A Milano oggi accade che un rampollo della ‘ndrangheta venga ucciso, e “con evidenti ferite da arma da taglio al collo (…) ferite compatibili con il decesso, anche in ragione della copiosa perdita ematica”. Antonio Bellocco muore così, mercoledì mattina, a Cernusco sul Naviglio: chi lo ammazza è Andrea Beretta, storico capo ultras della curva dell’Inter. E però chi aggredisce per primo non risulta essere Bellocco ma lo stesso Beretta. Di più: la pistola con cui Beretta sarà ferito non era di Bellocco ma dello stesso capo ultras.

Tanto che nel fermo firmato dalla Procura si legge: “Le immagini di videosorveglianza consentono di notare il Beretta indossare un ascellare idoneo a trasportare una pistola”. Tanto che, è l’ipotesi più accreditata, “una volta salito in auto Beretta (chi è) potrebbe aver tentato immediatamente di colpire con l’arma da fuoco il Bellocco non riuscendovi a causa della reazione dello stesso, in questo caso Beretta potrebbe essersi ferito con la pistola durante la colluttazione e poi aver ferito mortalmente Bellocco con il coltello”. Sempre le stesse immagini, scrive il pm, “evidenziano come il Beretta dopo l’evento faccia rientro almeno una volta all’interno dell’auto infierendo ancora con il coltello nei confronti di Bellocco”.

Ecco allora la concreta dinamica: non è stato Bellocco (il ritratto) ad aggredire, ma è stato aggredito e ha tentato di difendersi. Del resto, per quello che risulta al Fatto Quotidiano, i giorni precedenti all’omicidio sono stati pieni di tensione. Davanti al pm, Beretta ha raccontato molto. Ha spiegato prima di tutto il movente. E lo ha individuato nella volontà di Bellocco di pretendere una maggiore percentuale sul ricavato delle vendite del negozio della curva Nord a Pioltello gestito dallo stesso Beretta, il quale si è rifiutato.

Solo quattro giorni fa, ha poi raccontato, un fedelissimo dello stesso Bellocco lo ha intercettato raccontandogli come il rampollo della ‘ndrangheta avesse già decretato la sua fine. Per questo nelle ultime ore Beretta girava armato. E lo faceva 24 ore 24 ore. Negli ultimi giorni non ha mai dormito e si è sempre spostato da un posto all’altro. Beretta così arriva alla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio, ovviamente armato. Sotto l’ascella ha una Beretta 9×21 con matricola abrasa. Quando entra in auto con Bellocco la tiene in mano. A quel punto però Bellocco se ne accorge, riesce ad afferrarla e fa fuoco. Avrebbe sparato probabilmente altre volte e però caso ha voluto che il caricatore si sia staccato impedendogli così di uccidere a sua volta Beretta.

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