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Una villa alle Hawaii, la Ferrari e anatre alla Nanchinese. La bella vita di Linda Sun che a New York spiava per la Cina (secondo l’Fbi)

Se si trattasse di una sceneggiatura per uno spy-movie, gli ingredienti principali ci sarebbero tutti. Il nome della protagonista: Linda Sun. Particolari: spia per la Cina. Ruolo: funzionaria nella macchina amministrativa dello Stato di New York a fianco dei governatori. Stile di vita: le piace il lusso. A darle la caccia: gli agenti dell’Fbi. Tutto ciò, purtroppo per gli Stati Uniti, non è opera di fantasia ed ha conseguenze a largo raggio sui conflitti in corso. Linda Sun esiste realmente, ha lavorato come collaboratrice di fiducia dei governatori Andrew Cuomo e Katy Ochul, e ora mette in imbarazzo l’intelligence a stelle e strisce.

In un sussulto d’orgoglio, l’Fbi ha arrestato Sun accusandola di lavorare per Pechino con la complicità del marito, Chris Hu. Nel mandato di cattura di 64 pagine, Linda Sun appare anche come Wen Sun, Ling Da Sun e Linda Hu. I procuratori di Brooklyn ripercorrono la carriera di Sun: dal 2012 fino al 2023 ha lavorato nello Stato di New York; la descrivono sempre come director o superintendant: insomma, non faceva la segretaria. Il suo obiettivo – ritengono gli investigatori – era dirottare e rafforzare i rapporti commerciali a più livelli con Pechino, a danno di Taiwan, la spina nel fianco del Dragone che stona con la dottrina della “Cina unica”.

I federali indicano l’elenco dei beni donati a Sun in cambio del suo lavoro da infiltrata: una casa del valore di 3,6 milioni di dollari nella Nassau County, una residenza per le vacanze, alle Hawaii da 1,9 milioni di dollari diverse auto, tra cui una Ferrari e persino leccornie come anatre nello stile di Nanchino, preparate appositamente da uno chef di un funzionario cinese. Tra i due governatori per cui ha lavorato Linda Sun, la figura peggiore la fa Cuomo: la giovane donna è riuscita, secondo l’accusa, ad alterare un comunicato di Cuomo tagliando i riferimenti a Taiwan; bloccare telefonate tra funzionari di Taipei e omologhi americani; ha dirottato una donazione di mille ventilatori all’amministrazione Cuomo assicurandosi che il merito andasse alla Cina; è riuscita ad evitare che nei discorsi ufficiali non si menzionasse la questione della persecuzione della minoranza musulmana cinese, ha permesso ad emissari di Pechino di ascoltare riunioni governative sul web e, non a caso, è riuscita a dirottare accordi commerciali per milioni di dollari verso l’azienda del marito. Linda Sun ha per ora evitato il carcere pagando una cauzione di 1,5 milioni di dollari.

Il media Politico riporta la dichiarazione preoccupata del senatore repubblicano Ashby: “Il fatto che il Partito Comunista Cinese si sia infiltrato ai massimi livelli del governo statale è surreale, completamente inaccettabile e profondamente inquietante”. Ashny ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta formata sia da esponenti dem che del Gop. La vicenda americana ripropone un tema ben conosciuto in Europa. Alla fine di aprile, i procuratori tedeschi hanno spiccato un mandato di arresto per Jian Guo, accusato di aver passato informazioni a Pechino sulle attività dell’Unione europea. Guo risultava un collaboratore di Maximilian Krah, esponente del partito di estrema destra AfD. Guo si divideva tra Dresda e Bruxelles con l’intento, a parere degli investigatori, di spiare anche gli oppositori cinesi residenti in Europa. Il portavoce del Ministero degli Esteri, Wang Wenbin, come ha riportato la Reuters, definì la vicenda e i resoconti sullo spionaggio cinese in Europa “una montatura che mirava a screditare e reprimere la Cina”. Nello stesso periodo, tre cittadini tedeschi sono stati arrestati con l’accusa di vendere tecnologia utilizzabile a scopi militari ad agenti di Pechino.

Ancora lo scorso aprile, in Gran Bretagna due uomini – uno dei quali ha lavorato come collaboratore parlamentare per un deputato conservatore – sono stati accusati di aver passato informazioni alla Cina, violando l’Official Secrets Act britannico; l’ambasciata di Pechino a Londra ha definito le accuse “completamente inventate”. In marzo, il servizio segreto olandese (Mivd), ha scritto nel suo rapporto annuale che spie cinesi miravano all’industria aerospaziale e dei semiconduttori: “La Cina vuole essere indipendente dalla conoscenza e dalla tecnologia occidentali, vuole costruire un esercito che possa competere con qualsiasi altro. Per farlo, ha bisogno di una tecnologia avanzata che non possiede ancora pienamente. Cerca di ottenerla all’estero, utilizzando mezzi legali come la ricerca e gli investimenti, ma anche attraverso le sue agenzie di intelligence”. In Belgio, nel dicembre 2023, i servizi di sicurezza hanno lanciato l’allarme: le spie del Dragone avevano reclutato un iscritto al partito di estrema destra Vlaams Belang, favorevole all’indipendentismo fiammingo: i leader della formazione populista sono stati costretti ad espellere il soggetto coinvolto nell’inchiesta.