Le conseguenze dello scontro di ieri tra Josep Borrell e Péter Szijjarto continuano a riverberarsi nei palazzi di Bruxelles. Questa mattina Ursula von der Leyen è intervenuta sulla questione del rifornimento di armi all’Ucraina che nel consiglio informale dei ministri degli Esteri ha messo contro l’Alto rappresentante Ue e il capo della diplomazia di Budapest: “Noi europei possiamo avere storie diverse – ha detto la presidente della Commissione Europea parlando al Globsec di Bratislava -. Possiamo parlare lingue diverse, ma in nessuna lingua la pace è sinonimo di resa. In nessuna lingua la sovranità è sinonimo di occupazione. Coloro che sostengono l’interruzione del sostegno all’Ucraina non sostengono la pace: sostengono l’acquiescenza e la sottomissione dell’Ucraina”. Il riferimento è al netto no opposto ieri da Szijjarto alla richiesta di Borrell di eliminare le restrizioni all’uso delle armi occidentali in territorio russo.

Non solo. Von der Leyen ha ufficializzato che realizzerà una delle proposte illustrate durante la campagna elettorale per le Europee: “Dobbiamo avere in mente una revisione sistemica della difesa europea. E questo è il motivo per cui nominerò un vero e proprio commissario alla difesa nella prossima Commissione”, una figura che finora non è mai esistita nelle istituzioni comunitarie. “Anche se gli europei prendono sul serio le attuali minacce alla sicurezza – ha argomentato il capo dell’esecutivo -, ci vorranno tempo e investimenti per ristrutturare le nostre industrie della difesa. Il nostro obiettivo deve essere quello di costruire una produzione di difesa di dimensioni continentali”.

In Ucraina, ha proseguito Von del Leyen durante il vertice della piattaforma che in Europa centrale e orientale promuove il dialogo sulle politiche di sicurezza globale, “ancora una volta, l’America ha difeso la libertà di tutti gli europei. Provo un profondo senso di gratitudine per questo, ma anche un profondo senso di responsabilità. Proteggere l’Europa è prima di tutto un dovere dell’Europa. E mentre la Nato deve rimanere il centro della nostra difesa collettiva, abbiamo bisogno di un pilastro europeo molto più forte. Noi europei dobbiamo avere i mezzi per difenderci e proteggerci e scoraggiare eventuali avversari”.

Appena 24 ore dopo lo scontro con Borrel, lo stesso Szijjarto ha messo in evidenza una delle ragioni per cui Budapest si oppone all’uso delle armi occidentali in territorio russo: questa mattina il ministro degli Esteri ungherese è volato a San Pietroburgo per stringere accordi energetici e incontrare l’ad di Gazprom Alexei Miller. “La sicurezza energetica dell’Ungheria non può essere garantita senza il gas russo – ha spiegato Szijjarto sul suo profilo Facebook -. Non è questione di ideologia, è questione di fisica e matematica. Ci vuole un po’ di coraggio in Europa a dirlo oggi, ma l’Ungheria è soddisfatta della cooperazione energetica russa, che è una delle garanzie della sicurezza alimentare del paese. Tra un solo mese, il primo ottobre, inizierà la nuova annata del gas e inizierà anche la stagione del riscaldamento. La nostra responsabilità è chiara ora: garantire il riscaldamento delle case ungheresi”.

Kiev, intanto, avanza altre richieste agli alleati. Il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov ha chiesto agli stati Ue di contribuire alla creazione di uno scudo di difesa aerea sulle regioni occidentali dell’Ucraina. Lo ha annunciato lo stesso Umerov su Telegram riferendosi alla riunione informale dei ministri della Difesa tenutasi questa mattina a Bruxelles. “Rafforzare le difese aeree dell’Ucraina è fondamentale per proteggere la popolazione civile e le infrastrutture”, ha affermato.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Raid di Israele su un mezzo umanitario a Gaza: “Erano assalitori armati”, ma l’Ong smentisce. Idf: “Ucciso capo di Hamas a Jenin”

next
Articolo Successivo

Appello di centinaia di artisti contro il Festiva di Venezia: “Indignati dal silenzio sul genocidio in corso a Gaza”

next