Lavoro & Precari

Meloni: “Mai così tanti occupati dai tempi di Garibaldi”. Ma per Istat a luglio sono saliti solo gli autonomi. E le ore lavorate diminuiscono

“Penso che siano molto importanti i dati sull’occupazione. Abbiamo adesso il tasso di disoccupazione più basso dal 2008 e il numero di occupati più alto da quando Garibaldi ha unificato l’Italia, crescono i contratti a tempo indeterminato, quindi contratti stabili, e diminuisce la precarietà, cresce il lavoro femminile”. Così Giorgia Meloni, ospite a 4 di sera su Retequattro, è tornata a rivendicare il buon andamento del mercato del lavoro. Il record degli occupati, che hanno superato la soglia dei 24 milioni, c’è. Ma, a leggerle bene, le ultime statistiche arrivate dall’Istat suggeriscono maggior cautela.

Partiamo dai conti economici trimestrali pubblicati lunedì, che tra l’altro rivedono al ribasso allo 0,6% la crescita del pil acquisita finora. Nelle pieghe del documento si trova anche un’informazione che verrà meglio dettagliata nel prossimo rapporto sul mercato del lavoro in uscita il 12 settembre: nel secondo trimestre dell’anno le ore lavorate sono diminuite dello 0,2% rispetto a quello precedente, invertendo una tendenza che proseguiva dalla scorsa estate, per effetto di cali nell’agricoltura, nell’industria e nelle costruzioni mentre un lieve aumento si è registrato solo nei servizi. Anche le unità di lavoro, cioè i teorici posti a tempo pieno corrispondenti al totale delle ore lavorate dai lavoratori part time e full time, sono diminuite in tutti i settori (-0,4% nell’industria e -0,5% nelle costruzioni) salendo invece dello 0,2% nei servizi. Che sono anche l’unica branca in cui i redditi da lavoro dipendente pro capite sono scesi (-0,3%), a fronte di una crescita del 2,3% nell’industria e dell’1,7% nelle costruzioni.

In pratica, come attestato dai dati sull’aumento della cassa integrazione (+20,12% nei primi sette mesi dell’anno) e dall’andamento della produzione industriale, negativo da sedici mesi, la manifattura arranca e il lavoro cresce solo nel terziario, ma è lavoro povero e molto spesso a tempo parziale involontario. Vale a dire che quelle persone gradirebbero essere impiegate per un numero maggiore di ore in modo da guadagnare di più, ma non riescono a trovare di meglio. Il che forse dovrebbe indurre premier e ministra del Lavoro a qualche riflessione sulla qualità dei posti per i quali festeggiano.

Un altro tassello lo aggiungono le statistiche flash sugli occupati a luglio, diffuse il 30 agosto. L’incremento dell’occupazione è dipeso interamente da un boom degli autonomi, che hanno toccato quota 5,2 milioni (+75mila sul mese precedente, +249mila in un anno), mentre i dipendenti calavano. Un boom che fa pensare a un travaso di professionalità nell’universo del lavoro indipendente sia per ragioni di convenienza fiscale – la flat tax – sia su richiesta di datori di lavoro che preferiscono esternalizzare i rapporti di collaborazione rivolgendosi a partite Iva più o meno “genuine”. Nel frattempo gli inattivi, cioè persone che non cercano più un posto perché scoraggiate, hanno ricominciato a salire: 73mila in più in un mese, tra cui 63mila donne.

Anche a luglio è poi continuato un trend che va avanti ormai da anni: a guidare la classifica dell’aumento dell’occupazione anno su anno sono gli over 50, che pesano per 304mila sui 490mila nuovi posti creati tra luglio 2023 e luglio 2024 – a fronte di un calo di 6mila tra i 15-24enni – e nel cui bacino gli inattivi sono calati di 108mila unità mentre salivano di 79mila nella fascia più giovane e di 60mila tra i 25-34enni. Lo spostamento è ovviamente legato all’invecchiamento della popolazione, ma anche depurando la variazione tendenziale dai cambiamenti demografici la performance dei più maturi rimane molto migliore (+2,3% di occupati) rispetto a quella dei 15-34enni (+0,3%). Un andamento che difficilmente, come ha fatto notare il presidente della fondazione Adapt Francesco Seghezzi sul Sole 24 Ore, può aprire la strada a un aumento della produttività.