Koopmeiners ovviamente, l’affare dell’estate, concluso a colpi di milioni (e mezzi ricatti del giocatore). Ma anche Di Gregorio, Cabal, Kalulu, Kephrem Thuram, Douglas Luiz, Nico Gonzalez, Francisco Conceicao. È mancata giusto alla fine la ciliegina sulla torta, Sancho, ma probabilmente sarebbe stato troppo. Comunque un’intera squadra, nuova di zecca, più giovane, talentuosa e anche meno costosa, consegnata nelle mani di Thiago Motta. La rivoluzione promessa è compiuta: la nuova era bianconera inizia con un mercato dominante.

La Juventus è stata indubbiamente la regina dell’estate, e adesso che la sessione si è conclusa il suo operato offre svariati spunti di riflessione ed interpretazione. Il primo e il più immediato: nessuno ha cambiato così tanto, e soprattutto speso così tanto. La Juventus si conferma la principale potenza economica della Serie A, l’unica in grado di fare ancora colpi da 60 milioni di euro (anche perché il Milan, che pure potrebbe, non lo fa per scelta). E ciò nonostante tutte le vicissitudini recenti e il cambio di management e politica societaria annunciato e anche adottato. Siccome nel calcio chi più spende spesso vince (o comunque gioca per farlo), di tutti questi innesti non si può non tenere conto quando si stilano le tradizionali griglie e obiettivi stagionali: una squadra che ha fatto un mercato potenziale da quasi 200 milioni di euro, se consideriamo tutti i vari riscatti che scatteranno o potrebbero scattare, a maggior ragione in un panorama asfittico come la Serie A, dove i campioni d’Italia dell’Inter sono praticamente in autofinanziamento da tre anni, dovrà lottare per lo scudetto altrimenti il suo campionato non sarà positivo.

Nel calcio moderno però le cose sono più complicate di così, contano ammortamenti, stipendi, plusvalenze. E allora l’altro aspetto che pure bisogna sottolineare è che la Juve ha speso tanto sì, ma lo ha fatto… risparmiando. Come calcolato da Calcio e Finanza, gli acquisiti impatteranno sul prossimo bilancio per “soli” 80 milioni, con un saldo addirittura positivo di oltre 70 grazie alle varie cessioni. Per la prima volta da anni, inoltre, la Juve non sarà più la prima squadra per monte ingaggi (uno dei parametri più significativi per valutare la forza economica di una squadra) della Serie A, avendo tagliato una ventina di milioni sostituendo alcuni senatori (in particolare Rabiot e Chiesa) con giocatori più giovani e stipendi più leggeri, primato ceduto all’Inter. Messa così, insomma, quello di Giuntoli sembra un capolavoro, un mercato (quasi) perfetto.

In realtà sul merito di alcune operazioni si potrebbe anche discutere. Ad esempio sul fatto che Koopmeiners valga o meno i 60 milioni circa (tanti, tantissimi) che sono serviti per strapparlo all’Atalanta. Se essere passati da Calafiori a Todibo e infine a Kalulu non sia stato in fondo un piccolo fallimento di mercato, in un reparto cruciale come la difesa. Se sacrificare per soli 40 milioni Soulè e Chiesa per investire la stessa cifra su Nico Gonzelaz e il prestito secco di Conceicao sia stato davvero un upgrade sugli esterni così vitali nel gioco di Thiago Motta. Tutte risposte che darà il campo. Quel che è certo però è che, rispettando i vincoli finanziari ma al contempo senza badare a spese, Motta ha avuto un mercato principesco, lo stesso che probabilmente non sarebbe stato concesso ad Allegri a cui l’anno scorso veniva chiesto di vincere con mezzi inferiori. E che oggi la squadra, pur con alcuni limiti evidenti soprattutto a livello di ricambi, è sicuramente più talentuosa e competitiva dello scorso anno. Per questo la Juve di Thiago Motta dopo un mercato così non potrà nascondersi. E per ora non lo sta certo facendo.

X: @lVendemiale

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