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Zanzibar, una continua scoperta

La chiamano “Unguja”, terra di incontri e tradizioni. La chiamano anche “isola delle spezie”, importate da altri lidi. Il mondo si racconta in questo paradiso, appena più al largo delle coste della Tanzania, dove tutto è una rivelazione

Testo e Foto di E.Bittante - Alpitour World

A Zanzibar si suona il Nay, il flauto arabo, così i tamburi, quasi un eco del continente primigenio, ad un braccio di blu. Un satellite della vicina Africa che ad essa appartiene, ma anche a tanti altri luoghi, è questa la magia di quest’isola dove nulla è come ti aspetti. Le architetture evocano atmosfere arabeggianti, a tratti indiane, mentre i solidi portoni in legno scolpito lungo le strade della Capitale Zanzibar Town ricordano gli infissi tipici dell’Africa orientale. L’incontro a Unguja non è storia recente ma un viaggio nel tempo che naviga nel tempo, a bordo di trireme elleniche: gli antichi Greci la chiamavano “Menouthias”, lo testimonia il “Periplo del mare Eritreo”, testo che risale al 60 d.C., redatto dai geografi e marinai che lasciarono le acque mediterranee per andare all’avventura e raggiungere nuovi lidi oltre l’ecumene.

Sin dal passato Zanzibar attrae come una sirena, lo testimonia la quotidianità, ricca di usi e costumi che arrivano da ogni parte del mondo, e si gustano nella squisita cucina bantu che mescola sapori arabi, indiani e persiani in un autentico piacere per i sensi. Piatti saporiti, colorati e profumatissimi, dal delicato sapore accattivante di cardamomo, noce moscata, cannella, coriandolo, cumino o chiodi di garofano, un menù degno della sua nomea “l’isola delle spezie”.

Unguja non smette mai di stupire, che sia un piatto, una melodia Taarab, orchestrate da voce e strumenti tipici, o un incontro, quel sorriso incorniciato da un volto dai tratti gentili che ricordano un altrove. E poi la natura, protagonista assoluta, dall’entroterra rigoglioso alle spiagge candide, bagnate da acque limpide e turchesi ritmate dalle maree. Ed è proprio in omaggio alla luna, artefice di questo fenomeno, che si inscena uno spettacolo amatissimo che appartiene alla cultura locale, il “Full Moon Party”, una grande festa che invita tutti a ballare sotto il plenilunio, nella magia esotica delle notti tropicali.

Kendwa, la perla zanzibarina

Zanzibar è un’isola all’insegna delle tradizioni e del divertimento, nonché un’attrazione irresistibile per le bellissime spiagge candide e il mare che sfuma dal blu al turchese, sino al color verde menta, i colori di una vacanza balneare perfetta. Quello che lambisce le coste a nord dell’isola è considerato il più bello e il meno soggetto alle maree, nonostante non precluda il fascino di una spiaggia in continua trasformazione, che svela lingue di sabbia e isolette che scompaiono e appaiono con il passare delle ore.

Le località più note nella parte settentrionale di Zanzibar sono le spiagge di Nungwi e Kendwa, bellissime ma soprattutto sempre balneabili grazie alla minore azione delle maree in questo tratto di costa, due inviti irresistibili per scoprire le meraviglie nascoste della barriera corallina a poca distanza dalla costa, un tuffo tra le tantissime specie di pesci e i giardini di coralli. È proprio grazie alla particolare morfologia del fondale marino che degrada più bruscamente rispetto ad altre parti dell’isola che il fenomeno delle maree è limitato e rende possibile la balneazione e delle entusiasmanti immersioni. Nungwi si trova sull’estremità della punta nord dell’isola, mentre Kendwa appena più a sud-ovest, entrambe dei veri e propri paradisi in terra.

In quest’ultima spunta il Bravo Premium Kendwa Beach, una proposta Bravo per un soggiorno che racchiude tutto il bello di una vacanza a Zanzibar. Natura ma anche cultura e tradizioni, questa struttura, oltre ad essere affacciata direttamente sulla meravigliosa e omonima spiaggia di Kendwa, è un gioiello costruito nel rispetto dell’architettura locale e immerso in un giardino tropicale. Colori, suoni e profumi sono solo un incipit delle affascinanti atmosfere zanzibarine, un invito a scoprire le tante bellezze che ti circondano, quelle di un’isola “di mondo” che non smetta mai di stupire, e che balla sulla spiaggia quando arriva il plenilunio.

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