Mostra del Cinema di Venezia

Disclaimer, la miniserie diretta da Cuaron è cinema. Il Festival di Venezia dovrebbe premiarlo anche se non previsto

Galeotti furono un romanzo misterioso autopubblicato da un anziano signore e una manciata di foto stampate con pose femminili osé trovata misteriosamente tra le scartoffie della vecchia posta. Tanto che psiche e relazione coniugale della celebre e premiata documentarista, “faro della verità”, Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett) vengono stravolte e sconvolte fino a minarne la borghese e progressista credibilità. Niente è come sembra in Disclaimer, la miniserie in otto puntate ideata e diretta da Alfonso Cuaron e prodotta da Apple TV+.

Epopea tragica sull’inganno e l’ipocrisia tra classi sociali, e tra uomo e donna, intrisa di un accattivante e colpevole erotismo, ambientata nella Londra contemporanea e/o quasi recente. Un passato appena prossimo che recuperando l’omonimo romanzo di Renée Knight (2015) consente al regista premio Oscar di datare i tiranti del thriller ad un’epoca analogica – più dilatata e meno isterica – non ancora surclassata totalmente dal digitale. Diciamolo comunque subito: esiste un lungo papiro di indicazioni che Cuaron stesso, attraverso Apple, ha invitato a seguire per non spoilerare troppo e perdere il gusto del binge watching.

Già, perché Disclaimer è un prodotto seriale dal profondo respiro cinematografico che funziona magistralmente puntata dopo puntata (ne abbiamo viste quattro), attraverso la strategia pollicinesca di tante bricioline lasciate visivamente cadere, apparentemente esplicative del mistero che soggiace alla crisi della protagonista. Tre i bordoni narrativi e le linee temporali che partono subito libere per poi aggrovigliarsi sinuosamente grazie ad un omogeneo millimetrico controllo: Catherine e il marito Robert (un Sacha Baron Cohen cornuto imperdibile) nel loro alto borghese tran tran fatto di rossi francesi e sogliole alla mugnaia; i coniugi Brigstocke (Lesley Manville e un monumentale luciferino Kevin Kline) a loro volta in due fasi della vita vicine ma differenti, mentre tentano di agganciare Catherine alle sue passate e presunte responsabilità morali (e penali?); la casuale passione che scotta in una vacanza italiana tra una trentenne Catherine (Leila George da urlo) e il diciottenne figlio dei Brigstocke (Louis Partridge).

Alla solarità vacanziera che porta in nuce la tragedia, e che si apre e si chiude con l’ “iris shot”, si contrappone e si compenetra la plumbea e ottundente atmosfera londinese tutta Rolls e ong miliardarie, come grill e frigoriferi non funzionanti. Delineati i contorni della gabbia del racconto sale in cattedra lo sguardo di Cuaron. Quindi una pratica di regia immersiva, spesso e volentieri declinata nel piano sequenza (non siamo ai livelli di Figli degli uomini o Roma, ma si capisce che l’impeto è quello), tale per cui non si tratta più di osservare lo spazio della messa in scena ma di entrarvi letteralmente quasi a saggiare la consistenza materica di uno dei tanti momenti clou del thrilling (parliamo della sequenza, una tra le tante e magistrali, in cui i coniugi Brigstocke corrono nell’acqua marittima alta e tumultuosa).

Il cinema, qui serie web, del messicano è qualcosa di così tecnicamente ed esteticamente denso e compatto che non ci riuscirebbe a passare nemmeno uno spillo imprevisto. Per questo tresche e bugie della protagonista diventano esse stesse possibili fuori vista e fuori campo in una continua ricerca di sovrapposizione e misteriosa osmosi tra forma e contenuto. La resa di Disclaimer è altamente spettacolare, foriera di dubbi e al contempo certezze per il rebus sul cosa è accaduto realmente anni prima sulla spiaggia e se la donna modello di verità dice il falso. Gli occhi non si tolgono mai dallo schermo e soprattutto non si spengono mai di fronte al conturbante erotismo che sprigiona la George, figlia di Vincent D’Onofrio e Greta Scacchi, australiana come la Blanchett e Margot Robbie. Su Apple+ da ottobre. E da Venezia gli si potrebbe pure dare un premio chiaramente non previsto.