Musica

“Fan disposti a pagare più di 7mila euro”: bufera per i prezzi gonfiati dei biglietti degli Oasis. Il Governo britannico interviene per indagare

Una volta aperta la corsa ai ticket sabato scorso i costi per accaparrarsi un posto nelle date nel Regno Unito e in Irlanda della celebre band avevano raggiunto cifre da capogiro

Lunghe code, diverse ore di attesa e i siti di vendita completamente in tilt. Per i fan degli Oasis, il 31 agosto acquistare i biglietti del tour 2025 è stata un’odissea infinita. A fronte di milioni di richieste, solo i più fortunati sono riusciti ad assicurarsi un posto allo stadio per una delle diciassette date disponibili. Un sogno – soprattutto per i figli degli anni 80 e 90 – quello di cantare con gli irresistibili fratelli Gallagher e il loro popolo, a 15 anni dall’ultima volta.

La sera dello scorso sabato è terminata, però, con pochi sorrisi e molta delusione. Un numero esiguo di appassionati è riuscito a ottenere un tagliando per il concerto e il giorno successivo, domenica primo settembre, a centinaia hanno lamentato l’uso di “prezzi dinamici” da parte dei sistemi di vendita. Se il 31 il costo di alcuni biglietti si aggirava prima sui 160 euro, a 24 ore di distanza si era assestato sui 415 euro. Stesso sito, stesso posto a sedere/in piedi. Non solo. Sul mercato secondario i prezzi ormai erano arrivati a oltre 7mila euro.

Un fenomeno che, stando alla BBC, ha attenzionato anche il governo britannico, pronto a inserire la tariffazione dinamica in una consultazione sui siti web di rivendita che avverrà in autunno. “Ci sono diverse cose che possiamo e dovremmo fare – ha dichiarato a BBC Radio 5 Live il Primo Ministro inglese, Sir Keir Starmer –. Altrimenti ci si ritrova in una situazione in cui le famiglie semplicemente non possono andare o spendono una fortuna in biglietti. Ci sono diverse tecniche in atto per cui le persone acquistano molti biglietti e li rivendono a prezzi elevati. E questo non è giusto: significa semplicemente escludere le persone dal mercato”.

A fargli eco è stata anche Lisa Sandy, Segretaria alla Cultura, che ha affermato di voler porre fine alle “rivendite abusive” e voler garantire che i tagliandi vengano venduti a “prezzi equi”. “È deprimente vedere costi così elevati che escludono i normali fan dai concerto”, le sue parole. I ministri, ha inoltre fatto sapere, avrebbero esaminato “le questioni relative alla trasparenza e all’uso dei prezzi dinamici, inclusa la tecnologia dei sistemi di coda che li incentivano”.

Ai reclami ufficiali e alle prese di posizione dei fan e di alcuni membri del governo ha risposto anche Ticketmaster (uno dei siti autorizzati alla vendita), che ha evidenziato come “i prezzi siano stati stabiliti dall’organizzatore dell’evento in base al loro valore di mercato”. All’aumentare delle domande, così, è aumentato anche il denaro richiesto a chi, il concerto evento dei divi del britpop, non voleva proprio perderselo. Anche perché, cominciata la vendita, ci si è resi conto che, considerate le interminabili code, c’era effettivamente un sottocosto. “Le persone erano chiaramente disposte a pagare cifre comprese tra 300 e 400 sterline”, ha sottolineato al programma Today della BBC l’economista Schellion Horn.

Il problema principale, secondo la studiosa, sarebbe stato la mancanza di trasparenza: gli appassionati non erano affatto consapevoli che fosse applicata la tariffazione dinamica. “Siamo molto, molto abituati ai prezzi dinamici. Lo vediamo di continuo: che si tratti di Uber, biglietti di aerei e treni e vacanze. Ma credo che questa sia stata la prima volta che l’abbiamo visto per i biglietti dei concerti nel Regno Unito e la gente non se lo aspettava. Lì è sorto il problema”, ha spiegato. Il fenomeno, infatti, non è per nulla nuovo ed è consentito dalla legge e a tutela dei consumatori.

Vittima dell’ampia oscillazione dei costi nel weekend è stata anche Lucy Powell, leader della Camera dei Comuni, la quale ha dovuto pagare più del doppio del prezzo inizialmente attribuito a un singolo biglietto. Effetto Oasis? Anche. Ma “è il mercato e il modo in cui funziona”, ha dichiarato a BBC Radio 5 Live, nonostante si sia detta scontenta dell’aumento dei costi per lo spettacolo. Un malumore generale, per cui lunedì l’Advertising Standards Authority ha ricevuto 450 reclami secondo i quali le pubblicità con i prezzi e il numero di tagliandi disponibili sarebbero stati ritenuti fuorvianti. “Stiamo valutando attentamente i reclami e, al momento, non possiamo rilasciare altre dichiarazioni”, le parole di un portavoce dell’ASA.

Nonostante le lamentele dei più Jonathan Brown, amministratore delegato della Society of Tickets Agents and Retailers, ha elogiato i siti web di vendita per aver saputo gestire “l’enorme richiesta” di biglietti per gli Oasis, sostenendo che i prezzi sarebbero stati stabiliti dalla band. Per adesso, pur essendo intervenuti sul tema del secondary ticketing, sulla questione dei prezzi dinamici i fratelli Gallagher e il loro management hanno scelto il silenzio.