Nel complesso panorama cinematografico contemporaneo, raccontare la sofferenza e la resistenza del popolo palestinese, specie di questi tempi, è impresa ardua. Richiede una narrazione che coniughi sensibilità estrema e una visione creativa capace di penetrare nelle pieghe più intime della realtà. Il regista Giovanni C. Lorusso, con A Man Fell, presentato nell’ambito delle Giornate degli Autori, sezione autonoma e parallela della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, riesce a centrare questo difficile obiettivo con un film documentario girato a Sabra, nel Libano, città indissolubilmente legata al tragico massacro del 1982, perpetrato dalle Falangi libanesi e dall’esercito di Israele, che causò la morte di oltre 3mila palestinesi e sciiti libanesi.

In questo contesto di devastazione e sofferenza, sorgeva il Gaza Hospital, un tempo ospedale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, che nel film diventa simbolo potente, capace di racchiudere l’essenza stessa della disperazione e della resilienza umana. “L’ex Gaza Hospital situato nel cuore del campo profughi di Sabra – mi spiega il regista – non è semplicemente un set cinematografico, al contrario è uno dei protagonisti del film. Questo imponente edificio abbandonato, un tempo rifugio e speranza per migliaia di palestinesi, oggi è un monumento al degrado e alla precarietà della vita nei campi profughi. Le sue mura, corrose e segnate dal tempo, raccontano storie di sofferenza e resistenza, riflettendo la condizione di un popolo costretto a lottare ogni giorno contro un destino incerto e opprimente”.

La scelta di filmare l’edificio in modo da far emergere la sua natura opprimente, con una luce che sembra intrappolata nelle ombre, riflette perfettamente la condizione di chi vi abita. La luce naturale che penetra solo dai piani superiori crea un contrasto netto con l’oscurità degli spazi interni, una dicotomia che diventa metafora dello stato d’animo degli abitanti: la luce, simbolo di speranza e possibilità, è costantemente minacciata dall’ombra, emblema della desolazione e della realtà opprimente. “In A Man Fell – prosegue Lorusso – la fonte principale di ispirazione è stato l’intero lavoro letterario dell’autore palestinese Ghassan Kanafani, e alcune tracce dei suoi racconti sono presenti anche all’interno del film. Tutto è nato quasi per caso durante il mio quarto viaggio in Libano, dopo aver incontrato Yasser Al Ali, un barbiere di Sabra, che mi invitò a visitare il Gaza Building, dove viveva con i suoi tre figli. Una sera, entrando nell’edificio, mi disse: ‘Benvenuto all’inferno, Gio’. Dopodiché trascorsi lì 25 giorni, con l’obiettivo di ritrarre l’energia e la resistenza di questo luogo simbolico della condizione palestinese”.

Una delle scelte più significative del regista è stata quella di raccontare la storia attraverso gli occhi di un bambino, il giovane Arafat: la prospettiva innocente e pura di un undicenne offre un contrasto potente con la cruda realtà del campo. La spontaneità e la sincerità di Arafat durante le riprese hanno sorpreso lo stesso Lorusso, che inizialmente era scettico sull’idea di avere un bambino come protagonista. Ma è proprio questa scelta narrativa a rendere A Man Fell un’opera capace di toccare lo spettatore, permettendogli di avvicinarsi alla dura realtà del campo attraverso un mix di meraviglia e angoscia. E poi l’immagine dell’uomo che cade, un episodio realmente avvenuto durante le riprese e documentato da video amatoriali degli abitanti del campo, si intreccia profondamente con la narrazione della resistenza palestinese.

Questo evento tragico è stato integrato nel film come una potente metafora della disperazione e del desiderio di fuga che caratterizza la vita nell’ex Gaza Hospital. La caduta diventa così un simbolo della lotta costante tra la speranza di una vita migliore e la realtà opprimente che sembra non lasciare vie di scampo.

La realizzazione di A Man Fell, ha comportato diverse sfide tecniche e creative: la limitata disponibilità di elettricità e la necessità di trasportare l’attrezzatura attraverso i check-point militari hanno reso la produzione del film un’impresa ardua. Tuttavia, queste difficoltà hanno anche permesso al regista di sviluppare un approccio più immediato e naturale alle riprese, contribuendo a creare un ritratto autentico e rispettoso della vita nell’ex Gaza Hospital. Il risultato è un film che non solo informa, ma tocca profondamente lo spettatore, offrendogli uno sguardo su una realtà spesso ignorata.

A Man Fell, prodotto da Labo Gcl, Primate e Revok, con il patrocinio di Amnesty International Italia, non è solo un film sulla sofferenza palestinese, ma una riflessione sulla condizione umana in situazioni di estrema privazione e disperazione. Giovanni Lorusso ha saputo bilanciare la necessità di raccontare una storia potente con il rispetto per le persone coinvolte, creando un’opera che non solo informa, ma che tocca profondamente chi vi assiste.

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