Questa mattina due attivisti della Campagna “Per il Clima, Fuori dal Fossile”, Mario Pizzola e Alba Silvani, si sono incatenati al cancello d’ingresso del cantiere Snam di Case Pente a Sulmona dove sono state avviate le attività propedeutiche alla costruzione, in piena crisi climatica, della più grande opera fossile del paese, la centrale di compressione a supporto del nuovo gasdotto Linea Adriatica.
“La nostra vuole essere una azione di “obbedienza” civile nonviolenta – hanno dichiarato gli attivisti – per denunciare la folle scelta, avallata dal governo, di costruire due nuovi e dannosi impianti fossili che andranno ad aggravare il cambiamento climatico i cui effetti disastrosi, attraverso eventi meteo estremi, sono ogni giorno sempre più evidenti.” dichiarano i due attivisti.
“È surreale che si parli continuamente di siccità, di mare surriscaldato e poi si vada avanti con opere fossili che incateneranno il paese alle fossili per decenni. La centrale e il metanodotto Linea Adriatica, da Sulmona a Minerbio, sono due infrastrutture totalmente inutili e dannose perché il consumo di metano in Italia è letteralmente crollato a 60 miliardi di metri cubi, ben 26 in meno rispetto al 2005 quando si è toccato il picco massimo. Nei prossimi anni dovrà diminuire ulteriormente. Si tratta di due impianti costosissimi – 2 miliardi e 500 milioni di euro – che servono solo ad incrementare i profitti della Snam ma che saranno pagati dai cittadini italiani attraverso la loro bolletta energetica e dalle tasse dei cittadini europei”.
“Il metanodotto Linea Adriatica – spiegano gli attivisti – devasterà l’Appennino, i cui territori sono di elevatissima qualità ambientale e ricchi di biodiversità. Si calcola che per l’interramento del gasdotto dovranno essere eliminati ben due milioni di alberi. Violando apertamente il principio di precauzione, il metanodotto e la centrale, già di per sé pericolosi, andranno ad aumentare i rischi per le popolazioni locali, insistendo in aree ad altissima sismicità. Il cantiere della centrale di Sulmona è palesemente illegale perché l’autorizzazione a costruire è decaduta il 7 marzo 2023 ed è stato aperto senza l’ottemperanza delle prescrizioni “ante operam” stabilite dal decreto VIA. La stessa Valutazione di Impatto Ambientale, risalente ad oltre 13 anni fa, va considerata decaduta e quindi rifatta daccapo, alla luce di una sentenza del Consiglio di Stato del 2020 che ha fissato per tutti i progetti la durata della VIA in cinque anni”.
“Abbiamo compiuto questa azione nonviolenta e siamo pronti a continuare a lottare, così come abbiamo fatto per oltre 16 anni, per lanciare un chiaro messaggio – concludono Mario Pizzola e Alba Silvani – : il nostro non è un territorio di sacrificio per i meschini interessi delle multinazionali del fossile. Noi non siamo sudditi della Snam ma cittadini consapevoli dei nostri inalienabili diritti. I nostri rappresentanti politici, se non vogliono essere complici della devastazione fossile che la Snam si appresta a compiere, escano dal sonnambulismo che li ha finora contraddistinti e si assumano le loro responsabilità. Essi sono stati eletti per questo.