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“Noel Gallagher lo gettò tra 4mila persone, alzammo lo sguardo come pulcini e il plettro cadde nella mia mano”: Cremonini e quel “segno” al live degli Oasis

Il cantautore condivide un ricordo personale risalente al 1997

di F. Q.
“Noel Gallagher lo gettò tra 4mila persone, alzammo lo sguardo come pulcini e il plettro cadde nella mia mano”: Cremonini e quel “segno” al live degli Oasis

C’è grande attesa per accaparrarsi i preziosi biglietti per i concerti della reunion degli Oasis. Molti ricordi in questi giorni sono stati condivisi dai fan, altri hanno ripreso in mano i vecchi cd e i vinili per festeggiare la notizia del ricongiungimento dei fratelli Gallagher. Se da un lato Tommaso Paradiso e Noemi hanno già dichiarato che faranno carte false per essere presenti almeno ad una delle tappe nel Regno Unito, dall’altra Cesare Cremonini ha condiviso sui social un ricordo personale, risalente al 1994.

“16 Novembre 1997. Io e Alessandro, il mio batterista, diciassettenni, con il sogno delle band nell’anima, partimmo verso Milano per il concerto degli Oasis al Forum. – scrive Cremonini – Era la prima volta che vedevo il Forum di Assago e gli Oasis erano qualcosa più di una mania per noi. Erano il simbolo del “ce la faremo e ce la faremo a spalle larghe”, mandando a quel paese tutto quello che girava in quel momento. Io stavo già registrando Squèrez. A fine concerto (nel video si vede il momento) Noel prima di lasciare il palco tornò indietro accompagnato dal feedback della chitarra e lanciò il suo plettro tra il pubblico”.

Poi un evento unico: “Alzammo lo sguardo a bocca aperta ed occhi chiusi, come pulcini, in 4mila nello stesso istante. Il plettro volò nell’aria con una traiettoria curva e tagliente e cadde precisamente nel palmo della mia mano. Strinsi il pugno, lo guardai e fui travolto dall’onda del pubblico che stava atterrando tutto assieme verso di me. Esplosioni di gioia. Arrivammo tardi in stazione e perdemmo il treno di ritorno. Non c’erano allora i social e gli smartphone. Dormimmo sulle panchine della piazza di fronte alla stazione di Milano, stringendo quel plettro fra le mani, pensano per tutta la notte: ‘è un segno’. Due anni dopo ero in tour nei palasport con la mia band”.

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