Manuel Bortuzzo, per la prima volta in gara ai Giochi Paraolimpici di Parigi 2024, ha conquistato il secondo posto nelle batterie dei 100m rana categoria SB4 e si è assicurato una corsia nella finale in programma per la serata di oggi, 2 settembre. Con un tempo di 1:43.32, l’azzurro – 25 anni, tesserato con le Fiamme Oro – si è classificato in seconda posizione dietro al greco Antonios Tsapatakis ed è arrivato in finale con il terzo miglior tempo complessivo. La seconda batteria è stata vinta dal russo Dmitrii Cherniaev (iscritto come “atleta neutrale”), già detentore del record mondiale, che ha ancora una volta dato prova di straordinario talento: sarà lui l’avversario da battere in finale.
I riflettori italiani, però, sono puntati sull’atleta triestino, che insegue le Olimpiadi dall’età di 5 anni. “È quello che ogni atleta sogna quando comincia una carriera sportiva e punta all’eccellenza – dice alla Gazzetta dello Sport – E io mi sento e sono un atleta”. Sono passati 5 anni da quando un colpo di pistola (sparato per uno scambio di persona fuori da un pub della periferia di roma) gli causò una lesione spinale: “Penso che ognuno debba prendersi il suo. Ho fatto un percorso che mi fa assaporare ancora di più poter essere qui. Percepisco odori e sapori, il gusto è proprio buono, vivo bene questi momenti. Questo è quello che volevo e cercavo”.
L’esperienza al Grande Fratello – L’esperienza nel mondo dello spettacolo, invece, non sembra aver regalato all’atleta le stesse emozioni dello sport. “Sono due mondi diversi – dice Bortuzzo -. Nello sport riesco a trovare stimoli. La squadra diventa famiglia, il gruppo è amicizia vera. Nello spettacolo i rapporti sono spesso occasionali, non profondi”. Il nuotatore preferisce i rapporti profondi e duratori e Parigi glielo ha ricordato. Questo non è il primo successo per Bortuzzo, che nel 2023 ha esordito in nazionale ai Mondiali con un quinto posto e nel 2024 è arrivato quarto agli Europei, nonostante i risultati, però, “è stata dura”, spiega l’atleta. “Vengo dal nuoto, ma questa dimensione non la conoscevo. Ho combattuto con i ricordi. Non è stato facile, ma quando sono entrato nel mondo paralimpico ho capito quanto sia bello. Devo ringraziare il mio tecnico Francesco Bonanni, è stato fondamentale per farmi riprendere e arrivare a questi livelli”, aggiunge.
Le parole di Aldo Montano al Grande Fratello, poi, sono state importanti: “Mi ha dato quegli stimoli che mi mancavano. Una volta gli ho detto ‘Se sono tornato a nuotare è grazie a te’. Ascoltarlo mentre parlava della vita da sportivo mi ha segnato in modo positivo”. “È sempre difficile cercare di ripartire – spiega l’azzurro -. Ne ho parlato nel mio libro Rinascere. Ricordavo certi movimenti in modo automatico, ho dovuto modificare anche il mio modo di essere in acqua”.
Un amore sconfinato per l’acqua – La bellezza, Bortuzzo, la ritrova negli allenamenti: “Ritrovo le sensazioni che mi hanno fatto innamorare dell’acqua. L’obiettivo è possibile”. L’atleta racconta alla Gazzetta anche le emozioni provate al momento della convocazione: “Ero con Francesco. Ci siamo abbracciati: ce l’abbiamo fatta. Non era scontato per niente. Sono realista, non sono qui come favorito. Ma ho tempo”. Anche per Los Angeles 2028, magari. Ma è ancora presto, c’è ancora una finale a cui pensare: “Guardo all’oggi, poi si vedrà. Mi fa venire voglia di imitare i compagni. Come le due vittorie di Raimondi: fenomeno. È stato esaltante, mi ha gasato”. Essere un punto di riferimento nella Nazionale è “meraviglioso”, dice ancora: “In primo luogo per il gruppo che siamo. Ho avuto modo di conoscere tutti, sono persone belle. Mi sono sempre state vicino. Io sono timido e loro mi coinvolgono, fra giochi, scherzi e impegno. Una squadra vera, in tutti i sensi”.
Le sofferenze e le difficoltà sono state molte per l’atleta, che è cambiato dal primo momento in cui è entrato in acqua in una condizione diversa rispetto a quella che conosceva: “Non sono lo stesso. Ho dovuto modificare il modo di muovermi e percepirmi in acqua”. E conclude: “Parigi è più di una tappa del percorso, sono un atleta e voglio essere riconosciuto come tale. Qui ci sono campioni straordinari. Guardo a loro. Per crescere, anche come persona“.