Mostra del Cinema di Venezia

Peter Weir Leone d’Oro alla Carriera a Venezia, 10 film in 36 anni ma “tutte pietre miliari”

“Oh Capitano, mio capitano”. Occhi lucidi e abbracci sinceri per Peter Weir Leone d’Oro alla Carriera a Venezia. L’ottantenne cineasta australiano è stato premiato nella sala Grande del Lido da Ethan Hawke, attore che probabilmente gli deve ascissa e ordinata del grafico Prichard della propria ricca carriera. “Dopo L’attimo fuggente ho sempre cercato di trovare […]

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“Oh Capitano, mio capitano”. Occhi lucidi e abbracci sinceri per Peter Weir Leone d’Oro alla Carriera a Venezia. L’ottantenne cineasta australiano è stato premiato nella sala Grande del Lido da Ethan Hawke, attore che probabilmente gli deve ascissa e ordinata del grafico Prichard della propria ricca carriera. “Dopo L’attimo fuggente ho sempre cercato di trovare quella stessa energia nel resto della mia carriera”, ha ricordato Hawke in un passo della sua toccante lettera letta in sala rivolgendosi a Weir.

Dieci film in 36 anni di carriera, “pochi, ma tutte pietre miliari”, Alberto Barbera docet, per quel ragazzino australiano che guardava gli western il sabato pomeriggio in sala e che poi a 25 anni intraprese l’oramai straraccontato viaggio formativo in Europa che lo fece poi diventare, di ritorno in Australia, una sorta di bandiera nazionale (leggasi Picnic ad Hanging Rock che tornerà nel 2025 nelle sale italiane) assieme ai vari George Miller, Fred Schepisi, Bruce Beresford.

L’ascesa indipendente e personalissima ad Hollywood negli anni ottanta (ricordiamoci sempre il dittico con Harrison Ford, Witness e Mosquito coast), l’apice poetico con L’attimo fuggente (che la critica di sinistra nel 1989 non amò per nulla mentre generazioni di adolescenti piangevano come fontane) e l’exploit universale del Truman show (1998)

In Sala Grande hanno mostrato Master and Commander, altro grandioso monumento cinematografico d’avventura e di meraviglia, comunque bistrattato nella casella commerciale dei duemila, ma ancora solido e modernissimo esempio di autorialità a grande budget. “Per un ragazzino del Sud – l’Australia ndr – ricevere un’onorificenza del genere da un’istituzione culturale basata in una città e in un continente delle arti come Venezia e l’Italia è un grande onore”, ha chiosato il regista di Green Card. Peccato per quel red carpet post prandiale a 35 gradi di domenica pomeriggio che avrebbe steso perfino un canguro. Weir avrebbe meritato una passerella serale e tutto l’affetto del mondo. Quando non ci sarà più sarà faticosissimo inventarcene un altro così.