Anche il Pd, con il responsabile economico Antonio Misiani, intende presentare un’interrogazione su quello che definisce “imbarazzante inciampo” del ministero dell’Economia. Cioè la mancata pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto ministeriale con le correzioni dei nuovi Indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) validi per il periodo di imposta 2023. “Chiederemo conto al ministro Giorgetti“, fa sapere Misiani su X. “Al Mef c’è qualche dilettante allo sbaraglio che ha perso per strada il provvedimento”. Un pasticcio in seguito al quale tutti i saldi e gli acconti Irpef versati in estate dalle 2,7 milioni di partite Iva soggette alle “pagelle” Isa sono stati calcolati prendendo come riferimento dei valori di fatto non in vigore. Venerdì scorso anche il vicepresidente del M5S Mario Turco aveva sollecitato il titolare del Tesoro a “venire immediatamente in Parlamento per chiarire questa vicenda e spiegare come intende rimediare al pasticcio giuridico”.

Da via XX Settembre, dove l’ufficio coordinamento legislativo è in attesa di avvicendamento dopo la nomina di Daria Perrotta a capo della Ragioneria generale dello Stato, non arrivano risposte. Anche se la “solidità” degli Isa è cruciale anche in vista delle eventuali adesioni al concordato preventivo biennale da comunicare entro fine ottobre. La proposta di reddito su cui pagare le imposte per due anni (uno per i forfetari), senza variazioni nel caso i ricavi aumentino, viene calcolata con un software messo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate utilizzando i dati rilevanti per l’applicazione degli Isa e dal voto Isa dipende l’aliquota agevolata che sarà applicata sulla differenza tra il reddito dichiarato l’anno prima e quello concordato con il fisco.

In attesa di sapere se si intenda far uscire il provvedimento in Gazzetta “ora per allora”, Matteo De Lise, fino all’anno scorso presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, ragiona per paradosso: visto che il correttivo non è in vigore, non si può escludere che venga pubblicato in una forma diversa rispetto a quella firmata il 29 aprile dal viceministro Maurizio Leo. “Se venissero modificati i parametri, potrebbero cambiare i punteggi Isa. E chi ha goduto di compensazioni di crediti o rimborsi Iva senza visto di conformità perché aveva un alto livello di affidabilità potrebbe scoprire di avere un voto più basso e non averne più diritto. A quel punto le compensazioni sarebbero illegittime. È un caso estremo, ma tutto può essere visto che quel che abbiamo fatto finora non si basa su un fondamento di legge”.

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