Ambiente & Veleni

Strage di cervi in Abruzzo, il Touring club smentisce Marsilio: “Dati sugli incidenti gonfiati, ritiri la delibera sugli abbattimenti”

Uccidere 469 cervi. È intorno alla decisione della Regione Abruzzo, guidata da Marco Marsilio, che da giorni l’opinione pubblica è spaccata su due fronti opposti. Da una parte c’è il centrodestra, insieme ai cacciatori, dall’altra le associazioni ambientaliste e animaliste e una sparuta minoranza dei partiti di centrosinistra. A far discutere, nel merito dell’operazione, è […]

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Uccidere 469 cervi. È intorno alla decisione della Regione Abruzzo, guidata da Marco Marsilio, che da giorni l’opinione pubblica è spaccata su due fronti opposti. Da una parte c’è il centrodestra, insieme ai cacciatori, dall’altra le associazioni ambientaliste e animaliste e una sparuta minoranza dei partiti di centrosinistra. A far discutere, nel merito dell’operazione, è stata la scelta di affidare gli abbattimenti nei territori di Avezzano, Sulmona, Valle Subequana, L’Aquila e Barisciano alle doppiette degli Atc competenti (Ambiti territoriali di caccia), i quali hanno fissato un tariffario per ciascun capo ucciso (tra cui i cuccioli, che valgono 50 euro). Il Wwf ha avviato una petizione per fermare la strage che in pochi giorni ha raccolte decine di migliaia di firme, mentre alcuni volti noti abruzzesi – tra cui la vincitrice del Premio Strega, Donatella Di Pietrantonio – hanno chiesto a Marsilio di ritirare la delibera.

Ciò che sorprende è che accanto a chi chiede di fermare le doppiette si è schierato pure il Touring Club (non esattamente un’associazione di intransigenti animalisti). La sezione di Pescara, dati alla mano, ha smentito la narrazione della Giunta abruzzese, secondo cui i cervi vanno abbattuti poiché responsabili di centinaia di incidenti automobilistici. Secondo Marsilio&co, infatti, hanno causato – nel periodo 2019-2023 – ben 806 incidenti, cioè più di 160 all’anno in Abruzzo. “Il dato, di fonte non dichiarata – scrive il Touring Club – sorprende per l’entità che non trova riscontro in quelli Istat rilevati a livello nazionale a partire dal 2020″. Dal confronto tra i numeri, dunque, emerge il forte dubbio che ci sia qualcosa che non torna.

“Infatti – prosegue il Touring Club – l’Istat rileva in tutta Italia, 262 incidenti nel 2020, 477 nel 2021, 493 nel 2022, 503 nel 2023 per un totale nel periodo di 1735 incidenti stradali causati da, si badi bene, non da una sola specie selvatica ma genericamente ‘animali domestici o selvatici urtati o evitati‘. D’altra parte le tabelle Istat ci dicono anche che l’incidentalità causata dagli animali domestici o selvatici rappresentano soltanto lo 0,2% di tutte le cause: ovvero il valore percentuale più basso, per di più costante nel tempo. Certo anche un solo incidente sarebbe rilevante, ma una percentuale così bassa non giustifica certo l’allarme sicurezza che è stato lanciato per motivare il massiccio abbattimento anziché impegnarsi nel prendere altre misure che possano conciliare la sicurezza della circolazione stradale con la salvaguardia del pregiato patrimonio faunistico costato ingenti somme pubbliche per essere costituito”.

C’è poi un altro dato da tenere in considerazione: “A confermare l’ingiustificato alto livello di preoccupazione soccorre l’osservatorio dell’ASAPS (Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale) che registra in Italia ‘soli’ 179 incidenti significativi (il report considera solo ed esclusivamente quelli con persone ferite o decedute) col coinvolgimento di animali. Negli incidenti del 2022 16 persone sono morte, erano state 13 nel 2021, 16 nel 2020 e 15 nel 2019. Inoltre, 227 sono rimaste ferite, erano state 261 nel 2021 e 215 nel 2020 e 221 nel 2019″.

Le operazioni di abbattimento inizieranno dal prossimo 14 di ottobre fino al 15 marzo 2025. Il Pd ha annunciato interrogazioni parlamentari.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it