È Benjamin Netanyahu il principale ostacolo alla tregua a Gaza. Almeno stando a quanto riportato dalla Cnn che cita una fonte vicina ai colloqui del Cairo: secondo la tv americana, il primo ministro israeliano “ha affossato” il tentativo dei mediatori di riprendere i negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Una tesi che segue le dichiarazioni di lunedì del presidente americano, Joe Biden, secondo cui Netanyahu “non fa abbastanza” per arrivare a un’intesa. Parole che hanno scatenato la reazione dell’ufficio del premier che le ha definite “sconcertanti“. A Biden è stato chiesto se intende parlare di nuovo con Netanyahu e la sua risposta è indicativa della tensione tra le due amministrazioni: “Prima o poi”. Gli Usa sono “contrari a una presenza a lungo termine di Israele a Gaza”, ha sottolineato comunque il portavoce del dipartimento di stato Usa, Matthew Miller, rispondendo a una domanda focalizzata in particolare sul corridoio Filadelfia, ribadendo che “è tempo di finalizzare l’accordo” per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi e questo “richiede flessibilità da entrambe le parti”.
Nella serata di lunedì anche Hamas aveva lanciato una sorta di ultimatum ritornando sull’uccisione dei sei ostaggi israeliani che ha scatenato le proteste di una parte della popolazione contro la strategia messa in campo da Tel Aviv. Se Israele continuerà ad attaccare la Striscia di Gaza, gli ostaggi torneranno a casa “dentro le bare“, ha dichiarato il gruppo aumentando così la pressione sul premier Netanyahu. Che però non si smuove dalle sue posizioni e ribadisce di non voler fare alcuna concessione su un punto chiave dei negoziati, ossia la presenza delle truppe israeliane lungo il corridoio Filadelfia, la zona cuscinetto tra il valico di Rafah e l’Egitto. Un atteggiamento che ostacola il dialogo, spiega Cnn secondo cui, dopo l’assassinio di sei ostaggi israeliani da parte di Hamas a Gaza, i mediatori hanno lavorato per promuovere un accordo ma Netanyahu “ha affossato tutto con un solo discorso”. “Israele non accetterà il massacro di sei ostaggi, Hamas pagherà un prezzo alto”, ha affermato lunedì Netanyahu, in piedi di fronte a una mappa della Striscia di Gaza grande quanto un muro che includeva clip art di bombe e missili: “L’asse del male dell’Iran ha bisogno del corridoio di Philadelphia e Israele deve controllarlo”.
La protesta dei cittadini israeliani nei confronti di questa posizione assunta dal governo, però, non si ferma. Dopo quelle di domenica e lunedì, nuove manifestazioni sono attese a partire dalle 18 ora locale, le 17 in Italia, in una decina di località del Paese, annunciano via X dal Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi. A Tel Aviv l’appuntamento è per le 19 per un “raduno enorme“. La piazza chiede al governo Netanyahu un accordo con Hamas che garantisca la liberazione degli ostaggi.
Intanto l’esercito israeliano ha annunciato l’uccisione del comandante delle forze d’élite Nukhba di Hamas che ha guidato l’invasione del villaggio Moshav Netiv Hàasara il 7 ottobre e che è stato filmato mentre beveva coca cola nella casa di un uomo che aveva appena ucciso lanciandogli una granata mentre cercava di proteggere i suoi bambini. Ahmed Wadiyya è stato ucciso in un attacco aereo in cui sono morti otto membri di Hamas nei pressi dell’ospedale al-Ahli di Gaza City. Il membro di Hamas è uno di quelli che ha assaltato la comunità israeliana arrivando con un parapendio e ha supervisionato il massacro di 21 residenti e il rapimento di uno di loro.