di Sara Puglia

Ministro Valditara,
le scrivo con il cuore in mano per tentare di farle capire come alcune scelte fatte da lei e dal governo stiano avendo e avranno conseguenze drammatiche sulla vita di molte persone, compresa quella della mia famiglia.

Mio marito è un precario della scuola. Uno che insegna con passione. Si trova nelle GPS di I fascia sostegno per la Secondaria Superiore (ADSS) di diritto, avendo frequentato e superato il corso TFA di specializzazione con impegno e sacrificio di tutti (per 8 mesi nessuno lo ha visto). Negli ultimi anni ha lavorato sul sostegno con amore, portando a casa sempre lettere di stima e ammirazione di alunni e famiglie.

Quest’anno con l’avvio, subito prima dell’aggiornamento delle graduatorie, dei primi cicli di corsi abilitanti su materia da 30 CFU, che sono stati venduti ai precari alla modica cifra di 2000 euro (già anni fa avevamo investito quasi 4000 euro per il TFA), mio marito, e di conseguenza tutta la nostra famiglia, ha subito un grave smacco.

All’avvio di questi corsi, di cui si sapeva poco (anche molti sindacati non sapevano dare indicazioni chiare, le università fisiche e telematiche a fatica sembravano abbozzare programmi e calendari), non immaginando quale tipo di ricaduta avrebbero potuto avere sul sostegno, mio marito ha deciso di aspettare. D’altronde erano i mesi finali dell’anno scolastico, stava seguendo ben 3 ragazzi in 3 classi diverse (6 ore di sostegno per ogni ragazzo) e il lavoro non gli mancava. In più in quel periodo si era reso disponibile per accompagnare la classe in gita. Il consiglio di classe aveva deciso di mettere al voto l’esclusione dalla gita di fine anno per S., un ragazzo molto vivace con un leggero ritardo cognitivo, mio marito (che seguiva un altro ragazzino nella stessa classe) si era opposto dicendo che “escludere un ragazzo dalla gita sarebbe stata una sconfitta per la scuola” e si è offerto di partire con l’intera classe.

Mio marito ha scelto il sostegno!

L’abilitazione su materia, nel suo caso la A19, per insegnare Filosofia, non è mai stata tra le sue priorità. Ma di certo lo sarebbe diventata se si fosse saputo in tempo utile (con la dovuta chiarezza, correttezza e trasparenza) che questi minicorsi abilitanti (corsi online di 2 mesi circa, fatti partire di fretta tra fine marzo e giugno e non avviati nemmeno per tutte le classi di concorso) gli avrebbero garantito un cospicuo punteggio sul sostegno: fino a 36 punti, l’equivalente di tre anni di servizio. Un numero che ha finito per stravolgere le graduatorie del sostegno.

E non solo. Se a ciò si aggiunge che quest’anno i possessori di titoli esteri non sono stati più collocati in coda alle graduatorie GPS (come in precedenza) ma inseriti “a pettine”, si immagini l’entità dello stravolgimento generato dalle vostre scelte. E quando parliamo di titoli esteri sul sostegno parliamo di costosissimi corsi online in lingua straniera (che i colleghi per riuscire a seguire con profitto di certo parleranno e comprenderanno tutti alla perfezione), conseguiti per lo più in Spagna e Romania senza obbligo di tirocinio e senza la rigida selezione in entrata che caratterizza il percorso di specializzazione sul sostegno in Italia. Un disastro!

Mio marito, pur avendo lavorato dall’aggiornamento della scorsa graduatoria ad oggi, ha perso 600 posizioni (c’è gente che ne ha perso anche più di 1000). In un mondo normale il servizio svolto gli avrebbe garantito di salire di posizione e dormire sonni tranquilli. Insegnanti in classe da anni, che stavano costruendo la loro professionalità, che si dovranno fermare, che quest’anno non avranno diritto a prendere la supplenza.

