Moda e Stile

Dive e Madrine, gli scatti di Uli Weber in mostra al Festival di Venezia: “Tutti si sentono bravi fotografi con un telefonino in mano, ma il talento è un’altra cosa”

"Dive & Madrine" è la mostra che dal Festival del Cinema di Venezia ci trasporta nel cuore di Cinecittà, con le immagini dell'Archivio Luce che risplendono accanto ai ritratti contemporanei di attrici che reinterpretano le dive leggendarie

di Ilaria Mauri
Dive e Madrine, gli scatti di Uli Weber in mostra al Festival di Venezia: “Tutti si sentono bravi fotografi con un telefonino in mano, ma il talento è un’altra cosa”

L’intramontabile bellezza delle grandi dive del passato si intreccia fino a fondersi con l’eleganza delle attrici di oggi, in un sovrapporsi di immagini e suggestioni che celebrano gli anni d’oro del cinema italiano. E’ la magia di “Dive & Madrine”, una mostra che dal Festival del Cinema di Venezia ci trasporta nel cuore di Cinecittà, con le immagini dell’Archivio Luce che risplendono accanto ai ritratti contemporanei di attrici che reinterpretano le dive leggendarie. Preparatevi allora a essere catturati da un turbine di emozioni e ricordi, con le foto che hanno fatto la storia: gli scatti d’epoca ci riportano negli anni Cinquanta e Sessanta, quando Silvana Mangano, Sophia Loren e Alida Valli regnavano sovrane. E poi ecco che, senza soluzione di continuità, arriviamo ai giorni nostri, con le madrine contemporanee del cinema italiano che, avvolte in creazioni di alta moda, le reinterpretano in un dialogo visivo che attraversa le epoche.

Cinecittà, con i suoi teatri di posa che hanno visto nascere capolavori del cinema, diventa il palcoscenico di un incontro tra passato e presente. È qui che Uli Weber, fotografo di fama internazionale, ha catturato l’anima delle sue protagoniste, andando oltre la semplice apparenza: Kasia Smutniak incarna Silvana Mangano, Caterina Murino cattura l’essenza di Sophia Loren, e Sonia Bergamasco si fonde con l’anima di Alida Valli. Ogni scatto è un dialogo tra epoche diverse, un passaggio di testimone tra generazioni di donne che hanno reso il cinema italiano un’arte universale, perché Weber crea un ponte tra passato e presente, offrendo una nuova prospettiva su cosa significhi essere una diva nel XXI secolo. Noi di FqMagazine lo abbiamo incontrato a Venezia e abbiamo dialogato con lui, riflettendo su come le dive del passato e le madrine contemporanee non siano solo figure di bellezza, ma rappresentino anche la forza e l’audacia di donne che hanno saputo imporsi in un mondo spesso dominato dagli uomini.

Come vi siete sentiti quando vi è stato proposto di fotografare le attrici contemporanee per la mostra “Dive & Madrine”? Qual è stata la vostra prima reazione?
Mi sono sentito onorato, questa la prima reazione che ha dato origine a un assenso immediato alla proposta, e molto felice di poter prendere parte a questo bellissimo progetto ideato dal sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni e dalla Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia.

Quali sono state le vostre fonti di ispirazione per realizzare gli scatti? Avete studiato le dive del passato o avete cercato un approccio più personale?
Ho sicuramente studiato le foto di archivio delle dive, ma poi la mia interpretazione ha avuto un approccio moderno utilizzando il mio linguaggio visivo.

Come avete lavorato con le attrici per catturare l’essenza delle dive che interpretavano?
Il lavoro è stato diviso tra la parte in studio e l’altra in location specifiche che avevo scelto precedentemente nei miei sopralluoghi, ho cercato di mettere a loro agio le attrici che ovviamente avevano ricevuto le foto a cui ispirarsi, tutte sono entrate molto bene nella parte, anche “dirette” da me in alcune movenze che potessero richiamare le immagini dell’archivio

C’è stata una collaborazione particolare con qualcuna di loro?
Con alcune avevo già lavorato nel passato e conoscevano il mio modus operandi, ma devo dire che tutte sono state molto collaborative e si sono dimostrate appassionate e alla fine soddisfatte del lavoro fatto, visto che lavorando ormai in digitale vedi subito la resa sullo schermo. Il feed back è immediato, nel bene e nel male.

Quali sono state le sfide tecniche e creative che avete affrontato durante gli scatti?
Ovviamente un artista usualmente non ha vincoli nella sua creazione quindi la sfida principale è stata dare un’interpretazione personale di una foto già realizzata da altri maestri, senza scadere nel banale. Questo per quanto concerne ovviamente lo scatto che per ogni attrice ne va a richiamare uno d’archivio. Per il resto, ho potuto dare sfogo a tutta la mia creatività avendo davanti alla mia macchina attrici così talentuose.

C’è un’immagine in particolare della mostra a cui siete particolarmente legato?
Come puoi essere legato a una foto specifica avendo lavorato con 8 attrici tutte bellissime? E comunque se ne avessi una non lo direi (sorride).

