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Israele in piazza contro il governo dopo l’uccisione dei 6 ostaggi. Il tribunale: ‘Sciopero illegittimo’. Netanyahu: ‘Risponderemo duramente’

Israele scende in piazza. Anzi ci rimane, dato che già nella serata di domenica migliaia di persone hanno invaso le strade di Tel Aviv per manifestare contro il governo che, a loro dire, non ha messo in campo tutti gli sforzi necessari per arrivare a una tregua a Gaza, portando così all’uccisione da parte di […]

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Israele scende in piazza. Anzi ci rimane, dato che già nella serata di domenica migliaia di persone hanno invaso le strade di Tel Aviv per manifestare contro il governo che, a loro dire, non ha messo in campo tutti gli sforzi necessari per arrivare a una tregua a Gaza, portando così all’uccisione da parte di Hamas dei sei ostaggi ritrovati senza vita nei giorni scorsi a Rafah. Dopo la manifestazione di domenica sera, il Paese è tornato a protestare già in mattinata, con il sindacato dei lavoratori pubblici Histadrut che ha indetto uno sciopero generale. Azione contestata dal governo di Benjamin Netanyahu che ha presentato una richiesta al tribunale per ottenere una sentenza contro l’iniziativa. E ha ottenuto il risultato sperato: il presidente del tribunale del lavoro ha ordinato la fine dello sciopero alle 14.30 ora locale.

Centinaia di manifestanti hanno già bloccato la via Ibn Gvirol a Tel Aviv, la città nella quale le proteste sono più forti a causa della presenza dei palazzi governativi, chiedendo al governo di raggiungere un accordo per liberare gli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza, in mezzo alla rabbia pubblica per la gestione della guerra da parte del governo. I manifestanti si sono radunati anche allo svincolo di Shilat, vicino a Modìin, e hanno bloccato una strada nella città settentrionale di Rosh Pina. Lo sciopero dello Histadrut è iniziato alle 6 (ora locale) della mattina, ma non è ancora chiaro quante persone aderiranno anche a causa delle minacce dell’esecutivo. Gli uffici governativi e comunali dovrebbero comunque chiudere, così come le scuole e molte aziende private e l’aeroporto internazionale Ben Gurion.

Dall’altra parte, si registrano anche contromanifestazioni a favore dell’esecutivo, con circa 100 persone del Gvura e del Tikva Forum che hanno marciato stamattina dalla Corte Suprema verso la Knesset, gridando slogan come “non ci fermeremo finché non avremo la vittoria”. In testa al gruppo, Yehoshua Shani, il padre del defunto capitano Uri Shani, ucciso in battaglia a Kissufim il 7 ottobre. I dimostranti si sono fermati di fronte all’ufficio del primo ministro per mostrare il loro sostegno alla operazione contro Hamas a Gaza.

L’esecutivo teme le ripercussioni politiche di una manifestazione massiccia come è stata quella di domenica sera. Così ha presentato un’ingiunzione nei confronti del sindacato sostenendo che lo sciopero ”annunciato dal presidente dell’Histadrut, riguardante tutti i dipendenti dello Stato, non è uno sciopero per una controversia collettiva di lavoro ed è, pertanto, uno sciopero politico”. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, si è spinto oltre affermando che i lavoratori che hanno aderito allo sciopero in Israele non saranno pagati, precisando di aver già dato disposizioni al Tesoro. “Mi dispiace che il presidente dell’Histadrut, invece di scegliere di sostenere lo Stato di Israele in questi tempi difficili contribuendo a rafforzare l’economia israeliana, sostenere le imprese e sostenere i riservisti, stia effettivamente realizzando il sogno di Sinwar – ha aggiunto Smotrich – Invece di rappresentare i lavoratori israeliani, sceglie di rappresentare gli interessi di Hamas”. Le famiglie degli ostaggi, però, chiedono alle persone di non demordere e continuare a manifestare: “Chiediamo al pubblico di continuare a partecipare alle manifestazioni per il rilascio degli ostaggi. Questo non è uno sciopero, è il salvataggio dei 101 ostaggi che sono stati abbandonati da Netanyahu”.

L’uccisione dei sei ostaggi e il conseguente annuncio del premier israeliano di rimanere fermo sulle sue posizioni e non voler quindi concessioni sulla presenza delle Idf nel corridoio Filadelfia rischiano di provocare una rapida esplosione della violenza in Cisgiordania, con i blitz d’Israele già in corso da settimane. Il vicepresidente dell’ufficio politico del partito armato palestinese, Khalil al-Hayya, ha dichiarato che i sei ostaggi israeliani ritrovati morti nel sud della Striscia sarebbero ancora vivi se Israele avesse accettato un accordo di cessate il fuoco, cercando così di aizzare le proteste interne allo Stato ebraico. In un’intervista ad Al Jazeera, il leader islamista ha sostenuto che Hamas ha mostrato flessibilità nei negoziati – anche riducendo il numero di prigionieri palestinesi di cui chiedeva il rilascio e accettando la proposta presentata dal presidente americano Joe Biden e sostenuta dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu -, ma il premier Netanyahu ha risposto a questa diponibilità con evasione e nuove condizioni, tra cui l’insistenza sul mantenimento dei soldati nei corridoi di Netzarim e Filadelfia. Al-Hayya ha sottolineato quindi che non ci sarà alcun accordo senza che le forze israeliane si ritirino da queste zone.

Netanyahu, come detto, tira dritto e promette una dura vendetta nei confronti dei responsabili delle esecuzioni dei sei ostaggi. Ha chiesto di rispondere in modo “rapido, netto e pesante. Dobbiamo dire chiaramente che risponderemo con estrema forza. La prima cosa che deve essere fatta è portare entro 24-48 ore delle raccomandazioni per esigere un prezzo pesante, netto e molto rapido da Hamas. Se non lo facciamo, vedremo altri omicidi di questo tipo”. Dall’Iran, invece, torna l’invito ai sostenitori della causa palestinese a mobilitarsi contro Israele: “È tempo che coloro che affermano di essere sostenitori dei diritti umani e ritengono importanti le vite degli esseri umani agiscano per fermare Israele prima che sia troppo tardi. Circa otto decenni dopo il tribunale di Norimberga, il mondo assiste ancora una volta all’emergere di un altro Hitler (riferendosi a Netanyahu), un criminale che continua il brutale genocidio e l’uccisione di donne e bambini palestinesi innocenti tra l’indifferenza della comunità internazionale”.

I Paesi mediatori, intanto, cercano di accelerare nel tentativo di arrivare a una tregua a Gaza che permetta alle agenzie umanitarie di portare soccorso alla popolazione, nel tentativo di tenere le parti allo stesso tavolo. Gli Usa stanno così continuando a discutere con Egitto e Qatar dei contorni di un accordo finale su Gaza da “prendere o lasciare” che presenteranno alle parti nelle prossime settimane: un eventuale rifiuto potrebbe segnare la fine dei negoziati guidati dagli americani, secondo un alto dirigente dell’amministrazione Biden, citato dal Washington Post. “Non si può continuare a negoziare. Questo processo deve essere interrotto a un certo punto”, ha affermato la fonte, secondo cui il ritrovamento dei corpi di sei ostaggi uccisi non fa deragliare l’accordo ma casomai “dovrebbe aggiungere ulteriore urgenza in questa fase di chiusura, in cui eravamo già”.