di Federica Speranza
Sono nata in una famiglia benestante. Ho abitato sempre in case bellissime, ma i miei genitori durante la guerra erano adolescenti e sono andati a lavorare a 12 anni. Mio padre si è diplomato e laureato lavorando, un cazzuto, e mia madre la sua degna compagna! Lo ha seguito in tutta Italia facendo dieci traslochi! Il loro un grande amore e la nostra vita senza mancanze ma mai nello spreco perché la povertà nn si dimentica.
Un figlio con dei disagi, circa 65 anni fa, ha inesorabilmente segnato le nostre vite, perché allora non c’erano gli aiuti, le associazioni di ora; il giudizio degli altri non era mai compassionevole e quindi la scelta era sempre di non farsi notare, di non frequentare luoghi esclusivi. Mi sono mancati? Nooo, io sono cresciuta nei campeggi in piena libertà e ancora oggi a 62 anni è la forma di vacanza che amo di più.
Però ancora oggi si fa troppo poco non solo per i ragazzi svantaggiati mentalmente ma anche per quelli che lo sono socialmente. Chi nasce “bene” ha la vita più facile, ma chi no… segue la Ferragni! Guardando, sognando un futuro migliore, credendo che la borsa firmata dia la felicità. Tutti quelli che stanno bene, perché non sentono il dovere morale di spingere per un miglioramento globale?
Sono stati chiesti i soldi per le scuole dell’obbligo perché le famiglie non ce la fanno a comprare i libri e il materiale ma il ministro ha detto che non ci sono i soldi mentre la Santanchè è sempre ministra!! Agli influencer dovrebbe essere imposto che almeno una volta a settimana parlino di un problema sociale specifico e promuovano una soluzione. Ci devono essere più centri per i ragazzi, più spazi di confronto. Servono tante cose, in primis una cultura di massa che pensa che sia giusto che tutti siano influencer e non followers! Ma quando?