Aveva giocato alla Playstation con il fratellino, il 17enne che sabato sera – quando tutti dormivano – ha preso un coltello da carne dalla cucina e ammazzato tutta la sua famiglia. Poco prima della mattanza l’adolescente aveva quindi passato quella che doveva essere una serata come le altre. E invece sono 68 le coltellate che il ragazzino ha inferto in totale. Soprattutto al fratello, poi madre e padre di cui si era festeggiato il compleanno. Ora l’adolescente, che ha parzialmente modificato la sua versione dicendo al pm che non aveva intenzione di uccidere. si trova nel carcere minorile Beccaria di Milano.

La confessione con il sacerdote – Agli inquirenti, nel secondo interrogatorio, ha detto di essere dispiaciuto e si è confessato con il cappellano don Claudio Burgio. “Appena mi ha visto la sua primissima richiesta è stata quella di confessarsi, poi abbiamo avuto un normale colloquio. Ho trovato un ragazzo molto provato, che forse ancora non si spiega neanche lui il perché di un agito così tragico”. Il ragazzo “conosceva la frase ‘Non esistono ragazzi cattivì che fa parte della nostra comunità Kayros. Ha avuto dei momenti di forte emotività e però mi è sembrato anche molto lucido e profondo”, ha aggiunto don Burgio.

“Il reato che ha commesso è gravissimo però questa è una vicenda che ci deve interrogare tutti. Probabilmente aveva dentro una sofferenza profonda che non ha saputo prima nominare e poi controllare e governare. Questo è tipico di tanti adolescenti. C’è chi la comprime con le droghe – ma non nel suo caso – chi la sfoga nei reati e chi implode in questo modo”, ha affermato il parroco del Beccaria. “Quello che noto, da prete, è che i ragazzi hanno domande molto profonde sulla sofferenza, sul dolore, sulla morte ma noi adulti balbettiamo un po’, perché pensiamo che su certi discorsi non ci si debba troppo inoltrare. Quindi tante emozioni interiori non trovano il modo di fuoriuscire. A volte – ha concluso – i discorsi degli adulti sono un po’ banali e retorici, invece con lui ho avuto l’impressione di trovarmi davanti a un ragazzo molto profondo, cosa che non mi aspettavo“.

Le parole al legale – “Non pensavo di arrivare a uccidere. Vivevo questo disagio, un’angoscia esistenziale. Non mi so spiegare cosa mi sia scattato quella sera, purtroppo è successo” ha detto al suo legale, nominato dai nonni, il giovane cui è contestata la premeditazione dalla procura per i minorenni. Davanti ai magistrati il 17enne ha descritto il triplice delitto come una sorta di atto di “emancipazione”, “mi sentivo soffocare, volevo vivere libero”. Una condizione di sofferenza che riguardava “la famiglia, la scuola, tutta la sua vita” ha riassunto il legale. Per l’avvocato non c’è stata premeditazione, ma la procura per i minorenni ritiene che l’aggravante ci sia. L’attesa perché tutti dormissero, il coltello scelto in cucina e poi l’aggressione. Nei prossimi giorni verranno effettuati gli accertamenti irripetibili su telefono e computer del ragazzino. Un aspetto cruciale sul quale dovrà rispondere nell’interrogatorio di garanzia, mentre nelle prossime ore si svolgeranno le autopsie e sarà nominato un tutore legale per il 17enne.

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