‘Apprezzo molto la compagnia dei miei simili, ma devo guardami da frequentarli altrimenti finisco per odiarli’. Così diceva di sé il pittore tedesco d’inizio Ottocento Caspar David Friedrich, un artista prototipo della ‘misantropia celeste’ cantata da Battiato a proposito del pianista-mito Benedetti Michelangeli. L’autore del celebre ‘Viandante sul mare di nebbia’, il quadro pre-romantico sull’inquietudine radicale dell’uomo moderno, pur consunto dall’uso come icona del viaggio e persino dell’alpinismo, è oggetto da mesi di una grandiosa riscoperta con varie mostre in Germania.

Lo stesso amore-odio di Friedrich cova ormai in mezz’Europa nelle località più battute dai turisti e ha generato numerose e varie manifestazioni classificate generalmente dai mass-media come rivolte contro l’overtourism. Ci sono stati anche veri e propri cortei di protesta, e gli spagnoli si sono subito distinti come avanguardia creativa: nelle Ramblas di Barcellona qualcuno ha persino sparato con le pistole ad acqua contro i malcapitati turisti; i galiziani di Cangas, una domenica d’agosto si sono messi in centinaia ad attraversare avanti-indietro sulle strisce pedonali l’affollatissima strada che porta verso le tanto battute spiagge locali.

Più soft l’ultima azione di un gruppo altoatesino che per alcune settimane ha appeso a Bolzano e in vari punti panoramici dei dintorni misteriosi adesivi con la scritta ‘Assistenza clienti dell’Alto Adige. Südtiroler Kundendienst”. Il 29 agosto, registra puntualmente salto.bz, i responsabili di questa azione sono usciti allo scoperto spiegando il messaggio: ‘qui il CLIENTE (il turista) è il re, a scapito sempre più evidente della gente del posto. Tutto è subordinato al turismo, tutto è al suo SERVIZIO. Il paesaggio, le infrastrutture, i servizi’. Le simil-targhe adesive ‘volevano fare il verso a un progetto pilota nell’area dello Sciliar, dove sono state applicate alle fontane delle targhe con la scritta ‘Acqua potabile dell’Alto Adige’, questo in 4 lingue. Dal nostro punto di vista, qualcuno ha decisamente mangiato troppo marketing e branding per colazione. Tra l’altro, da dove dovrebbe provenire altrimenti l’acqua?’.

Che i disagi di troppi siano diventati ben più pesanti dei benefici di pochi è una convinzione diffusa. Certamente, soprattutto nelle città, il problema delle abitazioni, dopo il boom dei vari Airbnb, ha contribuito a rendere la miscela dell’overtourism quasi esplosiva. Ci sono enormi responsabilità pubbliche e, anche se ora si parla di regolamentare in qualche modo gli affitti brevi, è inutile sperare che la nostra classe dirigente politica riesca ad affrontare questo problema sociale, talmente grandi sono le emergenze che meriterebbero attenzioni.

Le rivolte contro l’overtourism peraltro spazzano via ogni retorica sulle presunte maggiori efficienza e rappresentatività delle autonomie locali: al di là dei ritocchi alla tassa di soggiorno o dei ticket d’ingresso come a Venezia, nessun sindaco d’Italia ha saputo dare risposte precise all’overtourism, per non rischiare in alcun modo d’intaccare il grande giro d’affari connesso, che peraltro sembra l’unica ossessione del governo centrale.

E’ quasi incredibile, per esempio, che in nessuna città d’arte le autorità locali abbiano affrontato anche solo il problema del decoro urbano per tutti quei maledetti lucchettoni a combinazione – le cosiddette cassafortine ‘keylock’ – che proteggono le chiavi degli appartamenti per turisti e vengono appesi un po’ ovunque. Ma se cominciassimo tutti a lasciare le chiavi fuori casa in questo modo, che cosa succederebbe?

Al di là di ogni idiosincrasia, il problema dell’overtourism richiederebbe interventi decisi, prima di tutto sul piano della rieducazione civica e degli investimenti culturali, i soli che fino ad oggi si sono dimostrati efficaci, per esempio, a promuovere la de-stagionalizzazione e a valorizzare i luoghi meno battuti. Il caso stesso dell’Alto Adige è istruttivo da questo punto di vista, basti citare soltanto il canonico appuntamento di metà settembre, il prestigioso festival di teatro, musica e arti perfomative Transart, con un ventaglio di proposte internazionali ad ampio spettro in varie location del Sudtirolo, oltre che di Bolzano. Quest’anno si va da raffinatissime esibizioni come il nuovo balletto dei Liquid Loft su Medea o il nuovo spettacolo di un’orchestra cult come Klangforum di Vienna (per non dire della performance dell’artista critica americana Andrea Fraser organizzata con la Fondazione Delle Nogare), al mega-party con deejay set in zona universitaria.

Appuntamenti del genere, insieme con l’effetto di ‘illuminare’ in una chiave insolita e prestigiosa una destinazione altrimenti soltanto nota agli appassionati di montagna e di mercatini di Natale, hanno il pregio di coinvolgere direttamente anche il pubblico locale, con un’offerta di livello altissimo. Sicuramente, sarà facile trovare tra il pubblico di qualche serata di Transart sia i creativi della protesta contro l’eccesso di marketing turistico sia gli inventori delle varie targhe ‘questa è l’acqua dell’Alto Adige’, fianco a fianco con tanti appassionati locali o viaggiatori che siano: la fontana della cultura e dell’arte zampilla sempre per tutti.

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