Ha nuotato per due ore incinta di 8 mesi pur di far nascere suo figlio in Europa. Fatima, donna di origini algerina all’ottavo mese di gravidanza, ha compiuto la traversata per raggiungere dal Marocco il territorio europeo attraverso l’enclave autonoma di Ceuta dove, pochi giorni dopo, ha dato alla luce suo figlio: “Volevo che nascesse in Europa”, ha raccontato ai microfoni di Tve, con in braccio il bebè.
I flussi migratori che dal Nord Africa muovono fiumi di esseri umani verso l’Europa custodiscono storie di resistenza, sofferenza e riscatto. Proprio in questi ultimi giorni, anche e soprattutto grazie alle condizioni climatiche favorevoli, si è intensificata la tratta migratoria che, attraverso il Marocco, raggiunge le coste spagnole. Il padre del neonato, Isham, che era tra i migranti che si sono riversati nella città autonoma spagnola di Ceuta lo scorso 26 agosto, dopo essere stato rimpatriato per 4 volte nel Paese d’origine, è riuscito a vedere suo figlio a due giorni dalla nascita. La neomamma al momento si trova al Ceti, il centro d’accoglienza di Ceuta, dove è riuscita ad avere assistenza medica e aiuti alimentari solo per sé e il bambino.
Secondo quanto stimato dalla prefettura di Ceuta e riportato dal presidente della città autonoma Juan Vivas, ad oggi sono oltre 520 i migranti minori che hanno raggiunto il paese e che si trovano sotto la tutela del governo locale. La pressione migratoria, sostiene Vivas, è in aumento e la situazione nei centri di accoglienza è critica ed è per questo fondamentale che vengano elaborate strategie concrete ed efficaci sia a livello nazionale che a livello europeo per evitare il sovraffollamento dei centri e che l’impossibilità di gestire l’ingresso dei migranti si trasformi in uso indiscriminato di violenza. Il presidente spagnolo Pedro Sànchez, dal canto suo, sta cercando di adoperare un approccio differente basato sulla cooperazione internazionale rispetto agli altri Paesi europei che investono invece militarmente nei Paesi di transito per fermare le partenze.