Ayrton Senna non c’è più da 30 anni, il suo rapporto con lui era speciale…
Conoscevo Ayrton da quando aveva 15 anni e correva sui kart. Ricordo ancora quando nel ’76 io stavo provando a Interlagos la Copersucar FD03 “Fittipaldi” e lui arrivò al circuito insieme a suo papà Milton, che conoscevo bene. Dissi ad Ayrton di avvicinarsi al box e lo ricordo come un ragazzo timido e introverso, educato e silenzioso. Ebbi grande cura per lui.
Poi ci fu quel contatto con Van Dieren.
Milton e Ayrton vennero nel mio ufficio di San Paolo e io presentai Senna a Ralph Firman (proprietario della scuderia Van Diemen, ndr). Lui fece un test e poi riuscì a ottenere un ingaggio. Nel 1992, quando ero in Indy, tentai quindi di portarlo nella categoria. Provò la Penske IndyCar a Eagle, ma Ron Dennis si oppose e Ayrton rimase in F1. Il mio sogno sarebbe stato quello di comporre un team con lui e Nigel Mansell. Quando morì a Imola, due anni dopo, provai un dolore grande che ancora oggi porto dentro di me.