Nobiltà mafiosa ai massimi livelli, con recenti interessi e potere dentro la curva dell’Inter. Questo era Antonio Bellocco, detto Totò, anni 36, ucciso da Andrea Beretta a Cernusco sul Naviglio. Due coltellate alla gola e una vita spezzata. Forse proprio a causa dei soldi che ruotano attorno allo stadio. Bellocco jr ci era entrato dopo un altro omicidio, quello di Vittorio Boiocchi, ucciso il 29 ottobre 2022 davanti a casa sua. E il suo era stato un ingresso che aveva ridefinito, e non di poco, equilibri delicati.

Anche per quel pedigree di ‘ndrangheta. Totò infatti si portava dietro una condanna definitiva per mafia. Arrivato in Lombardia verso la fine del 2022, come già raccontato da Ilfattoquotidiano.it, aveva scelto come residenza il comune di Pioltello, da sempre roccaforte di famiglie mafiose come i Manno e i Maiolo, ma anche ritrovo storico di membri di rilievo della Curva Nord. Del resto suo padre Giulio Bellocco, morto il 9 gennaio 2024, si trovava ristretto al 41 bis a Opera dove stava scontando 13 anni per associazione mafiosa. Con la moglie Aurora Spanò e gli stessi figli, compreso Antonio, secondo diverse sentenze, rappresentava la cosca Bellocco nel comune di San Ferdinando non distante dal principato di Rosarno.

A carico di Bellocco jr resta una condanna definitiva a 9 anni per associazione mafiosa e altri reati, alcuni aggravati. L’indagine è denominata Vento del Nord. Arrestato da incensurato, sceglie come molti il rito abbreviato. La sentenza arriva nel maggio 2014. Con cumulo calcolato in 21 anni, poi ridotti 14 per via del rito. Nel capo d’imputazione si legge che il nipote del capobastone “forniva un costante contributo per la vita dell’associazione in occasione dei colloqui con la madre Aurora Spanò, la aggiorna sugli avvenimenti più recenti relativi a dinamiche d’interesse del sodalizio, le comunicava messaggi e informazioni degli altri affiliati (…) e inoltre forniva un contributo rilevante nella consumazione di alcuni reati fine e, più in generale, si metteva a completa disposizione degli interessi della cosca”.

Si renderà poi anche colpevole di favoreggiamento della latitanza del cugino Francesco, fingendosi lui con un documento falso e riconoscendo all’anagrafe il figlio del parente. Così evitandogli di lasciare il suo bunker. Reato inizialmente aggravato dal aver agito per la cosca, poi caduto in Appello. In secondo grado, il 19 febbraio 2017 la condanna sarà rimodulata in 15 anni poi ridotti a 10 per il rito abbreviato. Per diventare definitiva nel 2019 con un ulteriore sconto fino a 9 anni in Cassazione. Poi era ricomparso a Milano ufficialmente al fianco dei nuovi capi del direttivo della curva Nord dell’Inter. E con poteri decisionali, come quando poco meno di un anno fa appoggiò la storica decisione di escludere dalla Nord il gruppo degli Irriducibili, concedendo loro solo un piccolo spazio al secondo anello blu. In questo modo passando sopra ai vertici storici dello stesso gruppo come Domenico Bosa, detto Mimmo Hammer, condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso visto i suoi legami con il clan Pompeo di Bruzzano.

Nel nuovo direttivo, Bellocco sembrava ben voluto. Dai social emerge l’amicizia con Marco Ferdico, uno dei massimi leader della Nord proprio come Beretta. Basti pensare che i tre, appena martedì sera, quindi poche prima dell’omicidio del rampollo di ‘ndrangheta da parte dello stesso Beretta, erano in campo insieme per una partita di calcetto, come dimostra uno scatto postato su Instagram. Poche ore dopo la lite, gli spari e le coltellate. Toccherà ora agli inquirenti cercare di stabilire qual è il movente di un omicidio eccellente che rischia di terremotare non solo gli equilibri di potere all’interno alla curva nerazzurra.

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