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Strage di Paderno Dugnano: “I genitori italiani sono troppo protettivi e in famiglia ormai non si parla più”. Lo psichiatra Paolo Crepet punta il dito

La poca comunicazione in famiglia, i soldi che hanno preso il posto della parola, i genitori che si "distraggono" sulle cose importanti. La soluzione? "Rivoluzionare la scuola"

di F. Q.
Strage di Paderno Dugnano: “I genitori italiani sono troppo protettivi e in famiglia ormai non si parla più”. Lo psichiatra Paolo Crepet punta il dito

Si trova nella struttura milanese Beccaria il ragazzo di 17 anni arrestato domenica 1 settembre, per l’omicidio dei genitori e del fratello 12enne a Paderno Dugnano, comune alle porte di Milano. Protetto e sorvegliato, il minore si trova nella struttura dove sarà assistito dagli psicologi per cercare di riportare a galla il movente del triplice omicidio. Secondo le prime indiscrezioni, il ragazzo avrebbe agito perché “in casa mi sentivo un corpo estraneo. Oppresso“.

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, interpellato da Il Messaggero, ha provato ad analizzare i motivi e le circostanze che possono favorire il quadro di un delitto di questo genere: “Non c’è una regola. Ed è avvenuto perché non parliamo più. Abbiamo scambiato i soldi con le parole. Una volta si parlava e non c’erano soldi. Oggi ci sono i soldi ma non si parla più. Un padre non sa dove è suo figlio di 14 anni. Sabato sera c’era mezza Italia che non sapeva dove si trovasse il proprio figlio. Ne aveva una idea molto, molto vaga. Un padre non sa cosa fa il proprio figlio di 14 anni, non sa quanti shot stia bevendo, non sa se consuma cocaina, non sa se fa sesso con una tredicenne. Sa di cosa sanno i genitori? Di padel, della partita, del prossimo viaggio magari si parte sposati e si torna separati”.

E ancora: “I genitori italiani sono troppo protettivi nel momento in cui non dovrebbero esserlo. Sono protettivi per la scuola, Vai a discutere se tuo figlio a preso un brutto voto, se ha preso 5? Ma cosa ti interessa se tuo figlio ha preso 5? Saranno cavoli suoi. Lascialo di fronte alle sue responsabilità”.

La soluzione? “Bisogna mettere un punto. Possiamo cambiare la scuola in maniera rivoluzionaria. Prima di tutto bisogna cominciare a 5 anni e non a 6, finire a 18 e non a 19. Bisogna rimettere i voti come si è sempre fatto. Bisogna avere la scuola a tempo pieno e dare più soldi agli insegnanti”.

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