sufficienti e possiamo colpire gli obiettivi, ridurremo la pressione sulla infrastrutture critiche”. Il capo della diplomazia di Kiev ha chiesto quindi “a tutti i paesi che si sono impegnati a consegnare i sistemi Patriots mesi fa di consegnarli finalmente. Ci sono, sono pronti per la consegna. Ciò che manca è solo il via libera per farlo, qualunque siano le ragioni, è tempo di farlo, mentre stiamo entrando nella stagione autunnale e abbiamo visto lunedì come la Russia si comporterà”, ha aggiunto Kuleba in riferimento all’attacco russo alle infrastrutture energetiche. L’Unione Europea “ha iniziato a trasferire all’Ucraina” i proventi dei beni russi immobilizzati e a finanziare direttamente gli Stati membri per fornire armi a Kiev, ha detto poi Borrell. “Abbiamo già trasferito 1,4 miliardi“, ha precisato. Immediata la risposta di Mosca: si tratta di “un furto“, che avrà “sicuramente conseguenze legali”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Droni ucraini su Belgorod e Bryansk – Le forze di Kiev, nel frattempo, continuano a operare in territorio russo. Droni ucraini hanno attaccato nella notte 3 insediamenti della regione di Belgorod e in quella di Bryansk. Secondo quanto riportato su Telegram dal governatore di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, una persona è morta e altre 2 sono rimaste feriti in un attacco ucraino sulla città di Shebekino, nella regione di Belgorod, che si trova vicino al confine con la regione ucraina di Kharkiv.

Le forze della Federazione avanzano a est – L’avanzata di Mosca nell’est del Paese, intanto, sembra non conoscere sosta. Andriy Polukhin, portavoce della 24a Brigata meccanizzata ucraina, ha riferito che le forze russe controllano circa il 40% della città strategica di Chasiv Yar, nel Donetsk. “Al momento, il nemico controlla la parte della città fino al canale. Questa è circa il 40% della città”, ha detto Polukhin spiegando che se Chasiv Yar viene catturata, le forze russe otterranno un vantaggio tattico sulle alture sopra le città di Kostiantynivka, Druzhkivka e Kramatorsk, così come sulle rotte logistiche ucraine. Secondo Polukhin Chasiv Yar è stata distrutta in modo simile a Bakhmut e Avdiivka. “Sono solo rovine”, ha detto. Il ministero della Difesa russo ha annunciato che nelle ultime 24 ore le forze armate hanno “liberato” due villaggi nel Donbass: Stelmakhovka nell’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk e Nikolaevka in quella di Donetsk.

Precipita un caccia americano, ne restano cinque – Uno dei sei caccia F-16 di fabbricazione statunitense, arrivati a Kiev poche settimane fa, è precipitato in Ucraina. Lo riporta il Wall Street Journal. Secondo i primi rapporti di un funzionario statunitense che ha parlato in forma anonima l’aereo non sarebbe stato abbattuto dal fuoco nemico, anche se l’incidente è avvenuto durante un massiccio bombardamento missilistico russo in tutto il paese il 26 agosto. Si sarebbe trattato dell’errore di un pilota. Diversa la versione data da una fonte ucraina alla Cnn, secondo la quale il velivolo sarebbe stato abbattuto.