Un nuovo post sul suo blog per certificare lo strappo. Beppe Grillo insiste nella contrapposizione con Giuseppe Conte in vista dell’assemblea costituente dei Cinque Stelle in programma il prossimo mese. E lo fa con parole nette: “Ormai è chiaro come il sole: a ottobre vi troverete davanti a un bivio, costretti a scegliere tra due visioni opposte di cosa debba essere il Movimento 5 Stelle. La prima è di una politica che nasce dal basso, e non da politici di professione, la seconda è quella di Giuseppe Conte”, è l’inizio del post intitolato Repetita Iuvant 2.

Ripercorrendo la storia del Movimento, definito una “forza politica diversa” e “alternativa ai partiti tradizionali, ormai incrostati da decenni di politici zombie, più attenti ai propri interessi che a quelli dei cittadini che dovrebbero rappresentare”, il fondatore dei Cinque Stelle sottolinea: “Sapevamo fin dall’inizio che il pericolo di cadere nello stesso tranello incombe su ogni forza politica, perché ogni rappresentante tende inevitabilmente a mettere se stesso al centro, sacrificando l’interesse collettivo. È una storia vecchia quanto il mondo: da secoli le comunità si ingegnano per trovare regole che possano arginare questa deriva”.

Un preambolo per arrivare al dunque: “Non esistono regole perfette, ma è evidente che i conflitti d’interesse si acuiscono quando i rappresentanti si chiudono nei loro privilegi e si rifiutano di lasciare lo spazio agli altri. È un comportamento dettato dal naturale egoismo umano, radicato e difficile da sradicare. Proprio per questo, Gianroberto ed io abbiamo capito che, per creare un modello diverso dai partiti tradizionali, dovevamo stabilire alcune regole fondamentali, inviolabili”. I principi fondativi, avvisa quindi Grillo, sono “non negoziabili” perché “se vengono scardinati fanno crollare le fondamenta di una casa che mattone dopo mattone abbiamo costruito insieme a voi in tutti questi anni”.

Insomma: nessuno tocchi il simbolo, il nome e la regola del secondo mandato. Quindi sferra l’attacco all’attuale presidente dei Cinque Stelle: “Ad oggi non mi sembra si stia compiendo un’opera di rinnovamento, ma un’opera di abbattimento, per costruire qualcosa di totalmente nuovo, che nulla ha a che spartire con il Movimento”. Quindi torna sul post del 20 agosto in cui chiedeva di non scardinare i tre pilastri: “Dopo la pubblicazione del suddetto post, Giuseppe Conte pubblicava un video di lancio dell’Assemblea Costituente in cui dichiarava che sia il simbolo, che il nome, che anche le regole del M5S avrebbero potuto subire modifiche”, aggiunge.

Quindi sottolinea: “Ora, esplicito ancora di più quanto avevo inteso già fare con quel post, purtroppo ignorato dal Presidente Conte: esercitare i diritti che lo Statuto mi riconosce in qualità di Garante, ossia custode dei Valori fondamentali dell’azione politica del MoVimento 5 Stelle. E quindi, secondo quanto afferma l’art. 12, lettera a) numero 2, ribadisco che ci sono degli elementi imprescindibili del Movimento 5 Stelle che devono restare tali affinché il Movimento possa ancora dirsi tale: il nome, il simbolo e la regola dei due mandati”. Quindi la chiusura al vetriolo: “Aggiungo che è vero che ‘nessuno deve temere una comunità che discute’… ma nemmeno chi decide liste bloccate e abbracci mortali senza discuterne con la comunità”.

Grillo, quindi, sostiene in sintesi di poter mettere un veto sulla modifica di questi elementi dello Statuto. Ma i quadri del Movimento gli rispondono che la sua tesi non sta in piedi. Il potere di interpretazione autentica rivendicato dal Garante “dà luogo a una mera raccomandazione: si tratta di moral suasion ed è priva di qualunque efficacia giuridica”, dice a LaPresse il deputato Alfonso Colucci, che riveste il ruolo di Organo di controllo del Movimento, con il compito di vigilare sul rispetto dlelo Statuto. Riguardo al simbolo, premettendo che Conte “non ha mai sostenuto di volerlo cambiare”, Colucci segnala che “lo Statuto prevede un procedimento proprio per la modificazione del simbolo, di fatto riconoscendo la modificabilità negata da Grillo”. La regola dei due mandati, afferma invece, “non è contenuta nello Statuto ma nel Codice etico“, e quindi è al di fuori del “recinto” interpretativo del Garante.

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