Ora è ufficiale: l’11 settembre sarà il giorno del giudizio per Rosanna Natoli. In cima all’ordine del giorno della seduta del Consiglio superiore della magistratura – la prima dopo la pausa estiva – è stata inserita la sospensione dalla carica dell’avvocata eletta in quota Fratelli d’Italia, vicinissima al presidente del Senato Ignazio La Russa e finita nel mezzo di uno scandalo politico-giudiziario. E l’iniziativa non è arrivata dai consiglieri progressisti, ma direttamente dal Comitato di presidenza di palazzo Bachelet, composto dal vicepresidente Fabio Pinelli (avvocato eletto in quota Lega) dalla prima presidente della Cassazione Margherita Cassano e dal procuratore generale Luigi Salvato. Il dato ha una grande rilevanza, perché il Comitato di presidenza è l’organismo di vertice del Csm che mantiene i contatti con il capo dello Stato. E poiché gli ordini del giorno vengono preventivamente vistati dal Quirinale, non è esagerato dire che l’iniziativa trovi la piena condivisione di Sergio Mattarella, presidente di diritto dell’organo di autogoverno della magistratura.

La vicenda risale a metà luglio: da componente della Sezione disciplinare di palazzo Bachelet, Natoli ha incontrato Maria Fascetto Sivillo, una giudice sotto processo proprio di fronte a quel collegio, dandole suggerimenti sulla strategia difensiva, rivelandole gli “umori” della camera di consiglio e affermando di essersi interessata al suo caso perché “amica degli amici” (l’audio). Per questo è stata iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Roma con l’ipotesi di abuso d’ufficio (reato abolito poche settimane dopo) e rivelazione di segreto, ma finora ha rifiutato di dimettersi dalla carica, nonostante il pressing arrivato direttamente dal Colle. In base alla legge sul funzionamento del Csm, però, i consiglieri “possono essere sospesi dalla carica se sottoposti a procedimento penale per delitto non colposo”: lo prevede l’articolo 37, citato nell’ordine del giorno. Per deliberare la sospensione serve il voto dei due terzi del plenum a scrutinio segreto, quorum raggiungibile in caso di voto compatto dei togati.

Nelle scorse ore, sentendosi accerchiata, Natoli è passata al contrattacco con una lettera in cui ha chiesto al Csm di revocare la nomina del procuratore di Catania, dipingendosi come vittima di un ricatto da parte dei togati progressisti di Area e Magistratura democratica (Md) per non farla partecipare al plenum del 17 luglio che doveva scegliere il capo dei pm etnei, con la minaccia di divulgare le sue conversazioni con Fascetto (allora non ancora uscite sulla stampa). Un’iniziativa che, a quanto apprende il fatto.it, ha ulteriormente turbato Mattarella, preoccupato di una delegittimazione dell’intero Consiglio. Nel voto sulla sospensione di Natoli sono attesi al varco soprattutto i togati di Magistratura indipendente, la corrente conservatrice vicina al governo, che finora non si sono sbilanciati sul caso: basterebbero un paio di defezioni a rischiare di far naufragare la mozione.

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