Come avete scelto di rappresentare il legame tra le attrici contemporanee e le dive del passato attraverso le vostre fotografie? Quali elementi visivi avete utilizzato per creare questa connessione?
Ho trovato varie soluzioni, o lavorando su una posa o un’acconciatura, o un vestito o uno sfondo o location che potessero ridare il sapore della foto del passato.

Qual è il vostro rapporto con il cinema italiano? Ci sono film o registi che hanno influenzato il vostro lavoro fotografico?
Amo molto il cinema italiano e sicuramente un regista che con i suoi film ha inciso sul mio lavoro è Federico Fellini, la cui Felliniana all’interno di Cinecittà peraltro è stata location di più di una foto.

Come vi siete sentiti a lavorare in un luogo iconico come Cinecittà? C’è un aneddoto particolare legato a questa esperienza che vorreste condividere?
Per me è stato emozionante. Quando studiavo fotografia a Roma negli anni 80 passavo ogni giorno davanti agli studi e fantasticavo su questo luogo mitico, la culla del cinema italiano e non solo. Poterci lavorare avendone a disposizione qualsiasi angolo , cercare e trovare la location perfetta per queste foto, è stata una cosa davvero speciale per me mi ha dato un’enorme soddisfazione.

Che emozioni avete provato a presentare il vostro progetto alla Mostra del Cinema di Venezia?
Una grande gioia avere questo palcoscenico per 16 delle mie foto (solo una per attrice infatti richiama una foto di archivio per il resto ho potuto dare sfogo alla mia creatività’)

Qual è il vostro consiglio per i giovani fotografi che vogliono intraprendere questa professione? Quali sono le qualità più importanti per avere successo in questo campo?
Vogliono iniziare la professione? Prendano in mano la macchina fotografica e si sbizzarriscano. La scuola può’ insegnare i parametri tecnici l’occhio si allena solo scattando. Per quanto concerne la qualità più importante: avere una corretta consapevolezza delle proprie capacità. Tutti si sentono bravi fotografi con un telefonino in mano, ma il talento è un’altra cosa.

Come avete iniziato la vostra carriera nel mondo della fotografia? C’è stato un momento o un evento particolare che vi ha spinto a scegliere questa professione?
Come dicevo prima: ho preso la macchina fotografica di mio padre e ho iniziato a scattare. Poi ho affinato le mie doti all’Istituto Europeo di Design a Roma e mi sono “buttato”: partito per Londra senza conoscere nessuno ho iniziato la gavetta

Avete lavorato con molte celebrità e personalità di spicco. C’è un incontro o una collaborazione che ricordate con particolare affetto?
Il mio primo libro, intitolato “Portraits” riprende i volti più famosi dei primi vent’anni della mia carriera. Gli incontri speciali sono stati tanti, con particolare affetto, vista anche la terribile malattia che sta affrontando, ricordo la giornata passata con Bruce Willis a Philadelphia, lui fu straordinario e molto alla mano, al termine degli scatti mi invitò a una festa che aveva organizzato per la sera stessa, in cui faceva anche il dj. Un uomo dotato di grande umanità.

Qual è stato il progetto fotografico più impegnativo o gratificante della vostra carriera?
Ovviamente sempre quello che deve venire…per rimanere sul concreto, adesso Venezia è molto gratificante, quest’inverno ci sarà una mostra su un nuovo progetto a Londra sulla luna piena, e certamente ho molte aspettative su un lavoro in chiusura che riguarda il Mezzogiorno italiano in una chiave speciale, per realizzare il quale ho percorso migliaia di chilometri nei luoghi più disparati del Sud Italia. Molto impegnativo sicuramente, speriamo fonte di grande soddisfazione.

Come descrivereste la vostra evoluzione come fotografo nel corso degli anni? Il vostro stile e la vostra visione sono cambiati nel tempo?
Dopo tanti anni nel mondo della moda e della ritrattistica, da qualche anno ho deciso di dedicarmi a ciò che più mi piace realizzare: Fine Art con libri di fotografia e mostre.

Quali sono le sfide più grandi che avete affrontato nella vostra carriera?
Una volta mi sono dovuto paracadutare sul Polo Nord per uno shooting, lasciandomi da un cargo russo!

C’è un progetto fotografico dei vostri sogni che vorreste ancora realizzare?
Andare al Polo Sud? (Sorride)

Quali sono i fotografi che ammirate di più? Ci sono artisti che hanno influenzato la vostra carriera?
Troppi per nominarne uno solo.

Completa il progetto un catalogo edito da Electa, MiC e Archivio Luce Cinecittà, in doppia lingua italiano/inglese, con testi di Lucia Borgonzoni, Chiara Sbarigia e Uli Weber. Con gli scatti di Uli Weber e immagini degli Archivi: Luce, Magnum, Reporters & Associati e Getty Images. In vendita nelle librerie dal 28 agosto.

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