La Grenfell Tower diventò “una trappola mortale” anche a causa della “disonestà e l’incompetenza” di privati e istituzioni. L’inchiesta sull’incendio del grattacielo di Londra andato a fuoco nella notte tra il 13 e il 14 giugno 2017 in cui morirono oltre 70 persone, tra cui anche i due giovani italiani Gloria Trevisan e Marco , rivela che decenni di errori e mancanze da parte del governo, delle autorità di regolamentazione e dell’industria
L’inchiesta pubblica durata anni sul rogo, il più letale sul suolo britannico dalla Seconda Guerra Mondiale, ha concluso che non c’è stata una “singola causa” della tragedia, ma che i residenti sono stati abbandonati dalle compagnie disoneste, dalle autorità di regolamentazione deboli o incompetenti e da un governo compiacente. Ha affermato che “molte mancanze di una vasta gamma di istituzioni, enti e individui” hanno portato all’incendio. Un rapporto molto atteso da media e famiglie delle vittime come un’occasione per “svergognare” finalmente i responsabili di quel “disastro annunciato”.
Il rapporto, articolato minuziosamente in ben 1700 pagine dopo anni di raccolta di elementi e di testimonianze da parte della commissione indipendente d’inchiesta guidata di sir Martin Moore Bick, alto magistrato a riposo, mette in rilievo i “decenni di fallimenti” attribuiti a vari governi e a una quantità di soggetti come cause ultime della strage. Sullo sfondo di negligenze normative, di manutenzione e di controllo moltiplicatisi negli anni della privatizzazione della gestione di tanta parte dell’edilizia popolare pubblica nel Regno.
Quasi nessuno viene risparmiato nella requisitoria sintetizzata stamane da sir Martin: dalle aziende che produssero o installarono i pannelli incriminati, a quella che curò un restauro fatto al risparmio nel 2011, fino ai responsabili politici. A quest’ultimo riguardo, il documento chiama sul banco degli imputati i vari governi (conservatori e laburisti) succedutisi “dai primi anni ’90” per “i decenni di fallimenti” e “le occasioni perdute” di legiferare in modo più severo sui rivestimenti a rischio; nonché, nello specifico, il governo Tory-LibDem di David Cameron e Nick Clegg, colpevole d’aver addirittura alleggerito nel 2010 le regole di controllo; e l’amministrazione del municipio di Kensington and Chelsea, per la “persistente indifferenza” di fronte ai ripetuti allarmi della comunità locale in materia di “sicurezza delle persone più vulnerabili” (parole in netto contrasto con la conclusione assolutoria verso la presunta buona fede delle autorità municipali contenuta a suo tempo in una controversa inchiesta giornalistica dello scrittore Andrew O’Hagan).
Non mancano inoltre bacchettate ai vigili del fuoco della London Fire Brigade, per non aver preparato piani di evacuazione adeguati. Ad alimentare il fuoco fu in particolare il rivestimento ‘estetico’ della facciata: fatta di pannelli rivelatisi infiammabili frattanto messi fuori legge nel Regno, ma non ancora rimossi completamente da tutti gli edifici, secondo diverse denunce. Sul piano penale prosegue intanto un’indagine parallela, ma la polizia ha confermato di non prevedere eventuali incriminazioni per negligenze o strage colposa prima del 2026. Una tempistica criticata dalle associazioni dei familiari delle vittime e dagli scampati.