Chi a gennaio ci aveva creduto e aveva chiesto informazioni ai Caf, ricevendo una smentita, ormai se l’è probabilmente dimenticato. Se ne riparlerà a inizio 2025, quando per continuare a ricevere molte agevolazioni tra cui l’Assegno di inclusione bisognerà rinnovare l’Isee. Per ora nulla è cambiato: l’esclusione dei titoli di Stato e dei buoni fruttiferi postali fino a un valore di 50mila euro dall’Indicatore della situazione economica equivalente, prevista dalla legge di Bilancio per il 2024, resta una promessa inattuata. Il governo infatti non ha mai emanato il decreto necessario per modificare il regolamento del 2013 che elenca le componenti del patrimonio immobiliare e mobiliare di cui tener conto per il calcolo.

La misura finanziata con 44 milioni di euro annui dal 2024 non è quindi in vigore. Pazienza per chi ne avesse tenuto conto prima di investire, per esempio, nel Btp Valore spinto da spot del Mef che suggerivano tra l’altro la possibilità di pagarsi una crociera con le cedole. Dall’Inps confermano che, in attesa del provvedimento governativo, i possessori di titoli di debito pubblico italiano devono continuare a indicarli in Isee. La soluzione non pare essere imminente. Giovanni Angileri, presidente del CAF Uil e coordinatore della Consulta Nazionale dei Centri di assistenza fiscale, conferma a ilfattoquotidiano.it che dopo una riunione al ministero del Lavoro che si è tenuta prima dell’estate non sono arrivati aggiornamenti sull’attuazione della norma.

L’idea di escludere una parte di patrimonio finanziario dall’Isee è stata criticata da molti osservatori visto che mette in competizione per assegno unico per i figli, bonus luce e gas, aiuti per l’asilo nido e altre provvidenze nuclei che hanno potuto permettersi di comprare titoli di Stato per decine di migliaia di euro con famiglie che non hanno alcun risparmio. Ma l’esecutivo ha tirato dritto, tanto da modificare in corsa la bozza del decreto Pnrr che inizialmente prevedeva la considerazione dei titoli di Stato nel patrimonio ai fini dell’Isee per i soli percettori dell’Assegno di inclusione e del Supporto formazione lavoro e disporre che, al contrario, l’esclusione andava applicata anche in quel caso. Il problema è che poi il regalo a chi ha dato un patriottico contributo al rifinanziamento del debito monstre dello Stato italiano (quasi 3mila miliardi) è rimasto solo sulla carta.

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