Se la rivoluzione industriale è stata caratterizzata dall’avvento delle macchine e di nuove fonti di energia inanimate (1), oggi i mutamenti in campo economico, tecnologico ed energetico spingono gli studiosi e sociologi a parlare di società post industriale, con Daniel Bell e Jeremy Rifkin che hanno postulato l’inizio della terza rivoluzione industriale e società dell’informazione.
Gli elementi che oggi sono tra i più dirompenti, capaci di avviare una nuova era di stravolgimenti degli schemi sociali, economici e politici esistenti, sono la società e cultura digitale di massa in cui siamo immersi in ogni istante della nostra vita, tanto da trasformare gli esseri umani in cellule, neuroni, profili psicologici e dati, uniti in un organismo vivente pulsante. A tutto questo si somma l’avanzare delle tecnologie e l’uso generalizzato delle intelligenze artificiali già presenti in ogni smartphone, PC, rete, a beneficio delle più grosse aziende private del pianeta. (2)
All’inizio di questo secolo c’è stato un entusiasmo dei cittadini e dei movimenti sociali per lo sviluppo della rete e del mondo digitale. Si è potuto bypassare l’informazione dei media creando nuove narrazioni e mostrando realtà nascoste dalle tv ufficiali; i cittadini hanno trovato nuova libertà di connettersi, fare rete, creare movimenti e proteste spontanee senza leader. In questo modo si è colpito al cuore del potere della società post-industriale: il controllo dell’informazione, della conoscenza e del sapere.
È iniziata una distribuzione di questo potere ai cittadini e ai movimenti, che, infatti, ad inizio secolo, hanno garantito la nascita di media indipendenti ovunque. Si è pensato che fosse l’inizio di una nuova era, per un digitale aperto e libero e il tecnottimismo è diventato un atteggiamento molto diffuso. È nata una certa benevolenza verso qualsiasi tecnologia che si affacciasse sul mercato e la convinzione che una soluzione tecnologica, una scoperta scientifica potesse risolvere ogni nostro problema. Questo è un tipico atteggiamento che ritroviamo quando parliamo delle devastazioni ambientali e del surriscaldamento globale e spinge i cittadini al disimpegno su molti temi.
La verità è che serve conflitto, impegno politico e impegno personale per cambiare abitudini tanto radicate quanto malsane.
Anche il M5S è vittima del tecnottimismo e deve tornare a guardare la realtà con senso critico con conoscenze multidisciplinari, perché le tecnologie ci forniscono nuovi vantaggi e nuovi rischi, prigioni e libertà, riducono il potere che abbiamo sulle nostre vite o possono aumentarlo, aggiungono dipendenze e ci possono rendere indipendenti ma anche isolati.
Vanno in questa direzione le proposte sulla transizione digitale che ho depositato per la costituente del M5S, “Limite di età per i social media e l’uso degli smartphone”.
– A causa dei danni che l’uso degli smartphone e dei social media stanno generando principalmente per le bambine e le ragazze sotto i 14 anni, come dimostrano numerose ricerche scientifiche, bisogna introdurre un’età minima per l’acquisto e l’uso degli smartphone a 14 anni e un’età minima per i contratti digitali con le piattaforme e l’iscrizione ai social media a 16 anni
– Protezione e pieno controllo della nostra identità digitale attraverso un cloud pubblico con obbligo di accesso alle piattaforme social o di servizi online solo attraverso SPID e CIE, per una cessione limitata, controllata, protetta e temporanea dei nostri dati
– Diritti digitali ereditari: in seguito alla morte di un individuo stabilire obbligo di cessione da parte dei social media dei contenuti digitali prodotti dal dipartito sulla piattaforma social (testo, foto e video) agli eredi legittimi (figli, consorte)
– Sanzionare i comuni e le amministrazioni pubbliche che non realizzano gli Open Data e promuovono procedure di Open Government, fornendo fondi Europei per la loro realizzazione. In questo modo si distribuisce potere ai cittadini e ad organizzazioni sociali e civili
– Istituzione di un’autorità italiana per l’uso etico dell’intelligenza artificiale capace di intervenire con norme giuridiche, sanzioni e studi di fronte agli abusi, districando le sfide sulla responsabilità dell’IA e sulla proprietà delle sue opere. Inoltre bisogna rafforzare le competenze digitali e di produzione di intelligenze artificiali a servizio della sfera pubblica e del bene comune.
– Assumere personale nella polizia postale per tutti i reati in campo digitale
– Obbligo di pubblicazione delle ricerche scientifiche, finanziate dai soldi pubblici, su piattaforme aperte e gratuite liberamente consultabili.
(1) Non prodotta dall’uomo o dagli animali ma dal petrolio, il carbone, il gas naturale, la legna da ardere o biomasse, i combustibili nucleari, l’energia idroelettrica, eolica, geotermica e solare.
(2) Ritorno al 2050 – Verso una terra giusta
(3) https://jonathanhaidt.com/social-media/