Il parroco di Sant’Agnello, don Francesco Saverio Iaccarino, è stato iscritto nel registro degli indagati per aver consentito di far svolgere sul sagrato della Chiesa la benedizione religiosa dei camion dell’azienda di un pregiudicato di camorra, il coindagato Salvatore Langellotto. Si tratta dell’imprenditore edile originario di Castellammare di Stabia, agli arresti domiciliari col braccialetto elettronico per il pestaggio dell’ambientalista Wwf Claudio d’Esposito e per le reiterate minacce al giornalista del Fatto Quotidiano, Vincenzo Iurillo, che per primo scrisse di questa benedizione. Il transito di mezzi pesanti nella mattinata del 30 dicembre scorso provocò danni alla piazza della Chiesa ed in particolare al paletto ed al lucchetto messi a impedire l’ingresso dei veicoli non autorizzati: i camion arrivarono in paranza e nel frastuono di clacson, per non passare inosservati.
Lo confermano a ilfattoquotidiano.it almeno tre fonti qualificate: è don Francesco la seconda persona denunciata in un’informativa di polizia del commissariato di Sorrento, retto all’epoca dal dirigente Nicola Donadio ed oggi dal dirigente Alfredo Petriccione. I reati ipotizzati sono quelli anticipati nell’articolo di giugno che dava notizia dell’apertura di un’inchiesta: invasione abusiva di suolo pubblico e danneggiamento aggravato. Il fascicolo è sul tavolo del pm di Torre Annunziata Antonio Barba. È lo stesso pm che ha chiesto e ottenuto l’arresto e il rinvio a giudizio di Langellotto per le altre note vicende.
Don Francesco Iaccarino avrebbe fornito una ricostruzione dei tempi e dei modi che non ha convinto gli investigatori. In particolare sul punto – centrale – delle circostanze relative al danneggiamento del paletto. Abbattuto il quale, i cinque camion di cui Langellotto ha rivendicato la proprietà in una intervista a positanonews.it (poi rimossa), sono entrati in piazza davanti al sagrato per parcheggiare e ricevere la benedizione del parroco.
Altro punto sul quale i poliziotti lavorano, riguarda le comunicazioni avvenute quel giorno tra il parroco, il comandante dei vigili urbani dell’epoca Michele Guastaferro, e il sindaco Antonino Coppola. Per appurare se e come quella benedizione fu ‘autorizzata’ verbalmente da qualcuno, e in che modo, e perché. Di scritto, infatti, non c’è nulla, e i camion furono multati dai vigili qualche giorno dopo. Ci sono agli atti le deposizioni di Guastaferro, Coppola (che non risultano indagati) e del parroco.
Quella vicenda fu la palla di neve che diede il via a una valanga. Tornò d’attualità l’aggressione di Langellotto a d’Esposito, che era avvenuta qualche mese prima, a marzo, e a soli 200 metri dalla Chiesa, come ritorsione per le denunce dell’ambientalista che bloccarono una speculazione edilizia avviata dall’azienda del padre dell’imprenditore, Edilgreen (oggi ne è socio il figlio, ed è stata colpita da interdittiva antimafia insieme ad altre 13 aziende a lui riconducibili). Ci furono polemiche per aver consentito una benedizione pubblica a un pregiudicato a quattro anni e mezzo per concorso esterno nell’associazione camorristica del clan Esposito, una costola dei Cesarano, in modalità tali da sembrare una dimostrazione di potere e di controllo del territorio.
Del caso si occuparono le Iene e il cronista del Fatto Quotidiano, intervistato da Giulio Golia, fu oggetto di ulteriori minacce e messo sotto vigilanza di polizia dopo un agguato subito da Langellotto in una farmacia, dal quale riuscì a sottrarsi chiamando il commissariato. Episodi per i quali l’imprenditore edile fu colpito il 12 febbraio da una seconda misura cautelare, dopo quella spiccata il 26 gennaio per aver mandato d’Esposito all’ospedale: fu emessa pochi giorni dopo la messa in onda della trasmissione televisiva.
Ci furono altri strascichi. Il sindaco Coppola diede un’accelerazione alla riorganizzazione degli uffici, così da trasferire Guastaferro ad altro incarico e a sostituirlo ad aprile con Maurizio Crotti, comandante a Casal di Principe per 7 anni e in servizio a Vico Equense per 23, “individuato tramite graduatoria consequenziale a concorso pubblico”, come riportato da un comunicato stampa dell’amministrazione comunale. Mentre il parroco fu colpito da una brutta meningite e fu ricoverato al Cotugno il 10 febbraio: per fortuna è guarito ed è tornato in parrocchia solo il primo luglio.
Don Francesco è il primo parroco della storia di Sant’Agnello non eletto dai parrocchiani, secondo un antico privilegio di alcune parrocchie della costiera sorrentina. È stato nominato nel 2017 dal vescovo di Castellammare di Stabia, Monsignor Francesco Alfano, che non intende indire le nuove elezioni chieste da alcuni fedeli del posto.
Nonostante il clamoroso impatto mediatico dell’intera vicenda, non ci sono invece state ripercussioni o polemiche nel dibattito politico cittadino. L’opposizione a Coppola è rimasta in silenzio e non ha criticato l’amministrazione o avanzato interrogazioni. I loro consiglieri sono stati eletti in una lista ispirata dall’ex sindaco Piergiorgio Sagristani, che non ha potuto ricandidarsi perché reduce da due mandati. Nel 2013 divenne virale la foto, pubblicata dal quotidiano Metropolis, in cui si vedeva Langellotto sollevare Sagristani per portarlo in trionfo in piazza Matteotti dopo la vittoria. E si sapeva già chi era Langellotto: fu arrestato per concorso esterno in associazione camorristica nel 2009, era già alla sbarra e la sua condanna divenne definitiva nel 2015.