“Il nostro fondatore Baden-Powell fin dalle origini ci esortava a lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato, una frase che include l’essenza del patto generazionale necessario per poter preservare l’esistenza della nostra Terra. D’altronde la crisi climatica colpisce l’intera umanità e dobbiamo lavorare tutti in un senso: quello di ridurla”. Roberta Vincini e Francesco Scoppola, presidenti del Comitato nazionale AGESCI, sono reduci dalla Route Nazionale 2024, che quest’anno ha celebrato cinquant’anni di scoutismo (oggi in Italia gli scout sono 182.000). Anche nella Route, spiegano, “la sostenibilità ha avuto un ruolo importante sia dal punto di vista economico – grazie a campagne specifiche di fundraising e crowdfunding – sia dal punto di vista ambientale, attraverso una progettazione accurata di ogni singola scelta, soprattutto in termini di mobilità delle persone e di trasporto dei materiali: l’85% dei capi ha raggiunto Verona viaggiando in treno, con un risparmio di emissioni di CO2 del 70% circa rispetto ad altri mezzi di trasporto; e anche la scelta dei pasti serviti, provenienti da una dieta vegetariana ha contribuito a contenere l’impronta carbonica che è stata generata dall’evento. È stato poi previsto di sostenere progetti di salvaguardia e cura dei boschi che hanno contribuito a generare un impatto positivo in termini di rimozione e cattura delle emissioni residue”.

Qual è il rapporto con la natura dello scoutismo di oggi?

Vivere nella natura per noi significa vivere esperienze: educhiamo all’abitare con sobrietà e stile gli ambienti di vita. La natura, certamente il contesto educativo privilegiato per vivere lo scautismo, anche se non l’unico, ci consente di crescere sperimentando noi stessi, maturando consapevolezza e limiti personali, collaborando con gli altri. Il Libro della Giungla è l’ambientazione dove crescono parte dei bambini e delle bambine che ci vengono affidati, uno strumento utile per valorizzare gli aspetti dell’amicizia e del rispetto per il prossimo, della cura per gli esseri che abitano il mondo di cui siamo parte.

La natura è anche un modo, oggi, per aiutare i ragazzi a disconnettersi dai dispositivi elettronici?

Stare nella natura non la consideriamo una disconnessione, ma una riconnessione a un ambiente che fa parte di noi. C’è sempre più bisogno di spazi verdi delle nostre città e la nostra Associazione vive il territorio occupandosene, prestando servizio a pulizia anche di piccoli spazi di verde, dei fiumi. Non condanniamo la tecnologia, non è questo il senso della nostra proposta, ma impariamo a utilizzarla al meglio.

Come lo scoutismo vive la crisi climatica, che rende più rischiose, e fonte di ansia, anche le esperienze nella natura?

I nostri ragazzi sono come gli altri, non sono immuni da ansie, difficoltà. Ma hanno una comunità di riferimento che li affianca. Ci impegniamo a stringere, infatti, un patto fra generazioni per la tutela dell’ambiente, facendo riferimento diretto agli obiettivi dell’Agenda 2030 e assumendoci impegni chiari rispetto ai temi da essa indicati. La nostra azione educativa è volta ad aiutare le bambine e i bambini e le ragazze e i ragazzi ad acquisire conoscenze e competenze utili a orientarsi nella complessità delle relazioni che caratterizzano l’ambiente naturale, di cui quello umano è una declinazione.

Come si parla di clima nello scoutismo?

Il nostro modo è quello dell’imparare facendo. Si parla di sostenibilità con i capi, con i bambini e con i ragazzi. In Branca Esploratori e Guide, ragazzi dai 12 ai 16 anni, con il progetto 2030imprese, migliaia di adolescenti e preadolescenti hanno applicato e introdotto attenzioni alla sostenibilità nell’attività scout quotidiana. Hanno messo in discussione il loro modo di spostarsi e viaggiare scegliendo i piedi, bici o, in alternativa, i mezzi meno inquinanti; hanno valutato con più attenzione gli acquisti necessari puntando a un’alimentazione più sostenibile, a chilometro zero, riducendo ogni spreco; hanno provato a recuperare materiali, a riparare, riutilizzare e riciclare prima di acquistare; hanno tenuto in considerazione i rifiuti che avrebbero prodotto, la raccolta differenziata e soprattutto la riduzione di essi; hanno cercato opportunità per collaborare con associazioni esistenti e partecipare ad azioni di piantumazione e protezione del territorio.

Perché avete scelto la felicità come tema al centro del vostro incontro?

La felicità è una scelta politica ben precisa. Non si può essere felici da soli, ma solo se rendiamo felici gli altri. Nessuno deve essere lasciato indietro. È tutto qui, nel servizio, nello stare insieme, nell’essere essenziali e sobri nei propri stili di comportamento: tutti i valori più che mai necessari per questi tempi così complessi.

In che senso, infine, essere scout è fare politica?

La scelta politica non è indiretta, anzi! Non abbiamo preferenze partitiche ma il tema della partecipazione alla res pubblica è uno dei capisaldi della nostra azione educativa. In questo, la Promessa scout continua a indicarci la strada maestra: crescere buoni cittadini, educati al pensiero critico, capaci di valutare, vagliare e scegliere consapevolmente da che parte stare.

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