Devono essere i giorni di Giuseppe Garibaldi sul blocco degli appunti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per mala sorta proprio gli stessi giorni in cui si deve occupare dell’imbarazzo provocato al governo dal suo ministro della Cultura e da una sua consulente mancata diventata spina nel fianco a ritmo social. All’inizio della settimana la premier si era vantata per il fatto che non “c’erano mai stati tanti occupati dai tempi di Garibaldi” (che tra l’altro non fece né il capo di governo né il ministro del Lavoro), oggi invece presiede l’esecutivo del suo partito e fa risuonare un vecchio motto attribuito all’Eroe dei due mondi. Non è proprio “qui si fa l’Italia o si muore” ma la parafrasi ci si avvicina: “Noi stiamo facendo la storia – dice ai vertici di Fratelli d’Italia – e dobbiamo esserne tutti consapevoli. E questo non prevede né pause né soste, ma tanto meno può consentire errori e passi falsi”. Sembra fare capolino nel ragionamento le difese impacciate del ministro Gennaro Sangiuliano davanti allo stillicidio di post e stories di Maria Rosaria Boccia. Puntualmente il lato b di questa avvertenza è – come sempre accade nelle riflessioni della presidente del Consiglio – che “dobbiamo essere consapevoli che non ci viene perdonato nulla e che nulla ci verrà perdonato”. Cioè bisogna stare attenti non solo perché è giusto ma perché “quando i nostri avversari non hanno trovato nulla per attaccare, hanno dovuto inventarsi di sana pianta notizie false per farlo. E quando qualcuno ha compiuto un passo falso, hanno utilizzato ogni strumento a disposizione per colpirci”, cioè i giornali, l’opposizione, l’opinione pubblica hanno fatto i giornali, l’opposizione, l’opinione pubblica. “Siamo sempre stati i giudici più implacabili di noi stessi, e dobbiamo continuare ad esserlo – giura la premier – perché l’occasione storica che ci hanno dato i cittadini non merita di essere sprecata per un errore, una distrazione o una sbavatura. Non possiamo permetterci di prestare il fianco”.

La relazione della capa del governo è un elenco di trionfi: sul lavoro, sui migranti, nella politica internazionale, anche in quella comunitaria. Un elenco fatto apposta non tanto per i dirigenti di Fdi ma perché “trapeli” sulle agenzie di stampa secondo la consueta formula dei “quanto si apprende”. “Abbiamo registrato il record assoluto di occupati nella storia d’Italia – insiste la premier – Cresce l’occupazione di qualità e diminuisce il precariato, che invece era esploso durante i governi di sinistra”. Alla segretaria del Pd Elly Schlein che vuole un confronto sull’occupazione femminile, Meloni risponde che “da quando siamo noi al governo il gap con il resto d’Europa si è ridotto. Sono ora 10 milioni e 240mila le lavoratrici in Italia, con il tasso di occupazione record del 53,6%, con un aumento di 2 punti percentuali rispetto al dato di ottobre 2022, quando si è insediato questo governo”. La media europea è superiore al 66%, ma tant’è.

Il lavoro del governo sull’immigrazione fa dire alla presidente del Consiglio che “avevamo ragione e la sinistra torto”. In che senso? Meloni vede un “cambio di passo“, perché gli sbarchi calano rispetto al 2023 e al 2022 (“e cosa più importante i morti e i dispersi in mare”) e come prova porta tra l’altro gli accordi con Tunisia e Libia. Vale la pena precisare che al 31 agosto gli sbarchi sono stati poco più di 41mila contro gli oltre 114mila del 2023 e i 58mila del 2022. Ma proprio 2022 e 2023 sono stati gli anni “peggiori” dal punto di vista degli arrivi via mare dal 2018 in poi. Quindi il calo di cui parla Meloni sarà tutto ancora da verificare. Ad ogni modo per la presidente del Consiglio “è la dimostrazione di quello che abbiamo sempre sostenuto: l’unico modo per impedire altre tragedie in mare è fermare le partenze e combattere i trafficanti senza scrupoli”. Perfino con l’Europa i rapporti sono migliori di quanto si vede, spiega la premier. Fdi non ha votato la riconferma della presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, ma “più che per lei, per la maggioranza arcobaleno che la stava sostenendo. Votare a favore di un programma politico sbilanciato a sinistra con l’apertura ai Verdi avrebbe significato tradire il mandato ricevuto dagli italiani”. Dunque altro che Italia isolata in Europa: “Una narrazione che conto di smentire non solo continuando a collaborare proficuamente con Ursula von der Leyen sui dossier più importanti per l’Italia, ma anche riuscendo ad ottenere per il nostro commissario designato, Raffaele Fitto, un ruolo e un portafoglio all’altezza del peso della nostra Nazione. Sarebbe la conferma che abbiamo ragione noi quando diciamo che l’Europa debba riconoscere all’Italia ciò che gli spetta per il ruolo che ha, non per come vota. E che vieni rispettato se sei credibile, non se sei accondiscendente”.

Insomma va tutto bene anche se “il lavoro da fare è ancora tanto”. Gli unici problemi riguardano le Regionali, a quanto pare. Il centrodestra ha governato finora due tra le tre Regioni al voto (Umbria, Liguria, Emilia Romagna) eppure la premier parla di “ribaltare i pronostici“. Ammette che in particolare in Liguria, che esce appesantita dalle inchieste per corruzione che hanno riguardato l’ex governatore Giovanni Toti, “la situazione è più complessa” nonostante il lavoro della Regione sia definito “ottimo“. La premier si fa forza dei risultati elettorali del partito dall’insediamento del governo in avanti: “Gli italiani credono in noi più di quanto a volte sembriamo crederci noi. Gli italiani lo hanno capito e, da quando siamo al governo, ci hanno sempre premiato”. Anzi, “tutto il centrodestra è cresciuto, e questo ha reso il nostro governo il più solido e stabile d’Europa e del G7. Questo è un fatto molto importante e significativo, e ha spaventato sul serio chi non accetta che il centrodestra sia al governo e che stiamo cambiando le cose”.

Da qui parte l’ulteriore tratto di percorso di team building interno a Fdi: “Tutti noi – sottolinea – abbiamo un compito molto più grande delle nostre aspettative e dei nostri desideri, e dobbiamo essere capaci di tenerlo ben presente ogni giorno. Soprattutto quando possono presentarsi delle difficoltà. È il lavoro, lo spirito di sacrificio, la determinazione che ci hanno portato al governo della Nazione e che ci consentiranno di continuare a difendere gli interessi del nostro popolo”.

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