Il Consiglio di Stato ha ordinato la rimozione di tutte le croci, le statue e le sedie. L'unica eccezione? La statua della Madonna
Sembra essere vicina alla fine la vicenda tra Gisella Cardia e il Comune di Trevignano Romano. La veggente, che per prima ha riportato le apparizioni e le lacrimazioni mariane di una piccola statua portata da Medjugorje nel comune laziale, dovrà portare via tutto dalla ‘collina dei miracoli’: immagini sacre, lampioni, sedie. Lo ha ordinato il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, che ha respinto il ricorso presentato da Gianni Cardia, presidente dell’associazione ‘Madonna di Trevignano Ets-Onlus’, tramite l’avvocato Adriano Tortora.
E, adesso, Gisella dovrà smantellare tutto, come aveva chiesto il Comune lo scorso giugno con un’ordinanza di demolizione redatta dall’Ufficio pianificazione e gestione del territorio. Il motivo? I manufatti sono privi di titolo edilizio e non hanno i nulla osta ambientali. Dal momento che la zona presenta vincoli paesaggistici con vocazione esclusivamente agricola, i coniugi Cardia dovranno smantellare l’intero luogo di culto.
In particolare, l’ordinanza del Consiglio di Stato specifica che dovranno essere rimossi “2 croci in legno alte circa 2 metri, 13 statuine raffiguranti la passione di Cristo da 60 cm; 2 inginocchiatoi in marmo; un altare in marmo; 11 lampioni alimentati con pannello solare; 3 ombrelloni, una cisterna per l’acqua piovana, una capanna in legno con all’interno materiale religioso, piante in plastica per alloggiamento ombrelloni; oltre numero non precisato di sedie in plastica poggiate su una pedana in legno”.
I giudici, quindi, si sono schierati a favore delle motivazioni presentate dal Comune, in quanto i manufatti presenti nel campo incentiverebbero un mutamento non autorizzato della destinazione d’uso dell’area, passando così da area agricola ad area destinata ad attività di culturo. L’unico oggetto che potrà restare è proprio la statua della Madonna, in quanto mobile e non fissa e continuamente spostata dopo ogni incontro. Dell’esecuzione dell’ordinanza sarà competente l’amministazione comunale.
I coniugi Cardia, però, vorrebbero proseguire la loro missione e, come accade ogni 3 del mese, andare a recitare il rosario insieme ai fedeli. Ed è proprio uno dei legali di Gisella Cardia, Solange Marchignoli, a spiegare perché, anche senza statue, sarà possibile farlo: “Se la statua o il crocefisso viene rimosso, la fede non vacilla né viene meno. L’adorazione è riservata solo a Dio. Se qualcuno dovesse pregare la statua in sé o adorarla commetterebbe idolatria, ma non è quello che la Chiesa cattolica dice ai suoi membri di fare. Quindi non cambia nulla. Gisella Cardia continuerà a pregare, insieme ai fedeli di Dio e della Madonna, al campo delle Rose, con o senza i simboli della Cristianità”.