Un nuovo, urgente, report dell’Oms avverte che in Europa si sta diffondendo in modo allarmante il sesso non protetto tra gli adolescenti, con conseguenze immaginabili – dalle gravidanze indesiderate al maggior rischio di infezioni sessualmente trasmissibili. In Europa, quasi un terzo degli adolescenti (30%) sessualmente attivi non ha usato il preservativo né la pillola anticoncezionale nell’ultimo rapporto sessuale. Lo svela una ricerca rilanciata a fine agosto dall’OMS. I dati fanno parte dell’ampio studio Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), dedicato al comportamento sessuale di giovani in età scolare e condotto su oltre 242.000 quindicenni in 42 paesi e regioni europei tra il 2014 e il 2022.

Protezione in calo
Il confronto tra i dati pubblicati nel 2014 e quelli relativi al 2012-2022 non lascia dubbi, tanto che l’Oms denuncia un “diffuso calo dell’uso del preservativo”, seppure con nette differenze tra i vari paesi. L’utilizzo del preservativo tra le ragazze risulta infatti più basso in Albania (24%) e più alto in Serbia (81%) e Moldavia (75%); tra i ragazzi, l’impiego è inferiore in Svezia (43%) e superiore in Svizzera (77%). Il report evidenza anche differenze socio-economiche: tra giovani di famiglie meno agiate, che tendono a non utilizzare contraccettivi e ragazzi di famiglie più abbienti (il 33% contro il 25%).

Un trend dunque in continua discesa già dal 2010, come sottolinea il prof. Piero Stettini, psicoterapeuta di Savona e vicepresidente del FISS (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica). “Nel 2010 circa il 90% dei quindicenni dichiarò di aver usato il preservativo nell’ultimo rapporto. Nel 2014 la percentuale non era neanche del 75, nel 2018 scese di poco. Se prima erano 8-9 adolescenti su 10 a usare il preservativo, ora sono meno di 7 su 10”. Per la precisione, la proporzione di giovani sessualmente attivi che hanno usato il condom nell’ultimo rapporto è passata dal 70% del 2014 all’attuale 61%; tra le ragazze, la percentuale è calata dal 63 al 57. Più stabile, sul 26%, l’uso della pillola nel periodo 2014-2022, ma con forti differenze tra nazioni, come sottolinea l’esperto. “In paesi come Olanda, Danimarca, Svezia e Regno Unito si arriva a punte del 50-60% di utilizzo; in Italia di appena il 15%”.

Tragiche conseguenze
Date le premesse, non c’è da aspettarsi niente di buono. Non è un caso che le infezioni sessuali siano in aumento, anche tra i giovanissimi. I rapporti non protetti possono causare patologie curabili, come sifilide e gonorrea, e altre incurabili, come il papillomavirus umano (HPV), l’epatite B e l’HIV. Oltre a un aumento dei costi sanitari, c’è da considerare il peso di patologie simili sui giovanissimi, soprattutto se incurabili. Poi ci sono naturalmente le gravidanze indesiderate, talvolta evitate con un maggior ricorso alla “pillola del giorno dopo” (impiego in aumento, come evidenzia il prof. Stettini). E una gravidanza così precoce rivoluziona davvero la vita.

Mancanza di informazioni
A monte di tutto ciò c’è una penuria di informazioni. Il prof. Stettini ricorda che in passato, con l’allarme dell’HIV, si facevano campagne informative per i rapporti sessuali protetti, ma poi l’attenzione è calata, riducendo la prevenzione delle infezioni sessuali. “Da un’indagine che abbiamo condotto 3 anni fa per Skuola.net, è risultato che il 90% dei 3500 giovani intervistati sapeva che il preservativo protegge dalle infezioni sessualmente trasmissibili. Tuttavia, solo il 60% dichiarava di usarlo, dimostrando una scarsa percezione del rischio”, spiega lo psicoterapeuta. “Anche il ruolo dei consultori pubblici è ormai marginale, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto preventivo. L’arrivo della pandemia, poi, ha falcidiato anche i pochi programmi scolastici dedicati all’educazione sessuale. Ora c’è una graduale ripresa, ma non dappertutto”. La questione è davvero urgente perché il problema non riguarda solo i quindicenni: per la prima volta, spiega l’esperto, nell’ultimo report dell’OMS sono stati coinvolti anche i diciassettenni, che non si sono dimostrati più attenti.

Interventi urgenti
L’Oms auspica interventi urgenti: la formazione di personale specializzato; il varo di servizi di salute sessuale rivolti ai giovani, con operatori in grado di comprendere i ragazzi senza giudicarli; l’instaurarsi di dialoghi aperti in famiglie, scuole e comunità; un’adeguata educazione sessuale. “È sempre più urgente e improrogabile un’azione ad amplissimo spettro e continuativa nelle scuole, come raccomandano anche da UNESCO, OMS e UE. L’educazione sessuale deve essere inserita nei curriculum scolastici, ma a tutt’oggi mancano le leggi”, denuncia il prof. Stettini, che ha contribuito alla stesura delle “Proposte di linee guida di indirizzo per l’educazione all’affettività, alla sessualità e alla salute riproduttiva nelle scuole”. Purtroppo dal 2017 questo dossier, realizzato adattando gli Standard Oms europei, è rimasto lettera morta.

L’importante, conclude l’esperto, è che non ci siano solo aride informazioni sessuali: occorre lavorare anche sugli atteggiamenti positivi nei confronti della salute sessuale, sull’affettività, sulla stima reciproca, sulle relazioni. Un’educazione a tutto tondo, che sia capace anche di prevenire la piaga della violenza sulle donne.

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