Alla luce di tutto ciò è evidente quindi che è venuta meno la tutela dei diritti di tutti i docenti precari di sostegno. E a voler pensare male qualcuno potrebbe anche credere che per far terminare alcuni di questi corsi in tempo utile sia stato prorogato ad hoc il termine di chiusura di presentazione dell’istanza di aggiornamento con i nuovi titoli, dal 10 giugno al 24 giugno. Ma di certo quel qualcuno si sbaglia e non sarà stato questo il motivo. Molti precari del sostegno che non volevano abilitarsi su materia e che non sono corsi a farlo, ora sborseranno 2000 euro per provare ad adeguarsi. Ma a che pro? Tra due anni, anche se caricheranno questi benedetti 36 punti, non avendo i punti del servizio che qualcun altro ora farà al posto loro, resteranno comunque indietro.

Ministro mi risponda ora, la prego: come si fa a colmare questo gap? A nessuno è venuto in mente che 36 punti fossero un numero sproporzionato, che avrebbe alterato del tutto la struttura delle graduatorie? Con quale leggerezza si fanno certe scelte? Secondo l’articolo 27 del Decreto Legislativo 198/2006 (Codice delle pari opportunità tra uomo e donna), tutti i lavoratori hanno diritto a pari opportunità di lavoro e di trattamento. Tuttavia, con l’introduzione di questi percorsi abilitanti, si è venuto a creare un evidente squilibrio, compromettendo il principio di equità e parità di trattamento sul luogo di lavoro.

L’ordinanza di maggio n. 88/2024, a corsi già avviati, ha sancito la lesione dei diritti di questi lavoratori con un’attribuzione del tutto ingiustificata ed arbitraria dei 36 punti per i percorsi abilitanti. Non si è ben capito se i sindacati sapessero: lei ha affermato che ne fossero al corrente, loro negano, ma poco importa. L’informazione di certo non è circolata chiara e trasparente, non per tutti, non nei tempi auspicabili. E questo non è giusto né possibile in un paese democratico.

Non sarebbe stato sensato, per garantire totale chiarezza e pari opportunità a tutti, far partire l’inserimento del punteggio dal prossimo aggiornamento? A tabelle note? O immaginare un punteggio adeguato ai principi di ragionevolezza e proporzionalità? Se si considera che una seconda laurea completa vale 300 CFU e 3 punti in graduatoria, un Dottorato di ricerca 180 CFU e 12 punti in graduatoria, il TFA 60 CFU e 9 punti in graduatoria, un Master 60 CFU ed 1 solo punto in graduatoria, non si capisce come si possa aver pensato di assegnare a un corso di soli 30 CFU un tale punteggio!

A breve, poi, si prospetta un’altra situazione analoga con la partenza dei corsi INDIRE per i quali i docenti specializzati all’estero potrebbero beneficiare sia del punteggio del titolo (rinunciando al contenzioso per il riconoscimento) che di quello del corso stesso.

Le chiedo, di mettersi una mano sulla coscienza e di fermare quest’assurdo commercio di titoli. La classe ADSS (sostegno nella scuola secondaria) è satura. Lo ha dimostrato anche il fatto che, anche volendo fare valigie per andare altrove, non ci sono stati posti in nessuna provincia per la mini-call veloce. Per favore, basta con nuovi cicli di corsi specializzanti. Si crei una graduatoria permanente di prima fascia per i TFA italiani che differenzi il titolo italiano da quelli stranieri, diversi nella modalità di erogazione e nella qualità. L’inclusione e l’empatia su cui la formazione italiana insiste non è così scontata altrove.

Bisogna fare una riflessione seria anche e soprattutto in nome dei ragazzi con cui questi docenti lavorano, e delle famiglie che affidano loro i figli: non possono continuamente cambiare docente, o essere in mano a chi non è mai entrato in classe ma ha comprato titoli su titoli. Chi era in classe fino a giugno deve tornare in classe a settembre. Ogni docente che stava lavorando è un professionista che ha iniziato un cammino personale di formazione e crescita, che comporta un coinvolgimento emotivo e un notevole lavoro psicologico. Non è un lavoro come un altro. Ci vuole stoffa, sensibilità e cuore.

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