Joe Wright a dirigere l’adattamento di M – Il figlio del secolo di Antonio Scurati?! Ma no, dai. E invece i detrattori “a prescindere” si facciano da parte: la sua regia della serie più attesa dell’anno in anteprima mondiale fuori concorso alla Mostra del Cinema è sfacciatamente immaginifica e incredibilmente cinematografica. Il cineasta inglese nonché raffinatissimo regista teatrale sembra aver (rac)colto l’essenza ardimentosa del testo scuratiano e – dopo averlo accuratamente decostruito grazie all’attenta scrittura di Stefano Bises e Davide Serino in collaborazione di Scurati stesso – l’ha ricomposto in 8 episodi tutti egualmente vertiginosi nella necessaria sintesi del poderoso primo volume della trilogia dedicata al ventennio fascista da Antonio Scurati.
Con un Luca Marinelli monumentale nel suo essere (spiacevolmente) irriconoscibile perché mimetico al Duce che spesso e volentieri intercetta televisivamente lo sguardo dello spettatore cercando di portarlo “dalla sua”, M – Il figlio del secolo by Joe Wright, che evidentemente parla “anche” al presente, si apre e chiude con Mussolini monologante rispettivamente con un prologo programmatico (i motivi portanti della fondazione dei fasci italiani di combattimento nel 1919) e un tristemente noto epilogo (il famigerato discorso parlamentare post assassinio di Giacomo Matteotti nel 1925).
Come un susseguirsi di allucinazioni caleidoscopiche ritmate sulle inquietanti percussioni elettroniche ideate da Tom Rowlands dei The Chemical Brothers, lo show offre quanto di meglio la narrativa seriale italiana – ma sarebbe meglio dire internazionale e non solo per la coproduzione con Francia e UK e per la nazionalità straniera del regista e di parte della crew – possa concepire, sulla scia di quanto era successo per il dittico The Young Pope e The New Pope di Paolo Sorrentino, che curiosamente compare qui tra i tanti produttori esecutivi assieme all’esimio collega Pablo Larraìn.
Se la maestosità produttiva di Sky Studios e Mieli per The Apartment (con Pathé, in associazione con Small Forward Productions, in collaborazione con Fremantle, Cinecittà S.p.A.) è presto spiegata in numeri (8 mesi di riprese, 400 comparse per un budget di circa €50 milioni) risulta ancor più eclatante quando la si esperisce sulla schermo: le straordinarie scenografie di Mauro Vanzati, i costumi perfetti di Massimo Cantini Parrini, il tutto sotto i chiaroscuri del direttore della fotografia Seamus McGarvey (ma in seconda unità c’è anche il genio di Paolo Carnera..) e organizzato dal montaggio di Valerio Bonelli. Grazie a tutti quanti sopra citati, e non per ultimo a un cast azzeccato (oltre a Marinelli una lode è meritata da Francesco Russo nel ruolo del fedelissimo Cesare Rossi), M – Il figlio del secolo asserve l’insegnamento di cosa debba significare oggi adattare audio-visivamente un testo letterario, dimenticando polpettoni, fiction da prime time dell’Ammiraglia, e perché no, anche il famigerato logaritmo piattaformista. Nota non a margine: chi accusasse il personaggio Mussolini attraente in quanto carico di “simpatia” e dunque la serie di tendere all’apologia evidentemente non l’ha capita. M – Il figlio del secolo sarà su Sky e Now nel 2025.