Di recente, all’indomani della notizia della reunion degli Oasis, ho pubblicato un post su Facebook che ha scatenato molte polemiche. Diceva: “Tornano insieme pure gli Oasis??? Saranno headliner a Glastonbury 2025. Avevano giurato che non sarebbe successo. E invece, per convincerli, ‘sono bastati’ 60 milioni di euro. E non potevano farla prima sta reunion? Ci saremmo così risparmiati le due carriere soliste di questo ultimo decennio. Li detestavo già ai tempi, figuriamoci ora, bolsi, incancreniti resuscitati.”

È vero, il mio post aveva toni provocatori e un pizzico di ironia, ma era concepito proprio con questo spirito, con un tocco volutamente folkloristico. Nonostante ciò, ha scatenato un vivace dibattito tra chi difende la band e chi, come me, non riesce a entusiasmarsi per il loro ritorno. Molti fan del gruppo mi hanno chiesto di chiarire i motivi del mio scetticismo, quindi ho deciso di condividere nei consueti nove punti di questo blog le ragioni per cui non mi piacciono gli Oasis. Ecco la mia opinione, personale e soggettiva.

Cominciamo!

1. Pilastri del Britpop: rivisitazione senza innovazione
Sono spesso considerati pilastri del Britpop, ma questa reputazione sembra derivare più dal contesto storico che da una vera innovazione. Negli anni ’90, con la fine del predominio sintetico di matrice 80’s, la musica ha riscoperto un suono più diretto e tradizionale. Gli Oasis, in questo ritorno, hanno rielaborato principalmente sonorità passate degli anni 60 e 70, senza introdurre vere novità. È vero, hanno avuto un impatto notevole, ma ciò non toglie che, alla fine, il Britpop e gli Oasis abbiano celebrato il passato, piuttosto che innovare il momento musicale.

2. La Ripetitività degli Oasis: una formula musicale statica
Hanno costruito il loro successo su una formula musicale che, sebbene inizialmente coinvolgente, finisce per risultare ripetitiva. Molti dei loro brani seguono schemi ricorrenti, con poche innovazioni nei temi e negli arrangiamenti. Questa staticità rende la loro discografia prevedibile e, con il tempo, monotona. A differenza di altre band dello stesso periodo, gli Oasis sembrano poco inclini a sperimentare nuovi suoni, limitandosi a riproporre ciò che già funziona.

3. Testi banalizzati: la superficialità lirica degli Oasis
Banalità vera o presunta? Mentre band come Blur e Suede hanno esplorato temi complessi e sfaccettati, le liriche degli Oasis tendono a essere semplicistiche e ripetitive, forse mancando di introspezione e vera forza poetica. Anche i loro brani più iconici, come “Wonderwall” e “Don’t Look Back in Anger”, si limitano a frasi ad effetto che suonano bene, ma lasciano poco spazio alla profondità dei contenuti. È forse una scelta di stile? Non credo avessero altre possibilità.

4. La reunion: Un Ritorno senza Autenticità ?
Gli Oasis non erano solo i fratelli Gallagher; la band originale includeva membri chiave come Alan White e “Bonehead” (Paul Arthurs). È vero che negli anni sono stati diversi i musicisti a corredo del duo, ma se Liam e Noel si riuniscono senza questi componenti fondamentali, la reunion rischia di essere una manovra commerciale. E, comunque, mentre discutiamo di formazione, non possiamo non chiederci: “Questi due riusciranno a non accoltellarsi prima dell’estate 2025?” Non a caso li chiamano fratelli coltelli…

5. L’Arroganza come marchio di fabbrica: autenticità o finzione?
Il sospetto induce a pensare che questa attitudine non fosse solo una manifestazione di ribellione autentica, ma un elemento strategico per alimentare il mito della band. Anche se fosse genuina, si eviti di festeggiare… resta un concetto superficiale, facilmente associabile a certi scappati di casa a piede libero, piuttosto che a una vera espressione di anticonformismo.

6. Fratelli Coltelli: intrattenimento o musica?
La relazione turbolenta tra Liam e Noel, con le loro continue liti, è stata a lungo una delle caratteristiche più note degli Oasis. Negli anni, tale dinamica, ci ha fracassato gli zebedei, diciamocelo… oltre a distrarre la band dall’unica cosa importante: la musica. Si mettano agli atti alcuni passaggi a vuoto, “Be Here Now” su tutti; un’opera inflazionata dall’ego, dalla sovraproduzione, oltre che dalle aspettative mancate.

7. Saturazione mediatica: Un’ombra sul loro mito
Hanno forse beneficiato di una massiccia esposizione mediatica? Eccome! Ha pure consolidato il loro status di icone del Britpop, ma ha soprattutto saturato la loro immagine. Ogni gesto e parola dei fratelli Gallagher è stato amplificato, rendendo difficile distinguere la loro musica dal personaggio pubblico. Questa sovraesposizione ha appiattito l’immagine del gruppo, riducendone l’impatto culturale a una misera ripetizione stantia di stereotipi. Ora, con l’annunciata reunion, la macchina mediatica è di nuovo in moto. Anche questo articolo contribuisce a nutrire quel circolo vizioso esistente tra gossip e speculazione.

8. Eredità o nostalgia
Sono spesso ricordati come protagonisti del Britpop, ma oggi la loro musica mantiene una vera rilevanza? Sebbene abbiano avuto un impatto notevole negli anni 90, il loro repertorio tende a evocare più nostalgia per un’epoca passata, piuttosto che a fornire un contributo significativo alla musica contemporanea.

9. Cosa mi piace degli Oasis
Ora, per essere onesti, c’è qualcosa che mi piace degli Oasis: il loro primo disco, Definitely Maybe. E sapete perché? Perché in quel periodo, il circo mediatico intorno ai fratelli non aveva ancora oscurato la loro musica. Un album che rappresenta un momento di freschezza e autenticità (seppur derivativa), prima che le controversie, le pose e la sovraesposizione prendessero il sopravvento. Ascoltarlo oggi evoca un piacevole ricordo di quegli anni. Tuttavia, già allora preferivo di gran lunga Suede, Pulp e, infine, i Blur.

Vi lascio come di consueto alla playlist dedicata a chiusura dei miei articoli. La potrete ascoltare gratuitamente sul mio canale di Spotify.

Buon ascolto!

9 canzoni 9… per celebrare la grande stagione del Brit Pop

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