Scuola

Per i soli libri di testo di mio figlio, 362 euro. Poi zaino, quaderni e dizionari. Ben tornati a scuola!

Ci sono due cose che, nella scuola dei miei figli, sento mancare rispetto a quando a scuola andavo io. La prima è la gioia, e a volte anche l’ansia, di comunicare ai genitori i voti presi. Quella sensazione di agitazione per dover dire a mamma e papà che il compito di greco era andato proprio male, o l’orgoglio per gridargli con felicità che eravamo tornati a casa con un 8 a latino. Poco alla volta, quasi senza che ce ne rendessimo conto, in quel modo diventavamo grandi, imparavamo a prenderci le nostre responsabilità e anche, ammettiamolo, a gestire i tempi, magari comunicando sì il brutto voto, ma dopo che eravamo comunque andati alla festa cui tenevamo tanto. Ecco, tutto questo è stato ucciso dal registro elettronico su cui tanto ho già detto e scritto, ma sul cui eccessivo utilizzo mai abbastanza sarà pronunciato.

La seconda è quella allegra baraonda che si creava davanti all’uscita di scuola, i primi giorni dell’anno, fra i ragazzi che rivendevano i libri dell’anno prima e quelli che li compravano per l’anno che stava per cominciare. Era una bella baraonda, ricordo con precisione la cura con cui cercavo di cancellare tutti i segni che avevo lasciato io mentre studiavo, in modo che non fossero di ostacolo alla vendita. E che soddisfazione se qualcuno si fermava dove io esponevo la mia merce e comprava davvero i miei libri.

Certo, era una piccola soddisfazione per me, ma anche un bel risparmio per i miei genitori. Ecco, questa allegra tradizione, invece… è morta sotto il peso schiacciante delle ristampe e delle nuove edizioni che poi, diciamolo, spesso così nuove non sono.

Ho lavorato per una casa editrice che pubblicava in buona parte testi scolastici e so bene che le industrie del settore non vedevano di buon occhio quei mercatini studenteschi davanti alle scuole, ma oggi, da genitore, non posso non constatare che mandare a scuola un figlio costa, parecchio.

Attenzione, non parlo del fargli frequentare istituti privati o corsi di alta formazione, parlo di un normale, ordinario corso di studi regolare. Giovanni quest’anno inizierà il liceo e sull’efficientissimo sito della sua nuova scuola da qualche settimana è stata pubblicata la lista dei testi (inutile dirvi che 3 su 5 sono nuove edizioni, vero?), quindi per cercare di non trovarci ore ed ore in fila o, peggio, giorni e giorni in attesa della consegna dei libri su cui lui dovrebbe studiare, ci siamo mossi per tempo comprando quanto necessario.

Spesa totale, per i soli libri (ad esclusione di quello di inglese, non ancora disponibile perché la stampa della nuova edizione non è ancora disponibile nelle librerie, sic!) 362 euro. A questo abbiamo dovuto aggiungere lo zaino nuovo (quello orgogliosamente usato fino all’esame di terza media aveva ormai fatto il suo tempo e non sarebbe stato più in grado di reggere, fisicamente, il peso della cultura) e dovremo aggiungere quaderni, album da disegno e tutti gli altri materiali consumabili, senza considerare che, avendo scelto il linguistico, a questi si affiancheranno anche i dizionari di inglese, francese, spagnolo. E, sperando che le date dei compiti in classe non coincidano con quelle di Marco, perlomeno quello di latino sarà in code-sharing.

Discorso più o meno simile, anche se leggermente ridotto essendo lui in quinta liceo e beneficiando di alcuni libri “pluriennali” vale per il corredo scolastico del nostro primogenito. Risultato, nel corso dell’anno sarà molto facile arrivare a superare i 1.000 euro, e non di poco.

In questi giorni la stampa sta rilanciando dati ufficiali che parlano, a vario titolo del caro scuola. C’è chi, come Federcosumatori parla di un +18% per il solo incremento del costo dei libri e chi, come Facile.it mette in evidenza che sono sempre di più gli italiani che ricorrono a prestiti personali per pagare la scuola ai figli. Attenzione però, dai numeri della seconda analisi pare emergere un dato: quasi un terzo dei finanziamenti è chiesto per cifre tutto sommato piccole, sotto ai 3.000 euro. Questo vuol dire che non si tratta di master universitari o facoltà post diploma, ma i primi gradi di istruzione. Forse per pagare l’asilo, forse la scuola materna, forse per mandare a scuola i figli con i libri in ordine.

Sperando che l’anno prossimo non ci sia la nuova, ennesima, edizione diversa solo per la didascalia della foto a pagina 15 e che, in barba alle mille ristampe, si ricomincino ad esporre i libri usati davanti a scuola, che se non ci si paga il mutuo, quantomeno si va a prendere una pizza con gli amici per festeggiare l’inizio del nuovo anno scolastico.

Buona scuola ragazzi. E non fate troppe orecchie ai libri, che non si sa mai si riesca a rivenderli.